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FocusProfiliSimon Bisley: "Gli artisti italiani mi hanno sempre ispirato"

Simon Bisley: “Gli artisti italiani mi hanno sempre ispirato”

Qualche tempo fa, durante il salone Comicon di Napoli, abbiamo avuto il piacere di incontrare Simon Bisley. Il fumettista e illustratore britannico, noto per il suo lavoro – iperrealistico, grottesco, ipertrofico, sensuale (spesso con ironia) – su serie come ABC Warriors, Lobo e Sláine, era ospite dello stand RW Lion, e alle nostre domande ha risposto con la proverbiale, esuberante vivacità.

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Tra le dozzine di domande possibili, siamo pronti con quelle più inusuali.

Domande inusuali! Finalmente!

Allora no. Iniziamo con una più convenzionale. Credi di poter riconoscere, nella nuova generazione di autori americani (e non) l’influenza del tuo lavoro?

Non ne ho davvero idea. Non so nemmeno in che cosa posa consistere la mia eredità. Non guardo mai indietro al mio passato, quindi non saprei nemmeno in che modo identificare la mia influenza.

D’accordo, eppure per molti rappresenti un precedente: hai creato un diverso approccio, un vero e proprio cosmo di riferimenti stilistici.

In quel senso, certo. Ma vale per qualsiasi autore. Se parliamo di influenza stilistica o di ispirazione, anche io ne ho avute numerosissime. Siamo in Europa: quanti infiniti autori si sono avvicendati, nell’arte, che hanno lasciato una traccia indelebile, anche nel mio lavoro! Sicuramente posso aver influenzato qualcuno dei miei contemporanei, considerando che personalmente lo sono stato da artisti morti tanto tempo fa, come Rembrandt o Salvador Dalì. Ovviamente, anche un contemporaneo come Frank Frazetta ha avuto una grande influenza su di me. Non solo autori americani, ma anche europei mi hanno influenzato. Non lo dico perché siamo qui a Napoli: molti grandi artisti italiani mi hanno sempre ispirato.

Già, e ad esempio, per le tue illustrazioni sulla Bibbia, il riferimento obbligatorio, per quanto deformato, pare Michelangelo.

Indubbiamente. Chiarisco: non è che io osservo e ricalco il lavoro di altri autori. È un’esperienza diversa: sento l’ispirazione montare dentro di me, una forza possente che poi esplode. In questo senso, l’unica eredità possibile di cui possiamo parlare, è il potere, la forza di ispirazione dell’artista. Ora, le opere di Michelangelo esprimono un potere devastante, un’ispirazione eterna. Quando disegno non penso, non pianifico, non è un processo mentale. È più un processo subconscio, un’ispirazione incontrollabile.

Ciò che dici è molto vicino alla concezione dell’arte che aveva proprio Michelangelo.

Esatto. La forza che emettono le sue sculture erompe dal marmo. Al di là delle somiglianze superficiali (corpi muscolosi, idea di forza etc.), è il suo approccio ad essere d’ispirazione. In realtà, le influenze sono continue, inconsce, anche dalla vita di tutti i giorni. Ma la realizzazione dell’opera è un’altra cosa. Onestamente, non credo che le mie opere appartengono ad altri che a me. Non ho mai copiato nessuno, sinceramente non potrei. Ma indubbiamente nella mia ispirazione il grande potere sprigionato, ad esempio, dalle opere di Michelangelo non può non avermi ispirato per quei soggetti. Molte persone ritengono che la creazione sia questione d’esercizio: ti chiudi nel tuo dannato studio e disegni, disegni, finché non ottieni il risultato. È un’idea assolutamente sbagliata. Bisogna uscire dallo studio, vivere intensamente la vita, incontrare persone, affrontare il pericolo, fuori dal guscio dello studio.

Come ti sei trovato ad affrontare soggetti sacri, come quelli biblici, provenendo da tutt’altro tipo di opere?

Anche qui, si tratta di un’ispirazione inconscia. Al di là del fatto che uno possa credere o meno nella divinità di Gesù, ho riconosciuto in lui il dolore universale. Non c’è bisogno di essere religiosi per riconoscere la verità dell’icona del Cristo, pronto a soffrire e a sacrificarsi per tutti gli altri. Come simbolo di quel dolore universale, non posso che rispettarne la figura. Trovo molto strano che le persone deridano l’icona del Cristo in croce, non ha senso. In realtà, non fanno che aumentare la potenza del suo simbolo, che è appunto colui che sopporta il dolore e le ingiurie. Più viene offeso e deriso, più il suo valore simbolico aumenta. Anche perché, ponendolo come un ipotetico modello di santità…cosa gliene frega a un santo se tu lo offendi, o lo esalti? Lo trovo molto ridicolo. Il punto è che molte persone identificano il Cristo con l’establishment, quindi pensano che se offendono il Cristo protestano contro il Sistema! Dal Medioevo in poi è divenuto un simbolo di potere, quando il suo messaggio era l’opposto. È grottesco vedere gli altri prelati vestiti in oro e vestiti preziosi, predicando i valori della povertà. Cristo entrò nel Tempio e spaccò tutto, cacciando i mercanti che facevano soldi con la spiritualità. Quindi, al di là dell’uso che è stato fatto della sua figura, lo rispetto come simbolo.

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Tra gli aspetti del tuo disegno che ti hanno reso celebre, ci sono anche le figure femminili. 

C’è una purezza, alla base della figura femminile, che mi ispira. La donna è la madre, ci dona la vita, per questo è un archetipo potentissimo. Questo trapela in ogni forma femminile, magra, grassa, sensuale, anche nella più semplice. Ad esempio, c’è un’antichissima statuetta ritrovata, mi pare, in Austria…

…la Venere di Willendorf…

Esatto. Una scultura minuscola che rappresenta tutto. La statuetta mostra proprio questo valore simbolico antichissimo del corpo femminile. La donna dà la vita e poi dedica la propria per crescere i figli. Dobbiamo tutti esserle profondamente grati.

Cambiando argomento, le tue storie (da Lobo a Hellblazer) hanno rappresentato anche una forte critica sociale. Ora, non sembrano più esserci più autori in grado di interpretare questo ruolo attraverso i supereroi; e il cosiddetto “revisionismo” non c’è più. Cosa pensi della situazione attuale?

Cosa devo dirti…ho notato che, ad esempio, quando traggono un film da un fumetto dove il protagonista è un personaggio dai connotati forti, quest’ultimo viene poi ripulito e ammorbidito fino a perdere la sua natura. Tende tutto ad essere più definito, limitato, prevedibile. Credo ci si stia appiattendo sugli standard hollywoodiani. Si diluisce la complessità per arrivare alla massa. Per cui si ottengono film di successo senza personaggi memorabili. Tutto ciò che è complesso viene ridotto a stereotipo. In questo modo, anche gli idioti possono guardarlo, perché la priorità è il profitto. Al contrario, quando ho dovuto affrontare personaggi non “miei”, li ho resi tali, li ho fatti crescere dentro di me. Se i miei personaggi continuano ad essere ricordati dopo tanti anni, è per la loro complessità.

Insomma, pur essendo un gigante del mainstream, continui a restare un ribelle…

Mi sento in gabbia. Sono ribelle per natura, contro l’ordine precostituito. Parlavamo di Gesù prima: lui era davvero un ribelle. Non voglio ora fare il predicatore, eh! Il fascino di Lobo, credo, era proprio quello di un personaggio creato senza regole, autenticamente ribelle. Un personaggio nato spontaneamente, senza preoccupazioni commerciali, un’ispirazione autentica, come da un’improvvisazione musicale. Nessuno sapeva come sarebbe andato a finire, è stato creato istintivamente. E quando segui l’istinto, la gente lo riconosce e ti segue. Non si possono creare grandi personaggi in base a formule precostituite.

Concludiamo con la domanda che tutti attendono. Cosa puoi rivelarci dei tuoi nuovi progetti?

Posso dirti che sto tornando a lavorare a Thor, ben 22 pagine per la Marvel.

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