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Giuseppe Palumbo, fra amore e conoscenza [Intervista]

Il prossimo venerdì 27 Marzo, presso l’HulaHoop Club di Roma (Via L.F. De Magistris 91/93), Giuseppe Palumbo presenterà i suoi lavori editi da Lavieri Edizioni. Si tratta di libri diversi per ispirazione e stile: Uno si distrae al bivio. La crudele scalmana di Rocco Scotellaro (qui un’anteprima), Prendere una Lepre e I Cruschi di Manzù. Il filo conduttore delle tre produzioni è l’amore e la conoscenza della terra madre dell’autore, la Lucania.

Ne abbiamo parlato con l’autore, che ci ha mostrato alcune immagini inedite.

Bacio

Pare ci sia un forte legame tra te e la casa editrice Lavieri, fondato oltre che sulle comune origini lucane, anche su precise scelte editoriali. Concordi?

Con Rosa e Marcello, editori Lavieri, stiamo cercando di dare consistenza editoriale a quella che mi piace chiamare la “filiera lucana del fumetto”. In pratica, stiamo cercando autori e storie nel territorio lucano degne di essere proposte sul mercato; storie e autori che parlino lucano ma che possano interessare non solo il pubblico lucano, che possano anzi essere un veicolo di conoscenza della regione che nel 2019 sarà la capitale europea della cultura (Matera in testa).

La presenza in Val d’Agri della casa editrice Lavieri mi ha spinto a coinvolgerli in questo progetto editoriale. Stavano già facendo qualcosa di simile con il Friuli Venezia Giulia, per cui mi è sembrato più che giusto che si occupassero anche della loro terra d’origine. E finora oltre me, altri autori lucani stanno arricchendo la filiera: Pino Oliva con la sua Matera del 1943, Francesco Ditaranto con il suo Muro di Berlino, Giulio Giordano con I cruschi di Manzù.

Puoi parlarci dell’importanza delle tue radici lucane, non solo a livello di memorie personali, dell’influenza della tua terra sulla tua formazione culturale?

Prova a pensare un Picasso SENZA la Spagna… per fare un paragone fumettistico, prova a immaginare uno Zerocalcare SENZA Rebibbia. Matera e la Lucania sono parte profonda della mia personalità di autore, anche se ormai sono decenni che vivo a Bologna. Sicuramente la distanza mi permette di essere un narratore migliore, lontano e vicino. Una prossimità emotiva che mi permette di collocare le storie, i luoghi, i personaggi della mia formazione fuori dal tempo della cronaca, per trasformarli in narrazione, in immagini e fumetti.

La Basilicata, Matera in particolare, mi hanno dato tantissime suggestioni non solo paesaggistiche, ma anche poetiche, narrative, di tradizioni e di vita vissuta. Non mi sono mai sentito un povero emigrante, dovunque abitassi, ma ho sempre sentito di portare con me la ricchezza di un luogo speciale che, specie tra gli anni Settanta e Ottanta, mi ha permesso di conoscere tanta arte del Novecento: ricordo ancora lo stupore negli occhi degli ospiti illustri de La Scaletta, il circolo culturale di cui mio padre Franco è stato animatore per anni e presidente più volte, nel visitare Matera, Tricarico o Aliano…

scotellaro

Parliamo dei libri che saranno oggetto della presentazione. Iniziamo con Uno si distrae al bivio. La crudele scalmana di Rocco Scotellaro, libro premiato col Micheluzzi quale miglior storia breve e forse determinante per la tua precedente vittoria come miglior disegnatore a Lucca nel 2013. Dopo alcuni anni come lo rivivi quel libro? Ti ci rispecchi ancora? Che ruolo gli conferisci nella tua produzione?

Il 2013 è stato un anno carico di soddisfazioni, tra Napoli, Lucca e Catania…

Del libro sono molto soddisfatto tutt’oggi, per quanto un autore possa ritenersi tale rispetto a una sua opera. Ha un ruolo significativo nella mia abbastanza vasta produzione: è un libro che ha atteso 10 anni prima di sentirsi pronto per le stampe. Nel 2003, uscirono, su Inguine Mah!gazine, le prime pagine in bianco e nero; poi la mia vita ha fatto i suoi percorsi e, a distanza di 10 anni, mi ha messo in condizione di chiudere il cerchio. Solo le storie su commissione devono rispettare precise scadenze e tempi di produzione; per quanto riguarda i miei libri, ormai lascio che decidano loro quando farsi. Ne ho fermi nel cassetto almeno tre…

È interessante il gioco di identificazione che Scotellaro ha col protagonista delle sue storie. Possiamo dire che anche per te, Scotellaro ha rappresentato una figura trasfigurante, una figura che hai “dentro”? Il libro  suggerisce un gioco di identificazione, una sorta di trasfigurazione di una trasfigurazione (la tua con Scotellaro, quella di Scotellaro col suo protagonista)…

Il doppio creato da Scotellaro è un pregevole gioco letterario in cui chiunque, io per primo, ho trovato porzioni di me stesso. Non è un gioco sterilmente letterario, non se lo senti pulsare di vita vera, di emozioni derivate da fatti successi, di spaventi e risate. Vita e morte.

mostraLepreStopp02

Prendere una lepre è un ironico capovolgimento delle ricette tradizionali, rivolte tutte in favore degli animali. Puoi parlarci dell’ispirazione di questo libro? Hai una precisa posizione sul vegetarianesimo?

Questo libro è stato un gioco. Ho giocato da onnivoro, con i testi leggeri di uno scrittore vegetariano, Biagio Bagini. Lui ha smesso di mangiare carne; io non potrei mai e mi ostino a cercarne di buona. Ma il divertimento che trasuda da quei testi, la cura editoriale che con Lavieri ci abbiamo messo per farne venire fuori oltre che un bel libro da leggere anche un bel libro da avere e guardare, mi hanno fatto quasi dimenticare per un attimo la succulenza di un bel brasato…

E con questo, il mio secondo libro laviero, sono finito nella terna finalista del Premio Cento (35 edizioni!) per la Letteratura per Ragazzi.

Ne I cruschi di Manzù sei accreditato sei non solo disegnatore, ma anche autore di testo per disegni altrui. Sei stato stavolta dall’altra parte del processo creativo, come è stato vedere un altro disegnatore dare corpo alle tue immagini mentali?

Questo piccolo libro è il frutto di una combinazione di virtuosi intenti; io ci sono dentro come sceneggiatore delle pagine disegnate da Giulio Giordano, ora in edicola con Le Storie su testi di Paola Barbato, e come disegnatore sui testi del critico d’arte Giuseppe Appella, che ha ispirato il tutto grazie ai suoi racconti.

Leonardo Sinisgalli ha evocato per primo questa strana storia che mette insieme un papa buono, un grande scultore e la sua miglior opera, un sacerdote lucano dai molti ingegni e i peperoni più buoni del mondo, i cruschi. Io, vuoi come sceneggiatore, vuoi come disegnatore, vuoi come editor, ero parte di un meccanismo più grande, niente di più. Un meccanismo che vi permette di scoprire una bizzarra storia che non parla solo di Lucania ma di molto altro ancora.

palumbo

Tecnicamente, che differenze hai trovato nell’esprimerti nei diversi libri?

Che dire… alcune volte ho scritto, altre volte disegnato; alle volte con divertimento, altre volte con un macigno sul cuore… ma in fondo è un gioco da cui mi piace essere giocato.

Per concludere, l’ineludibile domanda di rito. Progetti per il futuro?

Diabolik e la sua versione futuribile, DK, stanno assorbendo molto del mio tempo. Un contratto Dargaud, per un graphic novel, è alla firma.

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