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Rubriche#tavolidadisegnoNello studio di Giuseppe Camuncoli

Nello studio di Giuseppe Camuncoli

Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Giuseppe Camuncoli, disegnatore per Marvel Comics e DC Comics, attualmente al lavoro su ‘Superior Spider-Man’. Al solito, abbiamo fatto cinque domande e abbiamo scattato parecchie foto.

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Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

Dopo aver terminato “Goblin Nation”, il ciclo finale di Superior Spider-Man, sto lavorando ai numeri 32 e 33 di Superior Spider-Man, annunciati a sorpresa dopo la chiusura della serie e il rilancio della nuova serie di Amazing Spider-Man. Questi due numeri metteranno in moto l’epica saga “Spider-Verse”, e sono davvero una figata. Dopodiché passerò ad Amazing, illustrando il secondo arco di storie del personaggio, dopo il primo ad opera di Humberto Ramos.

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Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Facendo principalmente tavole a matita che poi vengono passate ad un inchiostratore (ultimamente l’americano John Dell, in precedenza Klaus Janson), utilizzo di preferenza matite Faber Castell F, H e 2H, che integro con un portamine 03 per i dettagli “fini”. Se devo inchiostrarmi (a volte capita per delle cover, o ad esempio per le 32 pagine che ho terminato questa primavera del mio episodio del prossimo Color Tex bonelliano), invece prediligo i pennarelli di ogni tipo, che integro con il pennello (di solito un Pentel brush) per le campiture e i segni di “rinforzo” morbidi.

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C’è qualche forma di abitudine ami predisporre prima di metterti a disegnare? Hai degli orari particolari in cui ti metti al lavoro?

Nessuno, in tutti questi anni non mi è mai capitato di riuscire a trovare un metodo e una routine lavorativa precisa e rodata. A volte inizio al mattino presto, altre volte non riesco a produrre niente fino al pomeriggio, poi però di solito lavoro quasi sempre fino a tardi, a volte anche fin verso le tre/quattro di notte. La sera torno a casa dallo studio per cena, e cerco di passare più tempo possibile con mia moglie e con mia figlia. Spesso però di notte produco molto, un po’ perché il telefono e la mail sono più discreti, un po’ perché ormai ci sono abituato. Nelle pause di lavoro, comunque, che siano lunghe o brevi, mi dedico prevalentemente al caffè, alle sigarette, al sudoku e al biliardino. Allo Studio Gioco Duro, nei limiti del tempo e della disponibilità dei miei colleghi, ci scateniamo spesso in mini-tornei molto accaniti, per poi riprendere a lavorare.

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Quali sono i tuoi autori di riferimento? Ci sono testi che devono essere a portata di mano mentre disegni?

No, di solito faccio tutto “in presa diretta”, senza consultare testi o fumetti dei miei autori di riferimento. Tranne quando faccio qualcosa di diverso dal solito: per Tex, ad esempio, essendo la prima volta che lo disegnavo, mi sono studiato i miei autori preferiti (Tex è il primo fumetto che io abbia mai letto, dato che mio padre lo collezionava e me lo leggeva fin da quando ero all’asilo) e mi sono procurato qualche bel libro sugli ambienti e sulle armi in biblioteca.

Un parziale elenco di miei autori di riferimento, però, ve lo faccio lo stesso: Hugo Pratt, Frank Miller, Sergio Toppi, Moebius, Jim Lee, Mike Mignola, Jack Kirby, Steve Ditko, John Romita Jr. e Sr., Lorenzo Mattotti, Ivo Milazzo, Dave McKean, Ted McKeever… Potrei andare avanti per ore!

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Non sono molti i fumettisti a lavorare in uno studio con altri loro “simili”. Quanto ti è d’aiuto? Ti confronti con loro sul tuo lavoro? Quanto ti ha aiutato a crescere professionalmente? Ti capita mai di farti aiutare quando le scadenze sono pressanti?

Beh, lo Studio Gioco Duro nasce nel 2003, quando Jim Lee si trasferisce per un anno nella mia Reggio Emilia, e mi chiede se sono interessato ad affittare uno spazio da condividere con lui, che era sempre stato abituato a lavorare in studio (all’epoca era ancora in piedi il mitico WildStorm Studios a LaJolla, che ho visitato). Ovviamente accettai, e per me fu strabiliante poter condividere gioie e dolori, fatiche e pause con un gigante del fumetto come Jim. Fin da subito, lo scambio è stato reciproco: io spesso sbirciavo, ma a volte era Jim a chiedermi un parere su una tavola o su un’anatomia. Questo spirito è sempre rimasto allo studio, con chiunque si sia avvicendato sui nostri tavoli negli anni. Qualche volta, come dici tu, mi è capitato di chiedere una mano ai miei compari, oppure di “prendere in prestito” una Cintiq per ritocchi veloci. Condividere uno spazio con colleghi creativi (non solo fumettisti) può non essere sempre facile, ma nel nostro caso è sempre filato tutto liscio. E Jim (e io con lui) è sempre contento di sapere che lo studio è ancora in piedi, e che ha continuato e continua ad esistere a più di dieci anni di distanza dalla sua fondazione. Prima o poi metteremo una targhetta.

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