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FocusOpinioniLe riviste italiane di fumetto underground anni Settanta (parte 2)

Le riviste italiane di fumetto underground anni Settanta (parte 2)

Proseguiamo e concludiamo, in questo secondo appuntamento della rubrica, la nostra breve panoramica delle principali riviste italiane underground di fumetti edite negli anni Settanta.

Leggi anche: Le riviste italiane di fumetto underground anni Settanta (parte 1)

Skizzo (1975)

skizzo

Così si intitolava una rivista autoprodotta a Milano dal gruppo Kapitani dello Spazio, ovvero Matteo Guarnaccia, Mario Camerini, Valerio Diotto e Scalpicìo. Nella sua unica uscita l’albo propone “fumetti plananti a corrente alternata”, che hanno come tema dominante il “trip”, il viaggio psichedelico e mistico, indotto da hashish, funghetti o, semplicemente, dall’ironica e improbabile spuma all’arancia.

L’editoriale di Guarnaccia fornisce le istruzioni per una corretta lettura: “1) Sedersi komodi 2) allacciare le cinture e le patte 3) accendete gli spini 4) il tutto possibilmente vicino a un frigo ben fornito 5) stappate la vostra ennesima spuma all’arancia 6) titillarsi l’ombelliko kol dito indice sinistro 7) con l’indice destro intanto estrarre un kappero dal naso e porlo nell’apposita kasella 8) liberatevi con un gesto negligè kol piede sinistro della scarpa destra y viceversa 9) mettete sul giradiski musika tipo piskadores e tutta la barakka & burattini del flauto delle Ande (very nice) regolando i bassi sui ¾ i treble su ¼ e il volume a metà 10) fate degli impakki preliminari di kamomilla sugli okkietti vostri d’oro 11) koncentratevi sul sesto chakra e lasciatevi andare…”

Minestrone (1976)

minestrone

Anche questa pubblicazione fu realizzata da Matteo Guarnaccia e soci, con una differenza rispetto a Skizzo: venne edita a Roma, da Stampa Alternativa. Il titolo completo della rivista era Hot Minestrone, prevedendo per un’ipotetica (e mai avvenuta) seconda uscita il titolo di Cold Minestrone.

Ironia e massicce dosi di provocazione sono gli ingredienti principali, evidenti già nell’editoriale, firmato dal ‘Collettivo Bakko, Tabakko & Venere’, che – oltre al già citato Guarnaccia – comprende Caterina De Gasperi, Luciano Pradella e Valerio Diotto. Nel testo si prova a svelare un ‘grande segreto planetario’: “vive nel ghetto ki accetta il modello proposto dalla classe dominante, che vuole privarci della gioia di esistere”. Seguono fumetti di sballi, di good and bad vibrations, emarginazioni e autoemarginazioni, guru e fascismi vari.

Combinazioni 11 (estate 1976)

combinazioni

Realizzata a Roma dal nutrito collettivo di Combinazioni, costituito da giovani di varia estrazione, la rivista fu distribuita nel circuito delle librerie del Movimento, durante manifestazioni e concerti. Per un verso questa pubblicazione trattava i consueti temi di controinformazione sulla droga, alimentazione, musica, politica, vita di strada, ecc. Ma scorrendo le firme, un nome spicca sul resto: in questa testata ciclostilata muove i suoi primi passi, dal 1974, Stefano Tamburini, con le tavole di Fuzzy Rat raccolte di recente nell’albo Tamburo Sotterraneo da MUSCLES Edizioni Underground.

La costruzione “assembleare” di Combinazioni diviene col passar del tempo sempre più difficile, fino alla definitiva ‘scoppiatura’ del Collettivo. L’ultimo numero, il dodicesimo, infatti, è realizzato dell’estate del 1976 dai soli Daniele Poto e Stefano Tamburini. E’ quasi uno speciale a fumetti, interamente fumettato, illustrato e letterato dal giovane e promettente fumettista romano.

Cannibale (1977)

cannibale

Nella primavera del 1977, in piena protesta studentesca, Stefano Tamburini sogna di raccontare a fumetti le azioni del Movimento romano. Utilizzando tipografia e canali di distribuzione del centro di controinformazione romano Stampa Alternativa, con cui collabora, da quindi vita a Cannibale. Una pubblicazione che segnerà rapidamente un momento di svolta.

La prima uscita del giornale, con copertina a colori e formato tipico degli underground comix americani, reca in copertina il numero 3, in una sorta di omaggio all’omonima rivista dadaista di Picabia, di cui erano usciti due soli numeri a Parigi negli anni Venti. L’albo spillato, propone – per citare l’Autore – “fumetti di strada, allucinati, disegnati ripensando in un bar a una situazione di due ore prima o con il fumo dei lacrimogeni ben presente nelle mucose del naso”. In Cannibale n. 3, insieme ai fumetti anarcolisergici di Tamburini, troviamo una storia di Marco D’Alessandro con protagonista una bottiglia molotov in fuga nelle strade della capitale in fermento, e i cartoon umoristico-demenziali del già affermato Massimo Mattioli.

Col numero seguente entrano a far parte della redazione Filippo Scozzari e Andrea Pazienza, autori già noti ai lettori soprattutto per i loro fumetti pubblicati sulle testate della Milano Libri, Linus e Alter Alter. Pazienza e Scozzari provengono da Bologna, altro polo vitale della protesta studentesca, di cui portano gli echi di Radio Alice, di Bifo con il suo A/traverso e dei Gaznevada.  Con loro Tamburini e Mattioli realizzano il leggendario “Cannibale 4-5-6-7”, numero che – grazie a un’insolita impaginazione ideata da Tamburini – consente di iniziare la lettura da quattro diversi punti, con una copertina e una storia per ciascuno dei quattro autori. Grazie alla collaborazione degli autori con la nota rivista satirica Il Male, la rivista esce dal contesto strettamente underground approdando in edicola, ma con scarso successo. Quanto basta, tuttavia, per renderla un oggetto editoriale che circolerà molto più di tante altre testate ‘alternative’, facendone così una delle produzioni underground più influenti nella storia del fumetto italiano.

Macondolore Macondolcezza (1978)

macondolore

Questa pubblicazione tanto dimenticata quanto interessante, uscì con un numero unico nel febbraio del 1978. Ne erano artefici i membri della fantomatica “3a Brigata Macondo”, nome dietro cui si celavano Jacopo Fo e Lorenzo Mattotti, che si avvalsero della collaborazione – tra gli altri – di Matteo Guarnaccia e José Muñoz.

La motivazione dietro alla sua nascita era denunciare la chiusura del centro culturale milanese Macondo. Nato pochi mesi prima e battezzato come il luogo dell’utopia di Marquez, il locale ospitava al suo interno un ristorante biologico, un bar, un mercato dell’usato e vi si tenevano incontri, concerti, mostre, fra le quali quella di tavole originali di Moebius (con ogni probabilità, la prima mostra di Moebius in Italia). La stampa e l’opinione pubblica milanese più conservatrice non vedevano di buon occhio la folla eterogenea e “alternativa” che frequentava Macondo, e misero in atto una serie di proteste e campagne. Il pretesto per la chiusura del locale arrivò dalla distribuzione al Macondo del facsimile di un biglietto del tram, con scritte che invitavano all’utilizzo come filtro per spinelli. Evidentemente, non era che una trovata goliardica – nata nell’ambito del Convegno sull’arte di arrangiarsi – ma fu sufficiente a provocare l’intervento della polizia, che irruppe nel locale arrestando alcuni soci fondatori per reati connessi all’uso di stupefacenti. Tra questi, Mauro Rostagno, ex esponente di spicco di Lotta Continua.

Strix (1978-1979)

strix

“Giornale di fumetti e altro fatto da donne”, è il sottotitolo dell’effimera rivista di fumetti realizzata, tra la fine del 1978 e l’estate ’79, da una cooperativa di tredici femministe. Tra queste vi erano nomi noti del Fumetto – come Cecilia Capuana, Cinzia Ghigliano e Giuliana Maldini – insieme con alcune esordienti. Si trattava di un giornale senza una vera redazione, le cui autrici si riunivano alla “Libreria delle donne” in Strada Maggiore a Bologna. Strix tenta una strada satirica tutta al femminile, narrando la realtà quotidiana della donna con un discorso onirico su maternità, ruolo femminile e inconscio, alla ricerca di uno stile fuori dal didascalismo femminista. Una pubblicazione-meteora, che – purtroppo – non ha lasciato alcun segno nell’evoluzione di un discorso ‘femminista’ nel fumetto italiano.

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