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Il nuovo Capitan America: alla fonte del significato dei supereroi

Chi segue Capitan America troverร  in questo articolo un trabocchetto. Non parlerรฒ, infatti, dellโ€™episodio piรน recente di Cap allโ€™interno di questa collana. Ma c’รจ un motivo particolare per cui vale la pena parlare di questo albo, e ringraziarne lโ€™editore Panini Comics.

Perchรฉ nellโ€™oceano dellโ€™informazione sul fumetto โ€“ in cui รจ facile affogare tra le news sugli ultimi casting dei cinecomics, sugli intrecci poco convincenti, sui vari reboot e crossover e su tutto ciรฒ che solletica la parte piรน superficiale della cultura nerd โ€“ rischiamo di perderci. E fatichiamo a riconoscere il vero valore delle piccole, ma significative scelte editoriali intorno a queste pagine di (talvolta banali, talvolta intelligenti) storie di supereroi.

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Dunque no, non sono qui a scrivere della storia principale del numero, quella intitolata Il soldato di domani. E questo nonostante non sia un episodio qualsiasi, nellโ€™economia della serie. Arriva infatti al suo epilogo un’avventura nella quale Steve Rogers รจ diventato ormai vecchio, ed ha abdicato il suo ruolo di Capitan America. Nell’introduzione allโ€™albo il curatore Giorgio Lavagna scrive ยซSiamo arrivati all’ultimo numero di CAPITAN AMERICAยป. Una frase che, da sola, motiverebbe tutta lโ€™attenzione di qualsiasi appassionato di supereroi e di fumetto Marvel. Ma il vero motivo per cui vale la pena leggere lโ€™albo in questione non รจ la vicenda narrata da Rick Remender, bensรฌ la storia collocata in appendice.

Si intitola semplicemente โ€œUna fineโ€, ed รจ un breve racconto scritto da Brian K.Vaughan, pubblicato per la prima volta nel febbraio del 1999, fino ad oggi inedito in Italia. In queste pagine ritroviamo lo Steve Rogers degli anni Trenta e Quaranta.

[Da qui รจ SPOILER, quindi siete avvisati, se ancora non avete letto il fumetto]

Innanzitutto quello del 1934, ancora mingherlino, seduto accanto al letto di morte della propria madre. Leggendo il dialogo tra i due, capiamo molto della personalitร  che ha forgiato il futuro Capitan America. ยซLa tua sarร  una vita difficile, ma non lasciare che questo indurisca il tuo cuoreยป, dice la madre a Steve.

Nel frattempo, la radio trasmette un discorso del presidente Franklin Roosevelt: ยซLa sola cosa di cui aver paura รจ la paura. La demoralizzazione causata dalla disoccupazione รจ la nostra piรน grande tragedia. Moralmente รจ la piรน grande minaccia al nostro ordine socialeยป. Erano gli anni della grande crisi economica americana, e queste parole furono pronunciate dal presidente Roosevelt il 4 marzo 1933, nel suo celebre discorso inaugurale, in piena Grande depressione.

Subito dopo la morte della madre di Steve, il flash forward ci fa rivivere i momenti di passaggio della nascita di Capitan America, dal 1938, al 1940, fino al 1941. Ora Steve Rogers รจ diventato Capitan America, ed รจ all’interno della sala ovale della Casa Bianca, e sta parlando โ€“ indovinate โ€“ con il Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt. ยซSignore, io non so se sono l’uomo giusto per l’incaricoยป dice Cap al Presidente ยซci sono soldati che si allenano tutta una vita per l’occasione che mi รจ stata offerta, altri meritavano il siero di super soldato piรน di me..ยป.

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Roosevelt non lascia terminare Cap. Si sposta dalla scrivania, e si mostra nelle sue precarie condizioni fisiche: il Presidente รจ sulla sedia a rotelle. ยซSono poliomieliticoยป dice Roosevelt ยซi medici dicono che forse non vivrรฒ a lungoโ€ฆ ti assicuro, figliolo, la forza fisica non รจ fondamentale per essere un leader, sei diventato Capitan America molto prima che t’imbottissero di sostanze chimicheยป.

Nelle vignette successive, il Presidente rivelaย un particolare della storia (immaginaria) dei comics che non ci era stato mai svelato prima: ยซI dottori dicevano di voler tentare l’operazione rinascita con me, se avesse funzionato su di te. Ma ora che Erskine รจ morto questo non รจ piรน possibile. Sei il solo americano che riceverร  questo dono Steve, non sprecarloยป. La vignetta successiva inquadra gli occhi di Roosevelt che fissano in direzione di Cap: ยซSono tempi duri per il nostro Paese. Tempi che richiedono grandi uomini. Stiamo costruendo un arsenale di democrazia…ยป. L’ultima vignetta riprende la stretta di mano tra Roosevelt e Capitan America. Il Presidente conclude la frase che aveva iniziato nella vignetta precedente: ยซ…E ci serve una sentinella della libertร ยป.

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In tre pagine di dialogo tra Capitan America e Roosevelt torniamo indietro nel tempo, in epoca pre-nerd, e per certi aspetti andiamo alla fonte del significato di Capitan America e altri supereroi: unโ€™icona sociale, con un ruolo โ€“ qui, un vero e proprio โ€œmandatoโ€ โ€“ politico.

Alla fine della storia, in Marvel Now! Files Giorgio Lavagna, il curatore della testata, spiega le ragioni della pubblicazione di questa storia del 1999 proprio oggi. ยซCon il New Deal ed il Wpa, il piano governativo per il lavoro garantito, Roosevelt ed il Governo degli Stati Uniti crearono milioni di posti di lavoro in uno dei momenti piรน difficili della storia d’America, promuovendo la costruzione di opere pubbliche e la realizzazione di grandi progetti nell’arte, nella cultura e nell’istruzione. ร‰ davvero molto strano che oggi in Europa queste idee siano considerate cosรฌ fuori moda da non essere nemmeno prese in considerazione per il superamento di una crisi economica che รจ forse piรน grave di quella che Roosevelt fronteggiรฒ con il New Deal (negli anni 30′ ndr)ยป.

Sono parole, anchโ€™esse, di sapore esplicitamente politico. Che ci ricordano ciรฒ che i fumetti di supereroi hanno sempre rappresentato: un messaggio semplice e schietto, capace di arrivare a tutti ma mettendo in luce i valori sociali connessi al loro ruolo. E in piena crisi economica versione anni Duemiladieci, ma anche nel bel mezzo di una diffusa โ€œmoda nerdโ€, Panini Comics ci offre un recupero quanto mai opportuno. Perchรฉ con i supereroi siamo tutti qui a giocare il gioco dellโ€™intrattenimento, certo, ma senza dimenticare dove abbiamo i piedi ben piantati: nel nostro presente. E in questo caso, in un piccolo ma fortunato cortocircuito, un azzeccato recupero editoriale del 1999 ci aiuta a ricordare che le radici del 2015 affondano nei lontani anni Trenta.

Ci fu un tempo in cui di super-icone ci fu un grande bisogno; tra nostalgia e necessitร , la loro longevitร  โ€“ oggi, in pieno boom dei cinecomics โ€“ รจ forse ancora piรน vicina di quanto vogliamo ammettere ai rinnovati tempi di crisi, verso la quale le super-icone continuano a offrirci il loro sogno (il loro messaggio?) di buona volontร .

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