Senza tanti preamboli: le aspettative per questa serie di Daredevil erano altissime e la prima puntata non le ha disattese.
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Episodio 1, stagione 1 – Into the ring (Spoiler)
Si parte, e nel primo minuto e mezzo – in un flashback dalla sua infanzia, nel giorno in cui perse la vista – ci dicono quasi tutto quello che all’inizio ci basta sapere su Matt Murdock: è cieco ed è un eroe. Ha salvato un vecchio spingendolo via dalla strada, rimanendo ferito agli occhi, colpito da un liquido radioattivo fuoriuscito da alcuni bidoni trasportati da un camion coinvolto nell’incidente.
La prima volta in cui vediamo Murdock adulto è in una chiesa, si sta confessando. Classico monologo d’introduzione da poter schiaffare dentro al trailer, stacco, e finalmente Daredevil è pronto a swaggare. La prima apparizione di Matt nel costume nero milleriano di The Man Without Fear è potente. Agile e deciso, ma senza un vero piano (vi aspettereste altro da uno ‘scavezzacollo’?), si scaglia contro un gruppo di schiavisti russi al porto. Volano mazzate, ma mazzate vere, come quelle che volerebbero in una vera rissa di strada, qui non c’è spazio per i balletti coreografici di Agents of S.H.I.E.L.D..
Dopo la (bella) sigla, il secondo personaggio che conosciamo è Foggy Nelson, e qui l’impatto è invece abbastanza spiacevole. Già di per sé l’attore che lo interpreta (Elden Henson) è borderline caratterista (paffutello, occhio azzurro, capello unto biondiccio tirato indietro), in più i tratti salienti di Foggy (spiritoso/brillante/insicuro logorroico con l’horror vacui) sono subito troppo marcati, facendolo scivolare un po’ troppo verso la zona ‘macchietta’ (non farò finta di non avere visto altri episodi a parte questo: il pericolo è scongiurato, #fiuuu).
Infine, tocca al terzo lato del futuro bizarre love triangle: Karen Page. La troviamo disperata e sporca di sangue, con un coltello in mano, piegata su un cadavere. I due avvocati del neonato studio legale Nelson & Murdock decidono unilateralmente, su soffiata di un poliziotto corrotto da Foggy, di presentarsi come suoi avvocati.
La scelta di Deborah Ann Wall per interpretare Karen è particolarmente azzeccata: siamo molto lontani dallo stereotipo fumettistico, non è la classica FIGADELLAMADONNA, pur rimanendo una bella ragazza. Trasmette l’idea di fragilità, ma è recitata bene in toto, senza essere calcata (o forse è recitata male, ma quando i tuoi riferimenti attuali sono Tea Falco, anche la compagnia teatrale della Parrocchia San Giuseppe di Niguarda può sembrare i Monty Python).
E i nemici? Sì, ci sono anche loro e anche loro sembrano piuttosto convincenti. Toby Leonard Moore fa la parte del braccio destro/Mr. Wolf di un misterioso boss criminale (spoiler meno spoiler di sempre: Wilson Fisk/Kingpin), ci sono i russi schiavisti, c’è Madame Gao e c’è Leland Owlsey aka il Gufo (per adesso senza costume/baracconate). Il primo attrito con Daredevil è causato proprio da Karen Page, in possesso di informazioni segrete sui traffici illeciti di Kingpin e quindi braccata dai suo sgherri.
Lo scontro risolutivo avviene a casa di Karen Page, dove ad attenderla c’è un killer intenzionato a farla fuori. Lo scontro fra l’assassino e Daredevil – inframmezzato da un flashback strappalacrime con protagonisti il piccolo Matt e suo padre pugile Jack – sono altre mazzate. Sono combattimenti sporchi, sono botte da strada sotto la pioggia, col sangue che cola sull’asfalto e le catene trovate in giro usate come armi. C’è tutto il Daredevil eroe di strada violento. E lo si può ammirare qui:
Dopo aver sconfitto il killer e averlo consegnato alla polizia con le relative prove dell’innocenza di Karen e delle porchette della società di Wilson Fisk, tutto è bene quel che finisce bene, Karen diventa la nuova segretaria dello studio legale Nelson & Murdock e Matt va a tirare di boxe in una palestra scalcagnata (la stessa di suo padre!), mentre scorre un montaggio dei vari criminali di Hell’s Kitchen all’opera nei rispettivi business.
Bene, bravi, avete la nostra attenzione.
Qualche osservazione sparsa:
– Il costume nero è una bomba. È un peccato sapere che lo stesso ottimo lavoro non è stato fatto col costume rosso (basta vestirli in pelle ‘sti supereroi!).
– Non c’è la visualizzazione del senso di radar. Il focus non è sul Daredevil super-eroe, il focus è sul Daredevil eroe e basta. I super-sensi stanno lì e ok, lo sappiamo quando ascolta il battito di Karen Page, ma quello che ci stanno dicendo è ‘Matt sarebbe Daredevil anche senza super-poteri’. Ed è una maniera ottima di caratterizzare il personaggio.
– Charlie Cox è calato bene nella parte (minuto di silenzio per il fatto che non gli abbiano fatto i capelli rossi: scelta giusta perchè sarebbero stati improponibili su schermo, però comunque che mestizia): tanto pacato, calmo, calcolatore nella vita ‘civile’, quanto vero scavezzacollo quando diventa Daredevil
– Osservazione generale: la regola d’oro del narrare è Show, don’t tell. Daredevil ne è permeato e la cosa lo rende davvero piacevole (no spiegoni, no monologhi fuoricampo, no sottolineature continue)