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La recensione di Avengers: Age of Ultron [No Spoiler]

Lo so perché state leggendo questo articolo, quindi, prima di tutto, quello che volete sapere: sì, il film è bello. Anzi, quando sono tornato a casa, ho aperto Skype e ho scritto al mio fido collega Andrea Antonazzo una sola parola: BOMBA. Che non vuol dire che il film non sia pieno di magagne o cose che potevano benissimo rimanere nella testa di Whedon, ma se non reputate una BOMBA un film in cui c’è un intero segmento dedicato a Hulk che si fracassa di botte con Iron Man in armatura Hulkbuster, allora non so cosa dirvi, vi meritate Woody Allen, Stanley Kubrick, Martin Scorsese e tutti quegli altri noiosoni.

Va bene, mi spoglio del mio completo da fanboy (lavalo, stiralo e mettimelo via, mamma, non ne avrò più bisogno fino all’uscita di Ant-Man), e proviamo a parlarne seriamente.

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avengers

Da dove si parte? Da dove nasce Ultron e qui un piccolo spoiler risaputo – se siete deboli di cuore non leggete le righe evidenziate:

Gli Avengers stanno raidando tutte le basi dell’Hydra conosciute alla ricerca dello scettro di Loki. Finalmente lo trovano in una base presieduta dal Barone Von Strucker in Val d’Aosta a Sokovia, fittizia regione est-europea. Un po’ di combattimenti per ricordare membri, poteri e caratterizzazioni degli Avengers anche agli spettatori più distratti (Iron Man: battutine, Capitan America: capo precisino, Hulk: super-forza paura di perdere il controllo…) e il Barone viene agilmente sconfitto, nonostante potesse disporre dell’aiuto di due misteriosi gemelli mutanti potenziati, Scarlet e Quicksilver. Mentre esamina il materiale lasciato dall’Hydra, Tony Stark si imbatte in una potentissima intelligenza artificiale, con cui ha la bella pensata (feat. Bruce Banner) di sviluppare il progetto Ultron, una serie di robot senzienti super intelligenti che difendano la Terra dalle numerose minacce che si possono presentare ogni giorno. Le cose non vanno proprio come devono andare e l’intelligenza artificiale Ultron, impossessatasi di un corpo fisico creato a partire da una delle armature di Iron Man, sfugge al controllo dei suoi creatori, intenzionato a trasformare la Terra in un una canzone dei Flight of the Conchords.

Come detto sopra, il film è bello e altamente spettacolare. Ci sono almeno tre sequenze d’azione/combattimento memorabili (Hulk vs Iron Man Hulkbuster, Cap e la Vedova Nera all’inseguimento di un camion per le strade coreane, l’epica e interminabile battaglia finale), perfettamente calate nel flusso del film; non c’è mai l’impressione che sia un grosso montaggio di scene di gente che si pesta con piccoli raccordi di intimità fra una battaglia e l’altra, l’andamento è armonico e Whedon, come il buon Andrea Pirlo, sa quando pigiare sull’acceleratore o quando rallentare tutto quanto.

Quello che manca è ciò che fino adesso aveva contraddistinto in positivo l’approccio al cinema da parte della Marvel. I supereroi non sono quasi mai stati il genere, quanto piuttosto il mezzo attraverso cui raccontare varie tipologie di film: d’azione, war movie, thriller/spy-story, fantasy. Da questo punto di vista Age of Ultron – che possiamo a tutti gli effetti considerare un film di fantascienza – è piuttosto fiacchino. Tony Stark fa un malanno, riunisce i suoi superamici e risolve questo malanno. Fine. È quasi inesistente ogni possibile spunto di riflessione che un film con una trama e tematiche del genere può offrire: uomo vs. tecnologia, i limiti della scienza, controllo preventivo e libertà, il significato della parola ‘umanità’. Anche Ultron stesso, per quanto sia un nemico che fortunatamente si smarca abbastanza dalle miriadi di robot-assassini-che-vogliono-sterminare-l-umanità visti negli anni al cinema, manca di motivazioni concrete: odia l’umanità, ma non perché siamo bugiardi, codardi, piccoli esseri schifosi. Ci odia e basta, perché pensa di essere evolutivamente superiore e poterci quindi sostituire. È più una necessità che odio.

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E soprattutto, manca il conflitto vero. A parte un comprensibile scatto d’ira iniziale di Thor, nessuno degli altri Avengers sembra troppo toccato dal fatto che Tony Stark e Bruce Banner abbiano agito alle loro spalle per creare una milizia di super robot che si è rivelata essere un serio rischio per l’umanità intera. Sì, ok, a un certo punto Cap e un’altra parte degli Avengers si schiera contro Tony e Bruce mentre sembra che stiano per fare un altra cappella robotica, ma la situazione dura meno di trenta secondi e si risolve a pacche sulle spalle.

Il punto è che nessuno mette mai in dubbio le proprie azioni e se abbiano il diritto o no di fare quello che fanno. Iron Man non ha neanche bisogno di redimersi, perché nessuno, lui per primo, lo accusa realmente di essere la causa di tutto quanto. I problemi arriveranno, se è vero che il prossimo film di Capitan America sarà basato sulla Civil War di Mark Millar, ma in Age of Ultron sembra che a nessuno importi davvero delle conseguenze delle loro azioni da uomini sopra agli altri uomini.

Un altro problema abbastanza rilevante è la gestione dei vari personaggi. Per quanto sia apprezzabile l’intento di scucirsi dalla sacra trinità Cap/Iron Man/Thor (con quest’ultimo erano così presi a preparare il terreno al suo prossimo film che si sono dimenticati di provare a dare un senso alle sue azioni all’interno di Age of Ultron, anche se almeno così abbiamo avuto qualche secondo del grande Idris Elba), dedicando maggior spazio agli altri membri, l’impressione è che la cosa sia sfuggita di mano, finendo per trattare in maniera sbrigativa o superficiale (o imbarazzante, nel caso della sottotrama romantica Hulk-Vedova Nera) il loro sviluppo. La Visione appare e si fatica a capire chi sia, cosa faccia, cosa pensi e quali siano i suoi poteri, Quicksilver e Scarlet, al di là dell’aver raccontato con una frase a testa le proprie origini a Ultron (molto interessato, d’altronde è un robot che ha a cuore i problemi degli umani), gli ciondolano dietro per buona parte del film, per poi rendersi conto che forse aiutarlo a sterminare l’umanità non è una buona idea. Sicuramente sono personaggi che troveranno maggiore dignità nei prossimi film, ma per il momento valgono quanto dei sagomati.

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ultron

L’eccezione a tutto questo è rappresentata da Occhio di Falco. Per quanto possano essere discutibili alcune scelte narrative e di caratterizzazione fatte su di lui, i suoi momenti di approfondimento si rivelano fra i migliori del film e Jeremy Renner può finalmente levarsi di dosso l’infame etichetta di ‘il Vendicatore sconosciuto che nel primo film tirava frecce e si faceva possedere da Loki’.

In generale, questo è il primo film Marvel che non riesce a evitare la (leggerissima, ma pur sempre presente) sensazione di essere interlocutorio. Non che non sia completo, non che non sia godibile a sé stante, ma alcune cose sono o saranno apprezzabili solo nel contesto più ampio o alla luce dei futuri film.

L’altra sensazione provata quando sono uscito dal cinema, soprattutto alla luce del finale, è stata invece ‘mannaggia, vorrei che il 2018 e il prossimo film degli Avengers fossero già qui’. Alla fine mi è sembrato un chiaro sintomo di quanto, al di là di ogni possibile critica, sia stato esaltante Age of Ultron.

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