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Topolino e la violenza negli stadi

«Chi porta la bomba carta l’ultimo giornale che ha letto era Topolino, 30 anni fa».

Questa la frase con cui il noto giornalista sportivo Ivan Zazzaroni, durante la messa in onda della trasmissione Domenica Sportiva (qui il video, dal minuto 17,25), ha commentato gli atti di violenza accaduti domenica 26 marzo, durante lo svolgimento del derby Torino-Juventus.

Zazzaroni non è certo il primo a usare i personaggi disneyani e, in particolare, il noto settimanale, come termine di paragone deteriore. Poco tempo fa parlammo di un caso simile, avente come protagonista un altro giornalista campione di presenzialismo televisivo, Andrea Scanzi. Zazzaroni non è, fra l’altro, neanche nuovo a paragoni fumettistici – come si può vedere da questi tweet (qui e qui) – non proprio puntuali ma fondamentalmente innocui.

Intendiamoci, non c’è nulla di male nell’usare i personaggi Disney come archetipi, magari allo scopo di creare parallelismi con dei “tipi” – correndo magari il rischio che i personaggi di carta risultino più complessi e umani di quelli in carne e ossa – o per stigmatizzare vizi e comportamenti. È questa possibilità che conferisce loro buona parte del fascino e della forza che esercitano: il fatto di porsi – come tra l’altro notava anche Buzzati – come delle maschere malleabili e durature, che ci rimandano, spesso impietosamente, l’immagine di noi stessi.

Però qui il sottotesto è altro. Sia Scanzi che Zazzaroni si limitano a sottolineare l’aspetto infantile della rivista e il secondo, addirittura, collega – indirettamente, sia chiaro – la violenza barbara esercitata da alcuni tifosi alle loro inadeguate letture.

Non che leggere Topolino basti, sia chiaro, anzi. Si possono e si devono portare critiche al settimanale, così come è lecito analizzare l’evanescente “ideologia” disneyana. Lo si è fatto per anni, in molte autorevoli sedi, e si continua a farlo. Resta il fatto l’importanza del ruolo culturale e pedagogico (per non parlare della sua funzione alfabetizzante) giocato da Topolino nel nostro paese in particolare è difficilmente discutibile, e annoia doverlo ribadire ogni volta.

Volendo andare un po’ più nello specifico il settimanale ha promosso, nel corso della sua lunga storia editoriale, quelli che vengono chiamati i sani valori dello sport, favorendo inoltre, in maniera molto più incisiva delle testate giornalistiche specializzate, molte discipline considerate minori in questo paese calciocentrico. Sport Goofy, un cugino di Pippo che sa giocare a qualsiasi sport, nacque appositamente a questo scopo e figurò in vari fumetti, fra cui Il segreto di Sport Goofy di Massimo Marconi e Giorgio Cavazzano, e in popolari cartoni animati degli anni 1980.

Sport goofy

Anche la violenza negli stadi, come altre devianze che caratterizzano la vita pubblica e privata nel nostro paese, è stata messa alla berlina sulle pagine del settimanale. Non sono mancati, infatti, storie che riflettevano sulle devianze del calciomercato, sul fenomeno di alcuni campioni pagati molto di più del loro effettivo valore, sui diritti televisivi ecc.

Non dimentichiamoci della bella Paperinik e il tifoso criminoso, che con sorprendente modernità e non senza audacia, nel 1989 collegava il fenomeno degli ultras alla speculazione edilizia e quindi alla politica.

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Del resto, il giochino di Zazzaroni è facile da replicare, volendo prestarci al suo gioco potremmo dire: «L’ultima rivista letta dai violenti da stadio è stata il Corriere dello Sport Stadio 30 minuti prima della partita» e via dicendo.

Ma nessuno, qui, si sognerebbe di sminuire il valore dei quotidiani, delle riviste e delle invadenti e ripetitive trasmissioni sportive, né il ruolo di subordinazione che queste hanno rispetto al sistema calcio tutto. Così come a nessuno verrebbe in mente di gettare discredito su quei professionisti che ormai più volte a settimana devono destreggiarsi fra pagelle, telecronache e ospitate televisive, nella difficilissima impresa di trovare ogni giorno qualcosa di originale e significativo da dire all’interno di un sistema ripetitivo e sempre più spesso eroso da scandali e corruzione.

A ognuno il suo mestiere.

Postilla

Alla dichiarazione di Zazzaroni ha risposto pacato, Tito Faraci, uno dei più importanti sceneggiatori disneyani. Zazzaroni ha replicato con elegante moderazione:

Non contento Zazzaroni ha rincarato la dose offendendo – presumibilmente riferendosi al tweet di Tito Faraci:

 

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