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FocusI 9 momenti più importanti nella vita editoriale di Miracleman

I 9 momenti più importanti nella vita editoriale di Miracleman

Tornato alla ribalta solo di recente, grazie alla riedizione del materiale apparso negli anni Ottanta e Novanta con il marchio Marvel, Miracleman è forse il personaggio più discusso dai fan di fumetto supereroistico del 2014. Non solo il suo breve ciclo editoriale è considerato tra i migliori prodotti mai realizzati in questo ambito, ma le sue vicende editoriali – dalle origini al recupero/rilancio, passando per la battaglia sui diritti di pubblicazione – sono tutte degne di essere raccontate (in attesa delle nuove storie inedite).

Leggi anche: Il Miracleman di Alan Moore: valeva la pena aspettare?

1 – L’Eclipse Comics

miracleman alan moore eclips comics

Simbolo editoriale del personaggio, l’azienda fondata dai fratelli Jan e Dean Mullaney nel 1977 si espanse negli anni seguenti grazie all’editor Cat Yronwode, che sposerà Dean Mullaney nel 1987. È durante la gestione della Yronwode che la Eclipse pubblica Miracleman, ma anche Zot! di Scott McCloud, The Rocketeer di Dave Stevens, gli adattamenti de Lo Hobbit e una linea di figurine molto popolare che, al posto dei classici giocatori di baseball, metteva al centro eventi politici o sociali come la piaga dell’AIDS, la morte di Kennedy, l’Irangate o gli omicidi di mafia. Sul mercato dei collezionisti la Eclipse puntò molto, distribuendo il primo numero di Miracleman al Comic-Con di San Diego in due versioni, una con un certificato azzurro e una con un cedolino dorato, numerato e firmato dal team creativo.

Nel 1986, la Eclipse perse gran parte dei suoi arretrati in un’esondazione che travolse il magazzino. Pochi anni più tardi Mullaney e Ynorwode divorziarono, mentre il mercato delle fumetterie stava virando verso una grave crisi, e l’azienda dichiarò bancarotta nel 1995, dopo un anno di inattività.

2 – Miracleman, secondo Chuck Austen

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Lo sceneggiatore di uno dei più deliranti cicli di Uncanny X-Men e tanti altri prodotti (in)degni di nota (tra cui il fumetto porno semi-autobiografico Strips) ha disegnato un paio di numeri di Miracleman, quando ancora usava il suo vero nome, Chuck Beckum. Austen è uno che andrebbe studiato, diciamolo, anche solo per capire come a una persona di così poco talento siano stati affidati gli X-Men, Superman e i Vendicatori. Nonostante la sua breve run, Alan Moore ancora se lo ricorda e probabilmente un po’ deve essersi pentito di averlo scelto, come testimonia un’intervista di qualche tempo fa: «Alan Davis fece delle cose grandiose e anche Garry Leach fece un ottimo lavoro. D’altro canto, Chuck Beckum fece del suo meglio». «Certo» gli faceva eco l’intervistatore «credo che non si possa dire nient’altro di positivo su di lui.»

3 – L’antologia Miracleman: Apocrypha

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Con la crescita di popolarità di Miracleman, la Eclipse decise di dare alle stampe un’antologia sul personaggio, scritta e disegnata da una pletora di artisti che comprendeva Matt Wagner, Kurt Busiek e James Robinson. Il risultato fu Miracleman: Apocrypha, miniserie di tre numeri posta cronologicamente tra la Golden e la Silver Age di Gaiman e la cui appartenenza alla continuity variava da storia a storia (da cui il titolo).

Una delle storie più memorabili del gruppo è Wishing on a Star, ulteriore riflessione sul ruolo dell’eroe all’interno della società, declinata in maniera pragmatica. Le nove pagine di Wishing si fanno notare soprattutto per essere uno dei primi lavori supereroistici di Alex Ross, che all’epoca aveva all’attivo solo Terminator: The Burning Earth.

4 – La scena del parto

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Il numero 9 della serie mostra la nascita della figlia di Miracleman, Winter. La bambina non è un’infante qualsiasi: cresce a ritmo esponenziale, e appena nata pronuncia già le sue prime parole.

In un fumetto pieno di morte e scene sanguinolente, la venuta al mondo disegnata da Rick Veitch è forse la scena di una nascita più ‘esplicita’ che sia mai stata pubblicata nei comics nordamericani, tanto intensa quanto gli occasionali stermini di massa – per l’epoca, davvero impressionanti – che vengono proposti ai lettori.

5 – L’addio di Moore

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Miracleman prosegue lungo la scia del ‘revisionismo’ applicata al supereroe, con la tendenza radicale a rimescolare l’identità degli eroi per inserirli in un mondo moralmente complesso, lontano dalle storie in cui i buoni erano inequivocabilmente riconoscibili dai cattivi. Ci si chiede, ormai, come i superpoteri potrebbe influenzare la psicologia di un individuo ‘reale’, e cosa possa fare un (super)eroe in una società tratteggiata con grande attenzione alla complessità. Il lavoro di decostruzione che Moore opera sulla figura dell’eroe si dipana in sedici episodi, suddivisi in tre libri. Alla fine del terzo, illustrato interamente da John Totleben (mentre sugli altri due si erano succeduti artisti vari), lo scrittore sembra spostarsi da un’ottica distruttiva a delle finalità apparentemente ricostruttive.

Kid Miracleman, bullizzato da un gruppo di compagni che arrivano a stuprarlo, scatena la sua furia omicida e compie una vera e propria carneficina per tutta Londra. Il ragazzo viene fermato da Aza Chorn a costo della sua vita e Miracleman, temendo un altro incidente simile, uccide Johnny. A consuntivo, 40.000 persone sono morte. C’è un nuovo Olimpo, è vero, ma l’utopia che Miracleman ha costruito appare cosa ben triste, se non deleteria: non solo l’eroe sembra aver perso la sua umanità, ma il mondo che sta governando è più di prima lacerato dal conflitto.

6 – L’arrivo di Neil Gaiman

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Prima del fallimento della Eclipse, la gestione da parte di Neil Gaiman era stata immaginata come la successione di tre libri e altrettante ‘ere’ (dell’oro, d’argento e oscura) in cui, con un balzo narrativo in avanti, venivano esaminate le conseguenze del drastico mutamento avvenuto nel numero 16.

Scelto direttamente da Moore, Gaiman rimpiazzò lo sceneggiatore e ne riprese in parte le allusioni letterarie e il piano meta-fumettistico, arrivando a inserire stralci di libri per bambini. Gaiman analizzò in profondità la cultura e il contesto sociale che iniziano a deformarsi a causa della presenza del supereroe stesso. In questo venne aiutato da Mark Buckingham, che apportò un alto grado di ecletticità grafica alla testata, contribuendo a dare forma a quel tentativo di profonda trasformazione narrativa.

7 – Il materiale mai pubblicato

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A causa del fallimento della Eclipse, il ciclo di Gaiman rimase incompiuto; non fu però l’unica cosa a rimanere inedita: tra le tante pubblicazioni previste, A Recitation, una storia scritta e disegnata da John K. Snyder III che sarebbe dovuta essere pubblicata nell’antologia Apocrypha, e una miniserie dal titolo Triumphant, ambientata nei dieci anni che intercorrono tra la Golden e la Silver Age, dopo i fatti di Miracleman 22, scritta da Fred Burke e disegnata da un certo Mike Deodato Jr.

8 – La bagarre legale

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La storia editoriale di Miracleman è una delle più ingarbugliate del mondo del fumetto americano (e non solo). Complice prima certe leggerezze legali da parte degli editori, con i diritti che passano da una costa all’altra dell’Atlantico, e poi ulteriori beghe tra le parti che rivendicavano il possesso del personaggio (o alcune sue parti), ovvero il leggendario conflitto tra Neil Gaiman e Todd McFarlane.

Questa ultima vicenda, in particolare, è degna di un dramma giudiziario da romanzo. Immaginate una storia in cui McFarlane, che aveva acquistato tutte le proprietà intellettuali della Eclipse per la cifra irrisoria di 25.000 dollari, fa la parte del texano pronto a radere al suolo una riserva di panda giganti sperando di trovarci del petrolio.

All’epoca, tutto sembrava questionabile. Lo testimonia la lettera di Alan Moore indirizzata ai lettori nel numero due, in cui lo scrittore avvisa – colpo di scena! – del cambio di nome del personaggio: “Nonostante ‘Marvelman’ sia un personaggio protetto dal copyright inglese dal 1954, si è temuto che una certa azienda di fumetti statunitense (non la DC) non avrebbe approvato la pubblicazione di un fumetto chiamato Marvelman sul suolo americano. […] Perciò, il fumetto che avete tra le mani si chiama Miracleman. Per scopi pratici, il personaggio si chiama Miracleman, si è sempre chiamato Miracleman e sarà sempre chiamato Miracleman a meno che qualche azienda chiamata MIRACLE COMICS emergesse negli anni Novanta e ci costringesse a cambiarlo in Mackerelman (“Uomo sgombro”). […] Cercate di ricordare due cose: primo, Miracleman sarà anche una versione bastardizzata del Formaggione Rosso, ma nelle sue vene scorre del vero sangue blu regale. E secondo, non si chiama affatto Miracleman”.

9 – Il ritorno

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Due sono state le forze motrici che hanno fatto tornare Miracleman sugli scaffali delle fumetterie: Neil Gaiman e Joe Quesada. Gaiman voleva concludere la storia che aveva iniziato negli anni Novanta e Quesada, che aveva puntato gli occhi sul personaggio sin da quando era diventato Editor in Chief della Marvel, nel 2000, lo voleva aiutare (i proventi di 1602, la serie Marvel scritta da Gaiman, andarono tutti alla causa di Miracleman).

Dopo anni, la Casa delle Idee è riuscita ad accaparrarsi i diritti e ha iniziato la pubblicazione delle storie originali, con la promessa di concludere il ciclo di Gaiman (possibilmente nel 2016) e di produrre nuove storie. Per ora, l’unico inedito sarà l’Annual in arrivo a fine 2014, che conterrà una storia di Grant Morrison – commissionatagli negli anni Ottanta ma mai pubblicata – disegnata da Joe Quesada, e una che vedrà riunito il team di X-Statix Peter Milligan e Mike Allred.

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