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Io, Pazienza e la Dea Astarte

Un tweet ci ricorda che oggi, 23 maggio, Andrea Pazienza avrebbe compiuto 58 anni. E io mi sono ricordato di un paio d’incontri sfiorati che ho avuto con lui. E di due rimorsi che ne sono seguiti. Ve li racconto.

Guardate questo video che, per fortuna, gira ancora su You Tube e ritrae Andrea Pazienza, mentre (era il 1987) dipinge un murale su una bianca parete della Mostra d’Oltremare a Napoli. La velocità e facilità con cui lo fa è impressionante, così come la povertà tecnica dello strumento: una spelacchiata e indurita pennellessa da muratore. Eppure il risultato fu magnifico: una battaglia con cavalli, guerrieri e un leone, tanto epica e classica nell’iconografia quanto espressiva di un’arte assolutamente moderna, figlia dell’istante e carica di vita. Ho il privilegio di essere passato di lì, in quel momento di stato nascente dell’arte: non capita spesso. A Napoli c’ero andato per seguire la sezione dedicata al fumetto di «Futuro Remoto» – la storica manifestazione inventata da Vittorio Silvestrini – che esponeva le visioni future di disegnatori come Forest, Moebius, Bilal, Manara, Sidney Jordan. A vedere Andrea che aveva appena iniziato a lavorare al murale mi ci portò Giuseppe Palumbo, un autore di fumetti che era amico di Pazienza e che, assieme a lui, Tanino Liberatore, Filippo Scòzzari e altri, aveva lavorato a Frigidaire, la palestra del fumetto di quegli anni, del decennio iniziato, più o meno, nel 1977, del fumetto, insomma, che avrebbe cambiato la storia del fumetto italiano. Ci fermammo qualche minuto, scambiammo poche parole e poi ci spostammo da un’altra parte. Quando tornai a Roma scrissi un’intera pagina (pubblicata su l’Unità del 25 ottobre 1987) dedicata alla manifestazione napoletana con una lunga intervista a Moebius. Ma di Andrea Pazienza non citai nemmeno il nome. È il mio primo rimorso nei suoi confronti.

In quegli stessi mesi – anzi anche prima – Andrea Pazienza lo incrociavo spesso. Io lavoravo nella redazione de l’Unità, nella mitica redazione di Via dei Taurini 19, a Roma. Pazienza collaborava a Tango, il settimanale satirico creato e diretto da Sergio Staino, la cui sede stava a due passi dal giornale, in una palazzina che ospitava anche la redazione di Rinascita. Mi capitava di vederlo al bar vicino, in compagnia di ElleKappa, David Riondino, Vincino, Roberto Perini, Paolo Hendel; e qualche volta lo incontravo persino in tipografia, con Staino mentre chiudeva un numero, accanto a me che stavo impaginando qualche pagina del giornale (allora facevo il grafico e, allora, si «scendeva» in tipografia). Però, non mi sono mai presentato e non sono riuscito mai a parlargli. È il mio secondo rimorso.

Il fatto era che i fumetti di Andrea Pazienza, in quegli anni, non li leggevo, magari li sfioravo con lo sguardo ma non ci entravo con la mente. Appartenevano a una generazione che non era la mia e che, soprattutto, non sentivo mia. Va da sé che sbagliavo, almeno a non leggerli. Ho recuperato al torto negli anni, grazie a ristampe, riedizioni, libri, biografie e mostre.

Comunque Andrea l’ho di nuovo incontrato: un paio d’anni fa, quando sono andato a visitare la Villa dei Quintili, lo straordinario sito archeologico romano edificato a partire dalla metà del primo secolo dopo Cristo. Tra i molti reperti degli scavi, raccolti nel bel museo annesso alla Villa, fui colpito da un bassorilievo in marmo rinvenuto nel 1929. I frammenti, rimontati e restaurati, ritraggono una dea alata in piedi su un leone accovacciato. L’iscrizione greca, sul bassorilievo, ci dice che l’«altissima dea» ritratta è Astarte.

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Il bassorilievo della Dea Astarte nel Museo della Villa dei Quintili a Roma

Appena l’ho vista ho pensato subito a Pazienza e alla sua Storia di Astarte, l’ultima opera a fumetti, rimasta incompiuta a causa della morte, nel 1988.

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Una tavola de «La storia di Astarte» di Andrea Pazienza

Racconta di Astarte che è anche il nome del cane da guerra di Annibale che gli appare in sogno (ad Andrea) e gli racconta la sua vita di cane, tutt’altro che da cane: epica e dolente. Come quella di Andrea Pazienza.

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