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RecensioniNovitàIl privato è politico? “Ikigami” di Motoro Mase

Il privato è politico? “Ikigami” di Motoro Mase

Motoro Mase, l’autore del manga Ikigami, deve avere un notevole potere contrattuale. O forse, più semplicemente, l’industria culturale giapponese sa quando è il caso di piegarsi come il giunco, pur di far rendere al meglio un autore. Fatto sta che Mase ha lavorato in perfetta solitudine e autonomia sul suo manga: non solo senza l’aiuto di assistenti per i disegni, cosa già abbastanza rara, ma anche senza intromissioni dell’editor, privilegio riservato a pochi. Anche la serializzazione, inizialmente su “Young Sunday” e in seguito sul prestigioso settimanale “Big Comic Spirit”, è avvenuta in modo poco consueto, proprio per permettere a Mase di fare tutto da solo: ogni episodio, dei venti che compongono la serie, è scandito in tre puntate, che venivano presentate consecutivamente sulla rivista; ma per il successivo era necessario attendere ogni volta quattro mesi.

Il risultato è una serie di grande compattezza narrativa, servita da un segno solido, realista, senza alcuna carineria o bamboleggiamento di sorta, perfetto per una vicenda fanta-politica davvero cupa, nella quale si scandagliano in profondità le emozioni collegate alla vita e soprattutto alla morte. L’autore infatti ha più volte dichiarato che l’ispirazione gli è venuta guardando in tv la diretta degli attentati alle Torri Gemelle e, in seguito, le foto di quell’orrore. Mentre le osservava, Motoro Mase si rendeva conto della mitridatizzazione causata dalla ripetizione ossessiva delle immagini: dopo un po’ non gli trasmettevano che pochissime emozioni, quasi fossero una finzione televisiva. La creazione di Ikigami è stata, in fondo, la conseguenza dell’aver compreso la pericolosità di una tale mancanza di empatia.

Ikigami è una distopia le cui regole vengono subito messe in chiaro e approfondite in ogni aspetto nel corso della serie. L’azione si svolge in un paese dell’estremo est asiatico che assomiglia molto al Giappone (ma non è il Giappone); per aumentare l’attaccamento alla vita da parte dei cittadini è stata incredibilmente promulgata la Legge per la Prosperità Nazionale (da qui in poi, P.N.): all’età di sei anni, durante le normali vaccinazioni scolastiche, a un bambino su mille viene inoculata una nanocapsula letale, che gli esploderà in testa tra i 18 e i 24 anni e ne farà un Eroe della P.N.

IMMAGINE 1 Vaccinazione collettiva
Vaccinazione collettiva

Ogni morituro viene avvisato 24 ore prima del decesso mediante un ikigami (letteralmente: “annuncio di morte”), affinché possa passare al meglio il giorno conclusivo della sua vita. Va rilevata l’assonanza con l’akagami (letteralmente: “carta rossa”) ovvero l’ordine di richiamo nell’esercito Imperiale giapponese durante la Seconda guerra mondiale, che significava una morte quasi certa. E il rapporto di interdipendenza (e allo stesso tempo di mutua esclusione, come si vedrà) che lega Legge e guerra emergerà nel corso degli episodi, fino a deflagrare nei due conclusivi.

La P.N. è perfettamente regolata, a partire dal processo a compartimenti stagni che impedisce a chiunque di sapere se mai riceverà l’ikigami, fino all’organizzazione del “dopo”: i familiari del defunto Eroe godranno di una congrua Pensione di P.N.; se però il poveretto nelle sue ultime ore commetterà dei reati approfittando della relativa impunità, la famiglia non solo perderà il diritto alla Pensione, ma sarà anzi perseguita dallo stato come oppositrice della Legge, in quanto famiglia di un Corruttore.

È interessante notare che sono previste pene severissime, fino alla morte, per chi si oppone a qualunque titolo alla Legge di P.N. (anche chi ne parla male può essere denunciato come Demoralizzatore e costretto al lavaggio del cervello), ma per il resto il paese sembra essere una democrazia, con libere elezioni. Ma una democrazia del genere non è forse l’incarnazione del Leviatano di Hobbes?

IMMAGINE 2 Quel che succede a un Demoralizzatore
Quel che succede a un Demoralizzatore

La costruzione di ogni episodio è semplice e segue uno schema seriale ricorrente: il giovane impiegato governativo Kengo Fujimoto, neo-incaricato della consegna degli Ikigami, recapita il funesto avviso alla vittima di turno, della quale viene minuziosamente descritta la reazione emotiva alla prospettiva di una morte certa, prossima e indifferibile.

Mase le riporta tutte con grande partecipazione, cercando l’empatia del lettore: può raccontare con intensità la disperata e comprensibile rabbia di chi, non avendo più nulla da perdere, vuole solo rifarsi sui teppisti che anni prima lo hanno seviziato, e poi descrivere con la stessa profondità chi accoglie l’ikigami come una liberazione o un premio addirittura. C’è anche chi nelle sue ultime ore prova a gridare al paese quel che pensa della P.N.: in un episodio tra i più coinvolgenti, un writer lascia come testamento spirituale un murale che raffigura in maniera violentemente esplicita il mortale countdown di chi come lui ha ricevuto l’ikigami. Ed è l’urlo straziato della vittima, più che il giubilo dell’Eroe.

IMMAGINE 3 Countdown
Countdown

L’uso insistito che l’autore fa del flashback e del monologo interiore, serve a esplorare nei minimi dettagli ciò che si agita dentro i disgraziati interpreti della sua commedia umana, e per questo il climax narrativo viene spesso a coincidere con grandi primi piani di volti e sguardi in preda alla tempesta emozionale. Ma Mase riesce sempre a evitare le scorciatoie e le soluzioni consolatorie, anche quando sarebbe comodo cadere in un facile patetismo. I suoi personaggi sono sempre credibili nelle loro azioni, e anche i numerosi capovolgimenti diventano naturali per quanto sono stati predisposti con attenzione.

Se la struttura dei singoli episodi è semplice, più complessa è invece la macro-storia che li lega, nella quale emergono chiaramente gli aspetti socio-politici della vicenda.

Ne è protagonista Fujimoto, everyman pieno di riserve sulla bontà del proprio incarico. È un’impasse che il giovane spera di superare approfondendo la conoscenza della Legge, così da comprenderne meglio la giustezza ideale. Del resto lo Stato non può volere che il bene dei suoi cittadini, pensa Fujimoto nella sua iniziale insipienza ideologica.

Dai libri di storia si scopre che la Legge è una clausola del trattato stipulato circa 60 anni prima, dopo la sconfitta in un imprecisato grande conflitto; con esso i vincitori della guerra (gli Alleati) sanciscono l’entrata del paese nella propria sfera di influenza geo-politica e ne garantiscono la protezione contro le possibili minacce armate dell’Unione, che da sempre cerca di conquistarne i territori. Oltre al divieto per lo pseudo-Giappone di avere un proprio esercito e il conseguente inserimento nella costituzione del ripudio della guerra, nel trattato è compresa l’entrata in vigore della Legge: solo in questo modo la popolazione potrà sperimentare l’attaccamento alla vita con la stessa intensità che si può provare in guerra. Fujimoto ha ancor più dubbi di prima.

Accade però che Nanako Kubo, la collega di cui Fujimoto è fortemente invaghito e alla quale ha espresso qualche timido dubbio sulla Legge, gli rivela di far parte di un gruppo rivoluzionario anti P.N. e lo invita a unirsi a lei. Lui vorrebbe, ma c’è di mezzo il Leviatano: in una democrazia del genere può non vigere la legge del sospetto? E infatti…

Fujimoto ritiene che Nanako sia un’agente provocatrice che vuole stanarlo come Demoralizzatore, per fare carriera; preso dal panico, la denuncia lui per primo! Il lettore, che è stato spinto a identificarsi con lui, non sa più che pesci pigliare. Merito della sottigliezza di Mase, che ha creato un personaggio vero, pieno di dubbi e contraddizioni, capace sia di slanci di generosità che di meschinerie, come gran parte di noi.

Un’altra domanda intanto sorge spontanea: una democrazia fondata sulla paura è ancora una democrazia o è solo un guscio vuoto? Solo se annoveriamo tra le democrazie anche la Germania Est raccontata nel film Le vite degli altri

Il totalitarismo strisciante del sistema si fa ancor più evidente negli ultimi episodi, con lo scoppiare della guerra. I vecchi nemici dell’Unione bombardano alcune isolette dello pseudo-Giappone, ma gli Alleati non tengono fede al trattato: non hanno truppe a sufficienza, spiegano. Il governo indice allora una coscrizione volontaria, violando la costituzione. La popolazione sembra avere un rigurgito di coscienza sociale e scende nelle strade a protestare. Ma come, urla la folla, il trattato che fine ha fatto? O la Legge o l’arruolamento!

Mase sposta quindi abilmente il tiro su Fujimoto, caduto in una trappola tesagli dalla polizia politica proprio mentre inizia la rivolta popolare. Arrestato e sottoposto al lavaggio del cervello, Kengo viene rilasciato alcuni mesi dopo, oramai rieducato, e trova un paese diverso: in assetto di guerra, con la contraerea nelle piazze e l’esercito nelle strade, senza più alcuna traccia di tensione sociale o di manifestazioni di protesta.

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Abbasso la guerra
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Assetto di guerra

Cosa è successo? La spiegazione sta in un flashback, semplice e terribile: mentre infuria la protesta, il governo annuncia che è previsto un premio per chiunque si arruoli: il vaccino anti-nanocapsula, per sé o per un familiare! I dimostranti cessano le ostilità e si ritirano in silenzio.

Ognuno, in cuor suo, già pensa che sia preferibile rischiare la vita in guerra, e giocarsela con le proprie forze, piuttosto che sottostare alla casualità incontestabilmente omicida della Legge. La sollevazione comune si disperde in mille questioni personali, la lotta politica lascia il posto all’individualismo pre-politico, la rivendicazione collettiva diventa una contrattazione privata.

Ecco la vera, subdola ratio di una Legge altrimenti incomprensibile: farsi perno di un sistema sociale che spinge i cittadini a smarrire la coscienza civica, a confrontarsi singolarmente con lo Stato anziché essere lo Stato, e a ritenere preferibile la guerra alla pace (ovvero alla Legge). Si tratta ovviamente di una falsa alternativa: la pace non c’entra nulla con la Legge, che è pura propaganda di guerra. Legge e guerra sono alla fine la stessa opzione.

Ma dopo 60 anni di lavaggio collettivo del cervello come possono esistere ancora dei cittadini in grado di comprendere che si tratta di un’aporia irricevibile? Resta solo la subalternità culturale del lunpenproletariat, del suddito inconsapevole di essere agito dal potere.

Nel finale, ovviamente, Fujimoto si ridesta dal lavaggio del cervello (un minimo di catarsi narrativa ci vuole).

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Fujimoto si ribella al lavaggio del cervello

Ma un uomo solo e disorganizzato non può fare nulla contro il Leviatano, e non gli resta che riparare all’estero, in un paese che tiene in grande conto la vita dei suoi cittadini: il Giappone, quella sì che è una vera democrazia!

Ma la fuga è una sconfitta o è l’unica possibilità di vittoria rimasta? La questione posta da Motoro Mase suona ancor più inquietante oggi, nel momento in cui sempre più italiani cercano all’estero ciò che non possono trovare in patria. Con una classe dirigente di mediocri cooptati, un ceto politico che sembra avere come unico ideale la propria conservazione, e una legge elettorale addirittura incostituzionale (il colmo!), al termine di Ikigami ci può sembrare di risentire le parole di Winston Churchill: “la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre sperimentate finora”. Ma il suono è quanto mai sinistro.

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