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Il fumetto che non c’è

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Siamo onorati. Lo conosco da prima ancora che diventasse presidente. A differenza della maggior parte dei politici, è sempre stato un affezionato frequentatore di cinema e teatri. Del resto, credo che in gioventù abbia anche calcato le scene.”

(Toni Servillo, intervista rilasciata il 16 marzo 2014)

È un’affermazione sciocchina, sparata con sorriso sornione da un attore giustamente galvanizzato da un premio importante. Il fatto che sia colma di luoghi comuni non dovrebbe stupirci particolarmente: è il momento a richiederlo. Però, periodicamente, è bene fare un ripasso, sulla scorta degli insegnamenti del principe De Curtis. Così, solo per verificare che le funzioni vitali elementari rispondano ancora agli stimoli, mi dedico a una breve sessione di “Parli come bada”.

Siamo onorati.”: Per quanto l’onore sia un valore sputtanato, usato malamente ovunque – dalle congreghe mafiose alle consorterie industriali e, addirittura, parlamentari – tirarlo in ballo è ancora cosa buona. Se ne può parlare senza arrossire, enfatizzando in questo modo quanto una cortesia o un atto di stima ci elettrizzino. Ma la scelta di quel lemma è oggi così desemantizzata da generare un’area di significato che pare il parcheggio di un disco club il lunedì mattina: nessun umano e nessuna auto; solo lattine, bottiglie, chiazze di vomito, preservativi usati e cicche di sigarette. Ah… l’onore.

Lo conosco da prima ancora che diventasse presidente.”: Rimarcare i propri quarti di nobiltà è sempre necessario. Il “Lei non sa chi sono io” ha molte forme. A volte è “name dropping”, altre un più semplice “siamo amici di vecchia data”.

A differenza […] dei politici”: In Italia (ma non solo in Italia, deh), la politica è una cosa così sporca che dire che qualcuno è diverso dagli altri che la praticano significa insignirlo di una nobiltà enorme. Un grande onore, insomma.

della maggior parte dei politici”: Ah… già. Perché, mica siamo dei qualunquisti, capaci di fare un fascio d’ogni erba. O forse, più semplicemente, teniamo famiglia e a qualche santo dobbiamo pure votarla.

è sempre stato un affezionato frequentatore di cinema e teatri.”: E finalmente arriviamo al cuore della questione. La cultura. Quella che bisogna frequentare. I cinema e i teatri, ma – è chiaro – anche i musei e le pinacoteche. Un’idea alta dei saperi che esclude tutto ciò che si può fruire con il deretano comodamente incollato alla poltrona domestica, con un telecomando in mano, una tastiera sulle ginocchia, un dispositivo sotto le dita… La cultura è una cosa per cui ci vuole fisico e devozione: devi uscire di casa, affrontare i rigori della strada, raggiungere posti costosi, fare file e aspettare, respirare la collettività… Ma, attenzione!, deve essere una collettività degna di appartenere alla nostra medesima elite: italiani colti, con un grande rispetto per le istituzioni e un serio disgusto per i commerci dei politicanti, capaci di riconoscere la cultura patria con un passato di padri nobili e un presente degno di premi importanti (fossero anche ometti dorati provenienti anche dai templi del commercio dell’intrattenimento). Sia chiaro: non sto dicendo che quei posti siano brutti e cattivi; dico solo che starsene a casa a spippolare sul game controller o a guardare una serie tv scaricata col torrent (o anche acquistata legalmente, se vuoi) non sono cose che devono scatenae sensi di colpa a me, a te o alla “maggior parte” della gente (politici, compresi).

Del resto, credo che in gioventù abbia anche calcato le scene.”: Un’altra questione nodale. Mica un critico (ché chi sa fa, chi non sa critica), e neppure uno spettatore (ché la cultura è questione di fisico e devozione). L’incontro con l’amico presidente è un onore perché avviene sotto i migliori auspici, quelli della vera cultura, agita fisicamente e in prima persona.

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Ok. Ho finito gli esercizi spirituali e posso tornare a leggere i fumetti.

Come dici? Ti senti truffato perché me la sono presa con una frase sciocchina invece di parlarti di fumetti?

Ok. Facciamo un altro esercizio, allora. Insieme, questa volta. Prova a immaginare che quell’importante riconoscimento internazionale fosse stato attribuito a un fumetto e che il disegnatore avesse rilasciato questa dichiarazione:

Siamo onorati. Lo conosco da prima ancora che diventasse presidente. A differenza della maggior parte dei politici, è sempre stato un affezionato lettore di manga e graphic novel. Del resto, credo che in gioventù abbia anche disegnato delle strisce.”

Che te ne pare?

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