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RecensioniNovitàFrontiera senza frontiere: East of West

Frontiera senza frontiere: East of West

Nella moderna industria del fumetto statunitense il nome Jonathan Hickman è ormai un marchio ben preciso. Ancora prima di sapere di cosa parlerà il suo prossimo progetto possiamo già tracciarne, a grandi linee, le coordinate di posizionamento. Proprio come succede con certe etichette musicali, dove gli appassionati ne comprano le ultime uscite a prescindere dall’artista in copertina. Si è tanto sicuri della compattezza del catalogo da andare sulla fiducia.

Potremmo sintetizzarne la cifra stilistica così: universi fantascientifici, ma sospesi tra raffinato pastiche, slanci visionari e rozza genuinità da fanfiction.

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Potrà sembrare un paradosso, ma la cosa che rende speciale un autore capace come Hickman non è la tecnica o l’inventiva, bensì la passionale irruenza che ne impregna ogni balloon. Anche di fronte alla trovata più stramba – o palesemente derivativa – non avvertirete mai il distacco tipico di certi professionisti navigati. Hickman affronta ogni singola pagina come se fosse l’ultima – l’ultima occasione che un appassionato potrebbe avere per scrivere un episodio del suo fumetto preferito. Ed è forse per questo motivo che le serie ideate dal Nostro sono sempre ricche, forse troppo per gli standard moderni. Ingorde al limite della bulimia. Come a volerci buttare dentro tutto quello che si può, fino a quando il sogno dura. E la stessa cosa succede in East of West, il cui primo tomo è da poco uscito in Italia (Panini Comics).

In questa serie abbiamo un selvaggio west ucronico (diviso tra letali pistoleri), eserciti cinesi dotati di ogni tecnologia, entità divine, magie e un sacco di strani personaggi che paiono appartenere ciascuno a un universo narrativo diverso. La stessa storia è tanto ingarbugliata da sembrare quasi un mix di più soggetti, tutti bene o male riconducibili al western più sanguigno. C’è la caccia all’uomo, la vendetta dello straniero senza nome e tutta un’altra serie di tòpoi ben inseriti in un mondo che pare – e qui bisogna essere onesti – privo di una reale compattezza. E forse questo è l’unico vero problema della serie. Se in The Manhattan Projects ogni bizzarria si incastrava in maniera coerente in una direzione artistica deviata ma comunque compatta e comprensibile, qui pare di essere dalle parti dell’accumulo più puro.

Ciò che arriva al lettore è un mondo organico e ribollente di vita, dove la noia non esiste e si rischia di rimanere sorpresi più spesso di quanto si voglia ammettere. D’altra parte, però, spesso ci si chiede che significato possano avere diversi accostamenti, se non quello di voler pubblicare la serie fantascientifica più “spinta” possibile. Un ragionamento forse cinico, ma che rende l’idea. Quello che invece colpisce senza mezzi termini è la cura rivolta ai dialoghi, capaci di passare dalle lapidarie sentenze tipiche della frontiera a cervellotici dialoghi sulle meccaniche di una – straniante e personale – visione degli Stati Uniti d’America.

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Hickman conosce bene ciò di cui parla, e questo gli permette voli pindarici altrimenti impossibili. Anche in questo caso abbondanza e ricchezza sono le parole chiave, come se risparmiarsi fosse un peccato imperdonabile. E, che piaccia o meno, questo rimane il più grande merito di questo stralunato architetto del fumetto statunitense. In un momento in cui per essere popular bisogna essere facili, e per essere autoriali bisogna scrivere poco (e di piccole cose), Hickman sceglie di costruirsi una sua personalissima via. Costruita su anni di letture e visioni che orma non aspettano che venire a galla, filtrate da una personalità sfaccettata e che non concede nulla al caso (avete notato che la veste grafico-editoriale di ogni progetto di Hickman è sempre curata a livello maniacale?). Potrebbe sembrare la ricetta per un fallimento annunciato, eppure sappiamo bene tutti come stanno andando le cose per il Nostro. Una carriera fulminante, un ampio plebiscito e una marea di progetti in ballo. Forse, costruirsi la propria strada è l’unica cosa che vale veramente la pena fare.

Leggi l’anteprima di East of West vol. 1

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