In Francia, Le Muret (Il muretto) è stata una delle uscite più interessanti del 2014 per il gigante dell’editoria d’Oltralpe Casterman; in Italia è giunto con pochi mesi di scarto, grazie all’operato della giovane realtà editoriale torinese Eris Edizioni. È l’opera prima della coppia di autori Pierre Bailly e Celine Fraipont, ed è un racconto che trasporta il lettore indietro nel tempo, mostrando la gioventù durante gli anni Ottanta.
La protagonista de Il muretto è la tredicenne Rosie, una ragazzina travagliata, perché affettivamente lontana dai genitori, abbandonata a sé stessa nel complesso periodo dell’adolescenza. La madre fugge con l’amante; il padre è distante per lavoro e per la difficoltà di affrontare il tradimento della moglie; la migliore amica di Rose le promette fedeltà e vicinanza incondizionate, ma basterà poco perché la ragazzina volti le spalle a Rosie. C’è però il muretto, un luogo di rifugio sicuro, distante da tutto e da tutti, dove prima Rosie si reca con l’amica a chiacchierare e a bere, e dove incontrerà casualmente anche Jo, un ragazzo che le cambierà la vita, aprendola a nuove esperienze e all’amore.
Tra ricerca di se stessa, scoperta degli altri, e adattamento a un mondo spietato pronto ad assorbirla, Rosie è protagonista di un romanzo di formazione sentimentale e umana che nel mondo del fumetto può ritrovare un paragone con Blankets per emotività e intenti – seppur quest’ultimo più sentimentale e di lungo respiro – anche se similitudini ancora più evidenti alcuni lettori italiani le troveranno nei confronti del romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi. Come Brizzi, anche la Fraipont e Bailly creano un’opera appassionante, perché messa insieme con evidente passione, oltre che con qualche tratto di incoscienza e rabbia, ormai non più giovanili, ma di certo efficaci e pulsanti.
Sia per Il muretto che per Jack Frusciante – con similitudini in alcuni passaggi della trama – si tratta di ripercorrere il periodo dell’adolescenza aggrappandosi a riferimenti culturali pop, evocando contesti sociali nati a partire dagli anni Ottanta, tra la disgregazione della famiglia e l’assorbimento dell’adolescente all’interno di un conformismo consumistico a cui è difficile resistere e che spesso danneggia il giovane assorbendolo in meccanismi frenetici.
Ci sono in entrambi la forza della scoperta dell’amore e delle passioni, la violenza improvvisa della morte, e soprattutto una grande lotta personale contro un’inevitabile solitudine interiore. Il mondo che circonda Rosie è spietato, la ragazza lo impara subito; cerca di sfuggirgli affondando in una bolla di solitudine e stordimento, ma anche ciò che le fa bene finisce per ferirla, finché non sarà costretta a trovare un equilibrio.
Tutto questo viene illustrato grazie a un immaginario grafico cupo, un bianco e nero fatto di ombre preponderanti che si pone in netto distacco dalla tradizione francese del segno delicato, dettagliato e sottile. In queste tavole c’è una imprecisione del tratto irrazionale, spontanea e rabbiosa, che, come ai tempi dei primi Love & Rockets dei fratelli Hernandez, sembra più ispirata all’immaginario punk di locandine di concerti e copertine di dischi. Il segno di Bailly è debitore nei confronti del fumetto indipendente americano, in maniera più palese verso Gilbert Hernandez, del quale riprende scelte nell’uso di certe figure o espressioni, e soprattutto nell’uso dei neri preponderanti; fin poi a riprendere la crudezza di artisti che lavorano con l’incisione, come Eric Drooker.
Nel mondo del fumetto non è difficile imbattersi in racconti di adolescenza, Il muretto è solo uno dei tanti, ma a renderlo una lettura interessante e soprattutto appassionante, sono la spontaneità, l’abbondanza di riferimenti culturali per niente banali, e nemmeno sempre riconoscibili a tutti (fare chiarezza su quelli musicali ci pensa questa playlist compilata da Eris), oltre a uno sguardo femminile delicato che per anni ha fatto fatica a trovare spazio nel fumetto introspettivo di ispirazione indie.
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