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Davide Toffolo: Venti anni da allegro ragazzo morto tra fumetti e musica. Intervista

Il 2014 non solo vede in uscita il nuovo lavoro a fumetti di Davide Toffolo, Graphic novel is dead, ma celebra anche i venti anni dei Tre allegri ragazzi morti (1994-2014), il gruppo art-rock ormai un classico nel panorama della musica indipendente italiana, che รจ nato proprio dall’immaginario a fumetti del suo frontman. Le iniziative che festeggiano questo anniversario tra musica e fumetti, guardando solo ai primi mesi del 2014, sono numerose: il 15 gennaio รจ uscito Graphic novel is dead, ed. Rizzoli Lizard, (di cui vi abbiamo mostrato un’anteprima su Fumettologica) dal 16 al 20 gennaio รจ andato in scena scena a Milano โ€œCinque allegri ragazzi morti IL MUSICAL LO FIโ€, ย – basato sull’omonima saga, conย l’adattamento e la regia di Eleonora Pippo – ora in arrivo a Roma in una data straordinaria il 30 gennaio 2014 alle Carrozzerie n.o.t. di Testaccio,ย poi รจ in programma – oltre alle consuete presentazioni in libreria –ย un vero e proprio tour di spettacoli speciali per la presentazione del graphic novel a partire dal 31 gennaio al Bloom di Mezzago (MB), e ovviamente un nuovo tour dei TARM, mentre durante tutto l’anno vari artisti del fumetto e dell’illustrazione creeranno i loro omaggi a questo ventennale, fra i primi l’artista surrealista Natascia Raffio e Sergio Ponchione.

Ho incontrato l’autore per chiacchierare su questi โ€œprimiโ€ vent’anni da fumettista-musicistaย esplorando la sua arte multidisciplinare.

Davide Toffolo

Iniziamo da oggi. Perchรฉ โ€œGraphic novel is deadโ€?

Sono stato uno dei primi autori in Italia a fare โ€œgraphic novelโ€. Giร  Piera (Piera degli Spiriti, ndr) era stata immaginata come libro e sul retro portava la scritta “romanzo a fumetti”. Infatti รจ stato il primo libro pilota per certo tipo di editoria per la libreria specializzata, che ha dato la possibilitร  a tanti editori piccoli – ย e soprattutto agli autori indipendenti – di mettersi alla prova. Per fare Carnera. La montagna che cammina o Intervista a Pasolini ho dovuto addirittura immaginare di lavorare con editori che non facevano fumetti. Anche se in quel periodo giร  lavoravo con tutti praticamente in questo ambiente non c’era spazio per la graphic novel.

Oggi la graphic novel esiste davvero. E il mio รจ un grido per dimostrare la sua esistenza ma anche il fatto che non รจ diversa da un Fumetto.ย E poi รจ un urlo Rock e io sono un punk-rocker.

Davide Toffolo

Ma tu come ci eri arrivato a vederla la direzione del romanzo a fumetti?

Ah, รจ stato bello. Io ho avuto la fortuna di vivere, nella metร  degli anni 80, in una cittร  che si chiama Bologna, che รจ anche un laboratorio sul linguaggio del fumetto. Prima nella “Scuola di Fumetto Zio Feininger” (quella che ha visto alternarsi nell’insegnamento insieme a Igort e Brolli i ย โ€œvalvoliniciโ€ Mattotti, Jori e Carpinteri oltre ovviamente ad Andrea Pazienza e poi grandi maestri come Mugnoz, Sampajo, Scozzari, Magnus ndr). Poi intorno a questo grande autore che si chiama Igort, che รจ diventato anche l’editore della Coconino Press, con la quale รจ nata lโ€™ idea di una via italiana alla graphic novel.

Negli anni bolognesi si discuteva su dove stesse andando il linguaggio dei fumetti, cosa poteva essere, che cosa potevamo fare noi autori per trovare una dimensione nuova rispetto ad un mercato che era in cambiamento totale, nel senso che gli autori avevano da sempre lavorato con le riviste, ma le riviste non c’erano piรน da un bel po’. Nuovi elementi entravano in gioco come l’ondata del fumetto giapponese (che dava ad esempio la possibilitร  di una foliatura completamente diversa). Igort, stava in giro per il mondo , aveva anche una visione piรน completa di quello che stava succedendo e da lui ho capito molte cose. Credo di essere stato uno dei primi in Italia ad accogliere questa โ€œvisioneโ€ della via italiana alla graphic novel.

Perchรฉ tu comunque vieni dalle riviste, no?

Ho progettato due riviste. Una era Dinamite e una Mondo Naif insieme ai Kappa. Dentro c’erano giร  gli elementi della mia scrittura – quasi tutti โ€“ a partire dall’idea di lavorare sull’ambientazione italiana, sull’adolescenza e sulla diversitร , insomma tutte le cose che sono state la base della mia scrittura negli anni Novanta. Quelli del mio giro di Bologna cercavano una forma per essere autori in una contemporaneitร . Perchรฉ se gli autori di dieci anni prima costruivano le loro cose nelle riviste noi non potevamo piรน farlo in piรน. Eravamo โ€œmeticciโ€, nel senso che eravamo i primi ad essere contaminati dal fumetto giapponese innamorati degli americani e anche coscienti di essere eredi di una scuola italiana parlo di Pazienza, Scozzari, Liberatore e Tamburini, Mattioli, Mattotti, i Valvolinici. Ecco tutto questo รจ confluito nel fare graphic novel. Come ti dicevo le mie prime due graphic novel, Carnera e Pasolini, sono state pubblicate da un’editore che non faceva neanche fumetti. Poi quando con Igort รจ nata la Coconino Press, ho trasferito nella sua casa editrice tutti i miei titoli.

Parlando appunto di questi anni…se ti chiedessi di mettere un punto dove sei arrivato e immaginare dove vuoi arrivare?

Diciamo che non mi piace rifare cose che ho giร  fatto, non mi interessa neanche ricalcare situazioni che magari sono state piรน o meno interessanti. Per esempio quando il modo di fare fumetti che era mio รจ diventato di un editore – ย parlo in particolare dei Kappa – ho capito che il rapporto con gli editori รจ un rapporto difficile, perchรฉ loro sono molto piรน concentrati su una linea editoriale che sullo sviluppo di un autore. Mentre io sono un inquieto, mi serve uno stimolo emotivo molto alto per fare un libro, una voglia detta in parole povere, una motivazione forte. Arrivare a “Graphic novel is dead”, questo urlo un po’ punk, per me vuol dire anche che la graphic novel รจ finalmente una cosa che esiste, รจ consolidata. E allora si puรฒ anche immaginare la graphic novel per quello che ho sempre immaginato fosse. Un luogo di libertร , dove un autore si puรฒ mettere alla prova con un oggetto narrativo, in modo anche spregiudicato, non soltanto omologato. Perchรฉ la graphic novel che in questo momento molti deplorano รจ stato comunque uno spazio interessante, perchรฉ ha dato la possibilitร  di misurarsi con degli investimenti piรน bassi che equivalgono sempre ad una certa libertร . Con una varietร  di produzione, poi, in cui tra l’altro sono anche emersi dei casi editoriali.

Il graphic novel e il formato libro. Ci puรฒ essere un ritorno alla forma breve?

In questo mio ultimo lavoro ho provato a parlare usando la tavola come unitร  narrativa. Il fumetto vive di forme, di oggetti. Con la graphic novel รจ la prima volta nella storia del fumetto mondiale che esiste una forma diciamo globalizzata per il fumetto. La prima volta. Ed รจ proprio la forma fisica cioรจ la dimensione, 17×24, la quantitร  di pagine, il fatto che sta in libreria, venduto come un libro.ย Se penso al fumetto, penso ai comic book americani (24 pgine a colori), penso al fumetto d’avventura italiano (96-100 pagine, bianco nero), penso al cartonato francese (48-64 pagine a colori), penso ai sudamericani (che da noi sono arrivati in giornalini antologici), penso ai manga giapponesi, e invece la graphic novel, una forma condivisa e globalizzata, puoi produrla a Pordenone come a Istanbul o New York o Berlino.

Io ho un’idea precisa di fumetto. Per me il fumetto รจ un oggetto d’arte multiplo. Qui nel mio studio hai visto le tavole – che sono belle quello che vuoi – perรฒ non sono fumetto. Il fumetto รจ l’oggetto fisico che tu hai, che tu compri, e conservi a casa la graphic novel รจ una forma del fumetto, e questo la assolve anche dal contenuto.

Mi assolve anche dal contenuto del mio “Graphic novel is dead”! Ah ah ah.

Davide Toffolo

Hai iniziato a fare fumetti e musica nello stesso periodo si puรฒ dire, da giovanissimo. Come รจ successo che hai portato avanti parallelamente i due progetti? Che bisogni soddisfacevano le due attivitร ?

Sia la musica che il fumetto soddisfacevano dei bisogni identitari. In questo posto qui (Pordenone) e in quell’Italia lรฌ (alla fine degli anni โ€˜70) โ€“ momento che rappresento in “Graphic novel is dead” in una tavola in cui ci sono io bambino a pescare, ed รจ il giorno in cui si diffonde la notizia della morte di Aldo Moro – per me sono stati dei giorni di cambiamento. Un po’ c’era questa sensazione cosรฌ di dramma enorme, nazionale, e dall’altra parte c’era un’ipotesi di trasformazione mia, personale. Li chiamavano โ€œanni di piomboโ€ e questa sensazione di piombo era reale. Secondo me pioveva anche di piรน di quello che piove adesso e faceva un po’ piรน freddo di quello che fa adesso, e la gente era piรน cupa… per me il punk รจ stato questo: provare a immaginare il mondo intorno diverso. Ma proprio nell’immaginazione. Diverso da quello che c’era. Quello che c’era intorno era qualcosa che… non mi assomigliava. Era opprimente, grigio, brutto, noioso, doloroso, pauroso. E la musica รจ stata la possibilitร  di vedere delle persone che lavoravano su un immaginario in modo collettivo, perciรฒ in gruppi. Qui a Pordenone ho incontrato una cosa che si chiamava โ€œGreat complottoโ€. Eravamo punk. Che poi noi avevamo 14/15 anni, non ne avevamo 26, non era il 78 a Londra, non so… Ma la musica che ci piaceva era diversa da quella che si sentiva in giro. Ci vestivamo in modo diverso e questa esperienza ci ha formati.

Tu hai deciso di dividere le due esperienze fumetto e musica o รจ venuto poi naturale? Di solito in questi gruppi chi disegna รจ quello che fa le locandine, le copertine dei dischi….

Questa cosa la facevo anch’io in parte da ragazzino, almeno agli inizi. Ma in che senso dici divisa?

Perchรฉ nei libri di Toffolo fumettista, in Carnera o Pasolini non vedo il Toffolo cantante e musicista. E invece trovo il fumettista Toffolo nella sua musica.

E infatti tutto l’immaginario dei ragazzi morti รจ nato sul fumetto. Diciamo che fino a questo libro qua non ho mai unito le mie due esperienze personali in un libro. Penso che il libro ha una sua sacralitร … il racconto ha una sua sacralitร  non serve che ci sia dentro una dimensione โ€œanaleโ€. Ho sempre immaginato un libro come una cosa importante, dove si scrivono delle cose, si fanno delle ricerche… si immaginano delle cose importanti… e questa autobiografia che ho fatto in forma di commedia, penso sia altrettanto profondo. Un libro io sono un personaggio pubblico, un cantante, che quando esce dal palco arriva in casa e trasforma la sua dimensione pubblica in dimensione privata. Nella dimensione pubblica รจ una supereroe, nella dimensione privata รจ disegnatore di fumettii. Non รจ un libro che racconta la grande avventura del rock italiano, รจ un libro interrogativo sulla vita di una persona come me che effettivamente in questi anni qua ha fatto una vita particolare. Ma anche la tua vita come personaggio.

Perchรฉ alla fine ti sei rappresentato a fumetti nel momento in cui ti sei trovato questo costume da yeti, mentre la maschera in realtร  ti serviva a non diventare personaggio. Alla fine si puรฒ dire che il costume รจ stato uno degli indizi che ti ha portato al compimento del tuo progetto. Ma l’hai trovato per caso o avevi tutto in mente?

Beh si รจ stato un caso, avevo in testa un costume di questo tipo e poi un giorno per sbaglio ero a Livorno e ho trovato questo – che รจ un costume militare – in un mercatino, e decontestualizzato poteva funzionare, era quello che cercavo. Sarร  difficile liberarsi di questo costume. Farรฒ come Bowie, lo ucciderรฒ.

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