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FocusRat-Man numero 100: l'omaggio degli autori

Rat-Man numero 100: l’omaggio degli autori

“E insomma un mese fa sono venuti da me e mi hanno fatto uscire dalla stanza dove ho fatto Rat-Man tutti questi anni, come in “OLDBOY”, dicendo che dovevamo festeggiare, che era un’occasione da non lasciare passare così, che sarebbe stato bellissimo e tante altre cose, mentre io sorridevo, coprendomi gli occhi per via della luce del sole, dicendo solo “Ah, sì!”, “Ah, sì!”, “Eh, perbacco!” Ma in realtà senza avere la minima idea di quello che stava succedendo. Il numero 100 di Rat-Man sarà quindi un numero particolare. Un numero in cui è bello prendere fiato, prima della salita finale”.

rat-man 100

Così scriveva, qualche settimana, fa Leo Ortolani sul suo blog, in attesa della data di oggi, giorno in cui la serie Rat-Man taglia il fatidico traguardo delle 100 uscite in edicola. Un momento importante per il fumetto italiano, festeggiato da Panini Comics pochi giorni fa a Parma con una grande festa.

Per celebrare l’occasione, Fumettologica ha chiesto ad alcuni autori di fumetto di raccontare la propria esperienza in quanto lettori di Rat-Man. 

Alfredo Castelli

Non ricordo quando ho letto per la prima volta Ratman (mi pare di rammentare un viaggio da Gerusalemme a Damasco in cui sono stato investito da una grande luce), né sono in grado di rispondere con precisione alle altre domande. Posso però dire che Leo Ortolani è uno dei pochi autori di fumetti per cui provo davvero invidia. Lui è riuscito a realizzare tantissime cose che io avrei voluto fare ma che non ho fatto, per pigrizia o per incapacità. E’ riuscito a comunicare in modo umoristico il suo amore per il fumetto, il cinema, la narrativa e la cultura popolare, e la sua cultura davvero approfondita per questi generi e mezzi narrativi. Con mia spaventosa invidia ha realizzato due albi in 3D, e una meravigliosa parodia della Settimana Enigmistica che ogni tanto riguardo e che ha il potere di farmi ridere. Ricordo che avevamo iniziato a fare qualcosa del genere nel lontano 1969 per il famigerato Tilt, ma c’eravamo limitati a qualche definizione perché la rivista aveva chiuso. Adesso che ci penso, su Tilt doveva uscire anche una parodia di Batman chiamata Ratman. E mi viene in mente che per Eureka ho realizzato alcune pagine in 3D. E ho messo insieme una mostra di copertine di Martin Mystère che imitavano vari tipi di grafica. E sono sicuro che se mi prendessi la briga di scorrere tutto Rat-Man, oltre a intere vignette ricopiate, ritroverei anche qualche battuta dell’Omino Bufo. E i cartoni animati di Rat-Man sono usciti dopo quelli di Martin Mystère. Ora è tutto chiaro. Altro che invidia. Ci vediamo in tribunale!

Massimo Bonfatti

Ho iniziato a leggere Rat Man sulla fanzine Made in USA e da subito ho capito che sarebbe diventato un personaggio famoso. Non so in base a cosa ne fossi convinto. Forse perchè essendo stato ragazzo di bottega di Silver, di Bonvi e di Clod ho impartato a riconoscere a fiuto il talento. Conoscendolo poi di persona, ancor prima che iniziasse le autoproduzioni, ne fui ancora più convinto. Perchè è la personalità quella che aiuta il talento a farsi strada. Credo che Rat Man non sia mai cambiato; è rimasto l’intuizione originaria degli inizi (guai a perderla), con radici profonde e un grande amore per fumetto popolare e non solo. Però è migliorato molto, nella tecnica di disegno, nella capacità narrativa e in tutti quegli aspetti collaterali che nel fumetto sono molto importanti. La cosa più evidente è la piacevolezza della lettura, la sensibilità dell’autore che comunica con quella del lettore, senza perdere il gusto del gioco e senza prendersi troppo sul serio. Nel personaggio in quanto tale ho spiegato cosa ci trovo di geniale nella mia storia “Contratto col Ratto” (Rat-Man n°48). Cosa rappresenta nel fumetto italiano? Semplicemente il fatto che se un fumetto è fatto bene interessa e appassiona moltissima gente. Come ha dimostrato la folla di migliaia di persone al Rat-Con di Parma l’11 gennaio scorso. L’ascesa di popolarità è irrefrenabile e sta per varcare la soglia oltre la quale i media più importanti se ne occuperanno (probabilmente senza capirlo). E’ stato un processo lento ma salutare e spero che Leo non si faccia troppo condizionare dalla fama. La sua forza è di aver mantenuto lo spontaneo entusiasmo dei primi tempi e sembra intenzionato a conservarlo. La comicità è un mistero imperscrutabile. Sicuramente contano anche la cultura dell’autore, la caparbietà, la fiducia in se stessi, ma anche l’umiltà, la curiosità e il gusto della sfida. Conta anche un certo spirito ribelle, imbrigliato ma non domato. E un po’ di fortuna non guasta, come sempre e in tutte le cose. Poi è fondamentale il connubio con una realtà editoriale seria che permetta al fumetto di arrivare alla gente. L’autore non può fare tutto. Dopo le prime autoproduzioni Rat man ha potuto contare prima sulla Ned’50 di Toninelli e poi sulla Paninicomics per presentarsi regolarmente nelle edicole e costruire un feeling coi lettori. Giustamente si dà risalto ad autori e personaggi, ma senza gli editori giusti il fumetto non cresce. Gli editori italiani hanno molti cadaveri di carta negli armadi. Fra le storie di Rat-Man che mi avevano sconvolto di più c’era quella del vecchio pescatore di idee nel mare dei fumetti. Lo dissi anche a Leo. Secondo me era riuscito a toccare qualcosa di molto importante. Ma sono importanti tutte le felici intuizioni che fioccano ancora in continuazione nelle storie; le gag, i personaggi, gli intrecci. Perfino certe soluzioni grafiche e di regia possono diventare memorabili. Per fare un esempio; le sequenze di vignette che si rimpiccioliscono alla fine di certe storie sono paragonabili allo spot circolare inventato da Chaplin per concludere le sue comiche. Arte sequenziale, semplicemente

Silvia Ziche

Ho visto il Rat-Man negli anni novanta. Mi ha sempre divertito, anche se confesso di non averlo seguito con costanza. Mi piace l’umorismo scorretto e spiazzante di Leo Ortolani. Spesso mi ritrovo a pensare: questa avrei voluto scriverla io! A volte anche: questa avrei voluto avere il coraggio di scriverla io! Di recente mi è piaciuto tantissimo Ratolik, la parodia di Diabolik. Un delirio! Inseguimenti in barca su un prato, perché “non la usiamo mai!”. Tempo fa avevo riso parecchio con 299+1, la parodia di 300. Tavole bellissime, tra l’altro. Ovviamente mi auguro che, una volta toltosi dalla testa definitivamente l’insano proposito di finirla con il numero 100, Leo si tolga anche l’eventuale insano proposito dì finirla con il 200, il 300, il 400, il 500… Insomma, auguro a Leo e a tutti noi di ritrovarci il Rat-Man tra i piedi ancora per qualche migliaio di anni. Come minimo.

Vanna Vinci

Credo che Ortolani sia un grande umorista, e come tutti i grandi umoristi, sia poco valorizzato come artista perché in generale impera l’idea che una cosa popolare che fa ridere è poco seria. Beh… Io credo che sia esattamente il contrario, ovvero che far ridere e far ridere a molti sia un’Arte molto alta e misconosciuta, che ridere sia molto più difficile che far piangere e che spesso gli umoristi hanno un’idea più profonda e lucida della società e degli esseri umani degli autori “seri”. Per questo penso sinceramente che Ortolani sia uno degli autori più importanti che ci sono in Italia oggi, e che questi 100 numeri sono una sorta di miracolo di cui lui è l’artefice. Anche perché mantenere vivo un personaggio umoristico, cioè far ridere la gente e evitare che il lettore o l’artista stesso perdano lo smalto e, in pratica comincino ad annoiarsi, è un lavoro davvero duro e difficile. Io non so dire se Rat-man possa essere considerato un capolavoro, perché non credo si possano riconoscere i capolavori quando sono così vicini, bisogna far passare gli anni. Ma credo che, come Alan Ford, rimarrà nell’immaginario e si infiltrerà nell’organismo di diverse generazioni, e questo è molto più importante di qualsiasi definizione. In poche parole, credo, che Rat-man sia un vero eroe del fumetto italiano e Ortolani un super eroe del nostro mondo (per parafrasare Lermontov). Quindi: altri 100 numeri!  Ecco quello che penso!

Davide La Rosa

Rat-Man me lo fece conoscere un amico. Corsi subito in fumetteria e comprai tutto quello che c’era di Leo. Nel tempo, a mio avviso, è cambiato molto nell’umorismo… più passa il tempo e più diventa maturo. Per quanto riguarda il panorama “Fumetto italiano” credo che Rat-man abbia creato un nuovo modo di fare fumetto umoristico (rispetto a come si faceva prima di lui). Cosa amo dei suoi personaggi? Diciamo che sono stati i primi a farmi ridere sguaiatamente in treno (non curandomi degli altri presenti in carrozza che mi guardavano male). Adoro le sue parodie (e le sue recensioni dei film)… le trovo folgoranti… Leo ha una fantastica visione laterale… e più hai visione laterale e più le parodie ti vengono bene. Ci sono molte scene delle opere di Leo che meriterebbero di essere citate. Ma ce ne è una che adoro. Non ricordo il volume… mi pare fosse “Star Rats”… ecco c’è una scena in cui Giuda vuole fare un trucco di magia. Prende l’orologio di Aldo, lo mette sotto a un fazzoletto e inizia, con un pesante martello, a colpire con becera violenza l’orologio sotto il fazzoletto… l’orologio è in frantumi… Giuda, con il fazzoletto in mano, e con aria giuliva guarda Aldo e dice: “Il fazzulitto è intatto”. Rido OGNI VOLTA che ci penso.

Roberto Gagnor

Ortolani è capace di utilizzare tutte le “armi” umoristiche possibili, in un continuo gioco di sveltezza: credi sia solo una gag di parola? No, è qualcosa di più. Credi sia solo una battutaccia? No, è qualcosa di più. Ed è sempre qualcosa di più. Per essere demenziali bisogna essere tremendamente intelligenti, per essere grevi bisogna essere paurosamente eleganti.

Roberto Recchioni

La prima volta che ho letto Rat-Man ero a Lucca. Leo Ortolani aveva uno stand accanto a quello che io condividevo con altri amici e colleghi. All’inizio mi è parsa una delle solite parodie che in quel periodo vendevano tantissimo alle fiere. Poi l’ho letto e ho capito che era qualcosa di molto diverso. E di più. Ho seguito Rat-Man da quel suo primo numero autoprodotto a oggi, e quel “di più” non ha fatto altro che continuare a crescere. Nel tempo, è diventato più “complicato”. Fa sempre ridere, e tanto, ma i suoi livelli di lettura si sono moltiplicati, offrendo riflessioni estremamente profonde e articolate sulla vita, il senso del narrare, la religione, l’amore e quanto altro. La cosa che preferisco del Ratto è Cinzia. Un personaggio apparentemente caricaturale, quasi una macchietta grottesca e volgare. Che, invece, nelle mani di Leo, diventa l’anima e il cuore dell’intera serie, il suo lato più umano, profondo e reale. Quanto a quello che rappresenta, è facile: il perfetto connubio tra una visione popolare del fumetto e una autoriale. È uno dei migliori fumetti al mondo. Le qualità della comicità di Ortolani che ritengo più importanti o efficaci? Il senso del tempo. Nessuno come lui è capace di gestire il tempo comico di una battuta.

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