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Le ragioni di Crumb (alla Biennale di Venezia)

Non è la presenza di un’opera di R. Crumb alla Biennale di Venezia che dovrebbe costituire di per sé una curiosità. Vi risparmiamo volentieri il solito discorso sullo sdoganamento del fumetto in quanto arte a tutti gli effetti. Ci sono autori di fumetti che sono giustamente trattati alla stregua di artisti contemporanei e nessuno ovviamente si scandalizza. Piuttosto, l’occasione ci dà la possibilità di chiederci che cosa intendiamo quando parliamo della capacità del fumetto di aprire gli occhi su altri (nuovi?) modelli di narrazione, e di capire che cosa è e può essere arte contemporanea oggi. 

R. Crumb_fot G. Zucchiatti copia

Il Libro della Genesi illustrato da R. Crumb è la trascrizione, parola per parola, del primo libro della Bibbia all’interno di un codice narrativo moderno. Il tentativo (per quanto lungo e verboso, a nostro avviso graficamente riuscitissimo) di utilizzare il medium fumetto per raccontare una delle storie più antiche della tradizione religiosa e culturale dell’Occidente. Solo un geniale visionario come Crumb poteva affrontare un compito di tale portata con la freddezza e la determinazione necessarie.

crumb-genesis-ch2sm“Alcune persone sono rimaste deluse dal fatto che non ho voluto fare una parodia della Genesi, che non ho voluto utilizzare il mio solito sarcasmo – ha spiegato R. Crumb – Inizialmente avevo annotato qualche idea di questo tipo, ma non mi sembrava che funzionassero. Così ho deciso di fare un lavoro di illustrazione diretta. Mi sembra che il testo originale sia già abbastanza particolare di per sé senza che ci sia bisogno di fare satira”.

Crumb fa parte di quel ristretto gruppo di artisti che, per quanto pieno di fisse e di ossessioni (non solo grafiche)  hanno la capacità di dire qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno prima aveva provato a formulare. Il loro lavoro diventa un modello inedito con il quale confrontarsi, un sasso gettato nello stagno che scombina l’ordine precedente e stabilisce un nuovo equilibrio. La Genesi illustrata fa parte delle sue opere più grandi. E se tutte le 207 tavole originali di questo suo lavoro sono appese ai muri di una sala dell’Arsenale, il merito è di Massimiliano Gioni, direttore della Biennale 2013 (il più giovane direttore di sempre).

Già collaboratore delle biennali di Lione nel 2006 e Sidney nel 2007, curatore nel 2010 della Biennale di Gwangju nel 2010(per anni diretta da un grande curatore fumettologo come Wan-kyung Sung), e amico di Maurizio Cattelan con il quale ha fondato fa la rivista Charley, Gioni ci ha raccontato e motivato spiegato il perché di questa sua scelta.

Ecco quello che ci ha detto.

 

Il titolo da lei scelto per la Biennale è Il Palazzo Enciclopedico, “il sogno di una conoscenza universale e totalizzante che attraversa la storia dell’arte e dell’umanità”. Il Libro della Genesi illustrato da Robert Crumb si inserisce perfettamente in questo contesto… 

La Genesi e’ il racconto di un mito – anzi di molti miti – fondanti, per tanto è il libro per antonomasia, il libro dell’origine e al quale far risalire – secondo alcuni – l’intera storia dell’umanità. E’ il libro che contiene ogni altro libro, che contiene tutto. Per giunta l’opera di Crumb è essa stessa “opera omnia” e “opus magnum”: questo ciclo di disegni ha impegnato Crumb per cinque anni e vi ha riversato anni e anni di esperienza da illustratore e narratore. E’ stato uno sforzo ciclopico, in cui ogni singola pagina della Genesi è inclusa e tradotta in immagini. Come dichiara Crumb orgogliosamente in copertina di questo libro a fumetti: questa è la Genesi “parola per parola”. Per giunta in una mostra sulla conoscenza, che è anche una mostra sui libri – e in effetti la prima opera che lo spettatore incontra è un altro romanzo per immagini, il Libro Rosso dello psicanalista Carl Gustav Jung – non poteva mancare il libro della Genesi e non poteva mancare un maestro dell’immaginazione come Crumb.

Nel 2002, la Whitney Biennial ospitò le opere di Chris Ware. Oggi a Venezia troviamo Crumb. La presenza di grandi autori della storia del fumetto costituisce ancora una notizia nel mondo dell’arte contemporanea?

A dire il vero, nessuno ha gridato allo scandalo o è rimasto troppo sorpreso dall’inclusione di Crumb in questa Biennale. E la mia scelta di presentare il suo lavoro e la Genesi in particolare non era particolarmente provocatoria. Crumb ormai è quasi un classico. E più che la provocazione di imporre il fumetto come forma d’arte – di cui peraltro siamo ormai tutti convinti – mi interessava l’ampiezza e la completezza di questo ciclo di disegni: mi interessava l’idea di un artista che dedica parte della sua vita a dare forma a un mondo, immergendosi completamente in quello stesso mondo.

In un contesto che vede l’arte contemporanea seguire insistentemente la direzione della performance, l’allestimento dell’opera di Crumb è al contrario pienamente tradizionale: tavole affisse al muro, poste in sequenza. Un paradosso, per un’opera che non si può certo definire “tradizionale”?

In tutta questa Bbiennale c’è un gioco di rimandi a forme espressive tradizionali. In fondo è una mostra fatta di opere per lo più di piccole dimensioni, realizzate con poco e nulla: disegni, dipinti, matite e colori. Volevo mostrare che l’arte può essere fatta con poco, che le grandi produzioni sono troppo spesso baracconi da intrattenimento. E mi piaceva questo senso di intimità e intensità che il disegno – e anche il fumetto – sa sprigionare. In fondo “Il Palazzo Enciclopedico” è una mostra sulla capacità di tradurre in immagini le proprie fantasie, e il disegno – questo semplicissimo sismografo dell’anima – riesce a registrare i nostri mondi interiori con precisione. E poi non sono tanto sicuro che l’arte contemporanea segua la direzione della performance: l’arte contemporanea segue la direzione di ridefinire se stessa all’infinito.

A quali opere e artisti, all’interno della Biennale, è possibile accostare Crumb e il suo lavoro secondo una visione complessiva e generale?

Ci sono – spero – molte corrispondenze, legami, rime visive e connessioni tra varie opere. In fondo, il progetto di un museo immaginario che dà il titolo all’intera mostra – Il Palazzo Enciclopedico – non è poi così diverso dalla Genesi di Crumb, dal tentativo di imbarcarsi in un progetto vastissimo, quasi impossibile. E ci sono in mostra molti altri esempi di opere che – come i disegni di Crumb – crescono attraverso l’accumulo e la ripetizione, come le casette di Peter Fritz o la collezione di fotografie di Linda Fregni Nagler fino ai monitor di Dieter Roth. L’illustrazione e il disegno come strumenti di autoanalisi e, al contempo, come utensili con cui costruire nuovi universi immaginari pervadono opere assai diverse come il Libro Rosso di Jung, i disegni della collezione di Bernatzik o le mitologie di Yuksel Arslan.

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