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Newsgraphic novel / novel graphic, la tesi di laurea di Giacomo Gambineri

graphic novel / novel graphic, la tesi di laurea di Giacomo Gambineri

Giacomo Gambineri è nato a Genova e si è laureato in Design della comunicazione al Politecnico di Milano. Attualmente lavora come freelance nel campo della grafica e dell’illustrazione, collaborando a prestigiose riviste e quotidiani internazionali, fra cui il New York Times, Wired e IL – mensile del Sole 24 Ore.

La sua grande passione rimane, però, il fumetto, che pratica talvolta sulle pagine di Wired (come in questa), e al quale ha dedicato anche la propria tesi di laurea (nel 2010) dal titolo graphic novel / novel graphic. Una tesi che ci ha doppiamente sorpreso, per la grande cura formale nella grafica e nelle scelte cartotecniche; ma anche per i contenuti, grazie a una originale rielaborazione della nota “cassetta degli attrezzi” elaborata da Scott McCloud.

Lo abbiamo quindi voluto incontrare, per parlare della tesi e dei progetti in corso. Qui una gallery dei suoi lavori.

La tesi di Giacomo Gambineri
La tesi di Giacomo Gambineri

Una tesi sul fumetto, per uno studente di grafica e design, non può che essere anche un progetto visivo. Un obbligo, o una tua scelta?

Più che altro una necessità: a Design della Comunicazione non esiste uno standard per la forma della tesi, la realizzazione stessa del libro è materia d’esame. Per questo è molto difficile trovarsi di fronte a tesi che non presentino almeno un’invenzione grafica, siano esse progettuali o teoriche. In un’altra università probabilmente una tesi di semiotica avrebbe richiesto un confezionamento sobrio, ma nessuno in commissione si è indignato o stupito ritrovandosi per le mani un libro orizzontale con un dinosauro disegnato in copertina…Una vera scelta personale a riguardo è stata l’auto-imposizione a disegnare, temendo potesse essere l’ultima occasione per farlo prima di diventare fatalmente adulto.

Va detto che in una tesi di design editoriale è difficile trovare materiale originale, poiché l’estro grafico accademico è compositivo, non necessariamente creativo. Nella grafica si venera il dio pagano del Lorem Ipsum, per cui disegnare una vignetta in fondo non ha più valore che impaginare una vignetta già esistente. Trovo che aver creato materiale originale sia stato molto più efficace, oltre che molto più divertente. D’altronde all’esame per diventare cuoco non basta presentare una ricetta scritta o la foto di un piatto, bisogna dimostrare di saper cucinare. Almeno, immagino funzioni più o meno così.

Due pagine della tesi di Gambineri
Due pagine della tesi di Gambineri

Nel tuo lavoro, hai svolto alcuni esercizi (applicando soprattutto le teorie di McCloud) ed hai anche provato a proporre una tua “cassetta degli attrezzi” su alcuni aspetti di progettazione fumettistica: quali?

Dato che il presupposto della tesi è che il fumetto sia un linguaggio nato per reazione alle costrizioni grafiche a cui è stato sottoposto, la mia cassetta degli attrezzi si propone di rivisitare i possibili nodi della forma-contenitore ripresentandoli non come problemi, ma in quanto opportunità da poter sfruttare a fini narrativi. Fondamentalmente è una cassetta piena di strumenti di evasione. Nello specifico ho cercato di gerarchizzare le possibilità narrative a partire da quattro elementi fondanti della progettazione grafica: gabbia, tipografia, formato e timone. Da questi pilastri si diramano scelte sempre più particolari, fino a ricongiungiungersi con gli strumenti definiti nei lavori di Scott McCloud, di cui il mio studio è sicuramente figlio…Ma l’approccio da graphic designer lo ha reso un figlio adolescente, prigioniero di una ribelle devozione. Suggerendo la possibilità di vignettizzare ogni elemento grafico caricandolo di capacità narrative, ho di fatto tentato di invertire la polarità canonica della teoria del fumetto..

Ed ecco svelato il mistero dietro all’ermetico chiasmo nel titolo della tesi: graphic novel / novel graphic.

McCloud ad esempio, spiega il meccanismo di significazione partendo dall’atomo della vignetta, introducendo la molecola della sequenza e così via. Il quadro semantico viene definito sempre muovendosi dal particolare al generale. Il mio approccio è stato inverso, seppur non opposto: La vignetta resta l’atomo di questo linguaggio, ma non è necessariamente il seme da cui l’albero del fumetto prende vita…In un contesto in cui ogni elemento grafico può essere vignettizzato, la vignetta somiglia più ad una singola foglia.

In quest’ottica la graphic novel in quanto fumetto consapevole, Eisnerianamente “disinibito da spazio e formato” non è l’insieme delle foglie, ma l’albero stesso. Si tratta dell’intera macchina retorica, e non di una particolare attitudine al linguaggio o (per carità) di un genere letterario. D’altronde lo stesso termine fumetto oramai non è più strettamente sinonimo di balloon, ma di albo a fumetti. Nel bene e nel male “Il medium è il messaggio”.

Cosa stai facendo, oggi? Questo lavoro di tesi ti è servito per il tuo lavoro e per i tuoi progetti?

Ho trovato asilo politico nel mondo delle illustrazioni per riviste e quotidiani…un ambito in cui il livello di sperimentazione è abbastanza alto da permettermi di portare avanti i miei voli pindarici. A volte nel patinato mondo dei magazine mi sento un infiltrato, circondato dalle canoniche illustrazioni evocative e dal loro retrogusto di occasione sprecata. La mia aspirazione è sempre stata narrativa, e se mi viene concesso un tematica e un angolo di pagina sento il dovere di costruirci una storia. Per farlo attingo con costanza alla mia cassetta degli attrezzi, che ogni giorno riscopro essere la mappa parziale di un territorio in continua esplorazione…E per continuare ad esplorare mi diverto a camminare sui confini, come quello molto sottile tra fumetto e infografica.

Talvolta però temo che questo funambolismo, a causa dei ritmi costipati delle redazioni (e del mio scarso equilibrio), non possa soddisfare la mia sete. Forse ho semplicemente ciondolato sul confine abbastanza da voler cedere alla innata curiosità di fare quattro passi dall’altra parte. Sono grato di ogni soddisfazione che sto ottenendo nei periodici, ma confesso di voler provare a sviluppare un progetto indipendente, personale. Mi piacerebbe poter finalmente liberare alcune idee che bivaccano nella mia testa da tempo, spero di trovare qualcuno abbastanza audace da permettermi di farlo. Un mecenate, un complice…o forse quell’audace qualcuno dovrei essere in primo luogo io stesso.

D’altronde sarebbe bello poter dire d’essere nati nell’angolo di un foglio di un giornale e aver avuto il coraggio di inseguire se stessi altrove. Proprio come ha fatto il Fumetto.

Un fumetto di Gambineri per il New York Times
Un fumetto di Gambineri per il New York Times

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