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Perché pubblicare fumetti online

di Giorgio Trinchero

Dopo aver letto la lettera aperta di Mr. Thurber mi sono sentito investito del dovere morale di difendere l’operato di Mammaiuto, e di preservare l’entusiasmo del nostro giovane autore Francesco Guarnaccia, che Mr. Thurber cerca di inquinare con l’irrazionale paura del cambiamento tipico della vecchiaia. Un sentimento che evidentemente non guarda in faccia l’età anagrafica, visto che Mr. Thurber in realtà ha 36 anni. Questa è la mia risposta:

guarna
Illustrazione di Francesco Guarnaccia

Dear Mr. Thurber,

la tua lettera non è indirizzata a me, ho 31 anni, sono troppo vecchio. Faccio parte di un nutrito collettivo di autori più o meno della mia età, un paio sono degli “Older Than Thurber Cartoonist”, e solo uno di noi è un “Young Cartoonist”. Ma tutto il materiale che produciamo è disponibile gratuitamente on line, per questo mi sento chiamato in causa dalla tua lettera.

È vero, ogni volta che qualcuno immette un contenuto on line sta indirettamente rendendo più appetibile il pacchetto “connessione e device” che tutti paghiamo per navigare, e non riceve compensi dal sistema industriale “Tecnologia”. Ma questo, almeno in Europa, è sostanzialmente vero anche per i libri. Quando compriamo un libro, inteso come insieme di fogli stampati e rilegati, all’autore viene corrisposto tra il 5 e il 12% del prezzo di copertina, di solito l’8%. Quello che rende appetibile il pacchetto “casa editrice”, cioè il lavoro dell’autore, è una cifra irrisoria nel bilancio complessivo del sistema industriale “Editoria”, che comprende anche la distribuzione, il merchandising, e tutti i diritti di sfruttamento di immagini e storie che vengono inventati dai fumettisti.

Tra regalare il contenuto alla Tecnologia, che a prescindere dalle sue intenzioni lo rende disponibile a un prezzo ormai irrisorio, e svendere il contenuto all’Editoria, che poi tenta affannosamente di rivendere ogni contenuto dentro un libro che da solo costa come un paio di settimane di connessione, io non ho dubbi. Vi regalo tutto on line, che inquina pure meno.

Per di più niente impedisce di commercializzare il materiale che è già on line. Infatti su tutti i siti di webcomics più duraturi sono disponibili raccolte cartacee. Dei quali proventi gli autori possono disporre come meglio credono, visto che non devono spartirli con una casa editrice. E niente vieta di vendere quel materiale anche a una case editrice.

La pubblicazione online porterà inevitabilmente al successo, e a compensi adeguati? No. Ma nessun sistema ha mai assicurato queste cose. In nessun caso, in nessun ambito. Altrimenti faremmo tutti allo stesso modo e diventeremmo tutti “Famuos Cartoonist”. Ognuno sceglie le sue strade, e vede se funziona.

A noi piace proprio l’idea che chiunque abbia una connessione internet possa leggere i nostri fumetti, senza dover pagare niente di più che una connessione. Riteniamo liberatorio che i nostri fumetti non abbiamo un prezzo a indicarne il valore, e anche politicamente rilevante: pubblicare le nostre opere on line è il nostro piccolo contributo verso l’economia del dono. In questo senso il nostro apporto è assimilabile a tutto il lavoro volontario che viene quotidianamente fatto in moltissimi ambiti: tutti i programmi open source, i siti come wikipedia, i sottotitoli che permettono di godere di opere in lingue diverse dalle nostre, gli articoli su siti specialistici dei più svariati ambiti. Tutto questo è frutto in massima parte di lavoro volontario. Fatto da persone che spesso non ricevono in cambio neanche quel minimo di notorietà che può derivare dal lavoro di tipo artistico. Quelli sono i nostri lettori, alcuni consapevoli del tempo e della dedizione necessari a fare un fumetto, altri meno, così come noi siamo più o meno consapevoli del valore di un plug-in anti pubblicità, o della tabulatura corretta di una pagina di wikipedia.

Internet è, come nei più banali dei clichè, quello per cui lo usiamo. Per esempio è il mezzo con cui ho potuto leggere la tua lettera: sia la parziale traduzione su un sito italiano, che poi l’originale. Originale scritto in una lingua che ho potuto agevolmente decifrare solo perché negli ultimi anni mi sono abbuffato di serie tv americane, guardate in streaming. (Nessuna delle serie da te citate è tra le mie preferite in effetti, io ti consiglio Louie di Louis C.K., potrebbe farti rivalutare tutta l’industria televisiva da tanto è bella.)

Penso di poterti rassicurare, Mr. Thurber: i ventenni sanno cosa fare, con Internet e tutto il resto. Non importa quanto consapevoli ne siano, sono sicuro che stiano già inventando nuovi metodi meravigliosi, e per me incomprensibili, che sfrutteranno tutti gli strumenti a loro disposizione per raccontarci buone storie. Che non vedo l’ora di leggere, possibilmente gratis.

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