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Kuš, o il fumetto dove non c’era. Intervista a Sanita Muižniece e Līva Kandevica

di Serena Di Virgilio

Nel corso del festival bolognese BilBOlBul Nicola D’Agostino ed io abbiamo avuto modo di incontrare due ospiti lettoni: Sanita Muižniece, ovvero metà della casa editrice kuš!, e l’illustratrice e fumettista Līva Kandevica. Muižniece era coinvolta in una tavola rotonda e nella revisione di portfolio di neofumettisti presso l’Accademia di Belle Arti, ed entrambe hanno partecipato al BBBZine, il mercato del festival di micro e auto-produzioni nella piazza coperta della Biblioteca Salaborsa.

kuš! komiksi

kuš! è una piccola casa editrice attiva dal 2008 a Riga in Lettonia, impegnata nella diffusione del fumetto con pubblicazioni ed eventi tanto a livello locale che internazionale, vincitrice del Prix de la Bande Dessinée Alternative al festival di Angoulême nel 2012. kuš! pubblica ogni anno quattro antologie tematiche di 162 pagine e otto piccole monografie di 24 pagine, tutte in un caratteristico formato tascabile A6. Ospitano autori di tutto il mondo e si rivolgono ad un pubblico internazionale attraverso l’uso della lingua inglese, vendita online e un intenso lavoro di promozione su web e nei festival.

Per saperne di più, vale la pena leggersi il profilo scritto da Gabriele di Fazio un paio d’anni fa, ma tutt’ora più che valido.

kus

Crescere in Lettonia senza fumetti

Sanita, tu sei lettone e sei cresciuta lì… negli anni ‘80?

Sanita Muižniece: Sì, sono nata all’inizio degli anni ‘80.

Anche tu, Līva, sei lettone e sei nata…?

Līva Kandevica: All’inizio degli anni ‘90.

Che mi dite del fumetto in Lettonia negli anni in cui siete cresciute?

Sanita: Beh, non c’era. Non c’erano proprio fumetti. Venivano considerati una cosa “brutta” che veniva dagli Stati Uniti, di bassa cultura, storie semplicistiche senza valore culturale. Ricordo solo quattro fumetti verso la fine degli anni ‘80. Erano storie brevi, frutto di collaborazione tra scrittori e artisti lettoni e ogni libro aveva un tema, come “storia” o “avventura”. Erano pensati per i bambini, con un intento educativo. Negli anni ’90 l’economia crollò e molte delle pubblicazioni editoriali cessarono. Penso ci sia stato qualche tentativo di pubblicare fumetti, ma sempre per i più piccoli. C’è anche una forte tradizione di caricatura e satira. Dadzis (cardo) era un giornale umoristico uscito dagli anni ’50 ai ’90. Aveva una lunga storia e pubblicava molti autori. Nel periodo sovietico i temi erano la vita di tutti i giorni, relazioni e conflitti in famiglia. Non si poteva parlare apertamente di politica. Negli anni 2000 è stato riaperto, ma non per molto.

Līva, negli anni ‘90 tu eri una bambina. Ti ricordi qualche fumetto?

Līva: Ne avevo trovato uno in cantina. Si chiamava “Kurbads”. E questo è tutto.

Solo uno? Wow. Come avete scoperto e iniziato ad amare il fumetto se non ne avevate a disposizione?

Sanita: L’ho scoperto per caso. Stavo facendo un viaggio in Slovenia e Croazia con degli amici e ci trovavamo a Ljubljana. I nostri ospiti mi diedero da leggere un libro su Banja Luka, una città che volevamo visitare. Era un fumetto di Joe Sacco, “Gorazde. Area protetta” e per me fu una grande scoperta: “Wow! Esistono fumetti per adulti, e con storie molto buone.”

Līva: Ho scoperto i fumetti proprio con kuš!. Ho visto i libri in un negozio e li ho comprati.

Sanita, come hai sviluppato i tuoi gusti in fatto di fumetto?

Sanita: Penso vengano dai libri illustrati della mia infanzia. C’erano molti stili e illustratori diversi, artisticamente molto vari e bravi. Io e David [Schilter, co-editore di kuš! insieme a Sanita] cerchiamo cose diverse, per avere gusti più ampi. Più si legge, più si va ai festival, più si allargano.
Da un certo punto di vista è bene non avere un grosso retroterra di “classici” del fumetto, non si ha tutta questa zavorra, ma dall’altro lato devo mettermi in pari.

“š! #22 – Fashion”, storia di Oskars Pavlovskis
“š! #22 – Fashion”, storia di Oskars Pavlovskis

kuš! e il fumetto in Lettonia, oggi

E ora come va con il fumetto in Lettonia? Leggevamo che kuš! è l’unico editore che fa solo fumetto…

Sanita: Già.

Ci sono editori che fanno anche fumetto?

Sanita: Sì, ci sono editori “di libri normali” che traducono alcuni classici del fumetto, come “Tintin”.

Uno degli obbiettivi di kuš! è promuovere il fumetto in Lettonia. Avete scelto di farlo non pubblicando ciò che viene considerato un “classico” o un successo commerciale, ma con lavori nuovi, personali e sperimentali. Come mai?

Sanita: È un approccio che viene da David. Viveva a Lucerna, in Svizzera, dove si tiene il Fumetto Comics Festival, e quando era un adolescente ha iniziato a leggere molti fumetti alternativi e d’avanguardia. L’idea iniziale di kuš! era di fare una rivista mensile gratuita, con pubblicità disegnate dai fumettisti stessi… ma non ha funzionato. L’ispirazione veniva dalla rivista svizzera Strapazin. La nostra intenzione era anche di dare impulso ad una scena del fumetto in Lettonia. Abbiamo chiesto a gente dell’Accademia di Belle Arti di disegnare qualcosa per noi. Non avevano idea di cosa fossero i fumetti, quindi è venuto tutto da loro, cosa era importante per loro, che tipo di storie raccontare, in che stile.

Avete fatto laboratori, lezioni di disegno, mostre e residenze d’artista. Che reazioni hanno avuto gli artisti coinvolti?

Sanita: Quando abbiamo cominciato, penso che nessuno facesse fumetto. Il primo numero di kuš! aveva solo la copertina disegnata da un’artista lettone, Anete Melece, e nessuno dei fumetti. Ora ci sono… venti persone, forse anche di più, che disegnano fumetti regolarmente, anche se nessuno si definisce fumettista. Abbiamo invitato molti studenti d’arte. Ad alcuni è piaciuto e hanno continuato a fare fumetto, mentre altri lo fanno solo quando glielo chiediamo. Qualcuno di loro ha anche iniziato a fare le proprie fanzine. Facendo laboratori con noi, degli studenti delle superiori hanno iniziato a pensare di diventare illustratori e fumettisti, mentre prima non sapevano neanche fosse possibile.

C’è una scuola di fumetto in Lettonia?

Sanita: No, solo i nostri laboratori. Ci sono corsi di illustrazione all’Accademia d’Arte, con insegnanti giovani. È un buon inizio.

E la risposta del pubblico? Dicevi [durante la tavola rotonda] che in Lettonia vendete pochissimo.

Sanita: All’inizio kuš! usciva in edicola, ma dopo un anno non ci hanno più voluto. Ora vendiamo solo in alcune librerie e forse è per questo che le vendite sono scarse. Nel 2009 facemmo una mostra internazionale molto grande. All’inaugurazione c’erano centinaia di persone. Ora facciamo mostre più piccole. Penso che il nostro pubblico sia composto sopratutto di giovani interessati all’arte: non è un pubblico molto vasto. Ma c’è anche gente che, magari per caso, ci scopre.

Le istituzioni vi danno supporto?

Sanita: Ci abbiamo messo qualche anno, ma ora prendiamo fondi per le antologie dalla Latvian State Culture Capital Foundation (VKKF). Fanno dei bandi, e noi riceviamo qualcosa per stampare e per andare ai festival. Ogni cosa è un progetto da proporre a parte, e non sappiamo mai prima quanto ci daranno.

Līva, come hai incontrato gli editori di kuš!?

Līva: Gli ho scritto. Sto studiando in Germania, ad Halle, e volevo fare uno stage mentre ero in Lettonia. Sono stata solo un paio di mesi.

Sanita: Non avevamo neppure un ufficio, allora: era il nostro appartamento. Quando abbiamo conosciuto Līva le abbiamo mostrato “la stanza di kuš!”. David e io organizzavamo tutto da lì. La grafica e l’impaginazione la fanno i nostri amici Monika Grūzīte, che vive in Olanda, e Markus Hafliger, che sta in Svizzera. Da maggio 2015 abbiamo un ufficio. È sempre una stanzetta, ma è bene avere uno spazio separato.

Līva, cos’è che studi?

Līva: Arte. Per la precisione studio design della comunicazione, e ho scelto l’indirizzo illustrazione. È un corso di quattro anni.

In Germania ci sono molti fumetti: ne leggi o non t’interessano?

Līva: M’interessano. Leggo fumetti, li cerco ai festival. Trovare cose nuove e cercare fumetti fatti da altri è bene.

“š! #15 – Cats”, copertina di Edgars Folks, storia di Rūta Briede
“š! #15 – Cats”, copertina di Edgars Folks, storia di Rūta Briede

š!, antologia di storie brevi a fumetti

Sanita, come procedete per mettere insieme le antologie š!?

Sanita: Abbiamo una lista di temi e una lunga lista di persone che vorremmo coinvolgere, e pensiamo a chi sarebbe adatto a un certo tema. A volte l’idea arriva direttamente da un fumettista. A volte facciamo degli inviti aperti a tutti, o solo per autori balcanici o lettoni. Capita di lavorare a due volumi allo stesso tempo, ognuno comporta quattro o cinque mesi di lavoro.

Vi capita mai di dover cambiare programma?

Sanita: Con le antologie non si può, perché ci sono i fondi dei bandi e dobbiamo essere puntuali. Facciamo anche i libricini, i mini kuš!, e con quelli possiamo essere più flessibili.

Una volta d’accordo per una storia, lasciate gli autori completamente liberi o supervisionate e rivedete il loro lavoro?

Sanita: Vogliamo lasciare quanta più libertà possibile. Diamo il tema e la scadenza, ma come sarà la storia, o di quante pagine, sta a loro. Non chiediamo neppure delle bozze. Se vogliono, possono mandarcele e noi ne siamo contenti, ma non vogliamo dirigere troppo.

Alcune storie nelle antologie sembrano fatte per un formato più grande, mentre altri fumettisti sembrano aver tenuto in considerazione il piccolo formato A6, ad esempio sviluppando solo una vignetta per pagina.

Sanita: È una cosa importante di cui i disegnatori devono tener conto. C’è chi ha lavorato già in quel formato e si rende conto di cosa è possibile e cosa no. Non mi vengono in mente storie scartate perché non adatte al formato, ma ci è capitato di chiedere di cambiare qualcosa.

Durante BilBOlBul c’è stato un incontro sull’autopromozione online. In un’intervista, David diceva che cerca nuovi autori su Tumblr.

Sanita: Abbiamo trovato molti fumettisti su Tumblr. È un buon posto per pubblicare il proprio lavoro.

Cercate anche su Facebook?

Sanita: Non molto, più su Tumblr e Instagram. Faremo un mini kuš! con una fumettista trovata su Instagram.

E i disegnatori lettoni che hanno collaborato con kuš!?

Sanita: Qualcuno mi pare sia su Tumblr, ma la maggior parte ha un sito web. E altri non hanno niente.

Līva, hai pubblicato delle storie in š!. Sono molto giocose e un po’ infantili. Qual è la tua formazione fumettistica?

Līva: Io sono un po’ infantile, e questo si riflette nei miei fumetti e nelle mie illustrazioni. Faccio fumetto da poco tempo, ho iniziato solo tre anni fa studiando all’università.

“š! #21 – Business Time”, storia di Līva Kandevica
“š! #21 – Business Time”, storia di Līva Kandevica

kuš! come casa editrice

Sanita, che accordi avete con gli autori?

Sanita: Diamo loro libri. Non abbiamo soldi per pagare i fumettisti, ma diamo loro copie, e molti vanno a festival dove possono venderle. A volte riceviamo fondi per pagare autori lettoni.

Se un libro ha molto successo e lo ristampate, date più copie?

Sanita: Abbiamo ristampato solo il mini kuš! di Jesse Jacobs. Di solito facciamo 600/700 copie e non ristampiamo se finiscono, ma quella volta ne producemmo meno, penso solo 500. E abbiamo dato copie a Jesse.

E il copyright?

Sanita: Lo deteniamo entrambi, ma in realtà ci va bene che l’autore ripubblichi il proprio lavoro altrove. È carino se non mettono tutta la storia su Internet prima dell’uscita del libro, ma dopo, se trovano un altro posto per pubblicarla, noi siamo felici.

Avete un’esclusiva per un certo tempo?

Sanita: No. Non facciamo contratti.

E i diritti per le edizioni straniere?

Sanita: Bisogna parlare direttamente con l’autore. Quando andiamo ai festival incontriamo editori più grandi e ovviamente parliamo loro dei fumettisti e diamo loro i libri. Facciamo promozione, ma non facciamo da agenti.

La casa editrice si sostenta?

Sanita: Io continuo a fare traduzioni come freelance. Più o meno David ed io ci manteniamo con kuš! e altri lavori pagati che hanno a che fare con il fumetto, ma non è che abbiamo uno stipendio dalle vendite di kuš!

Līva, il fumetto è per te un lavoro o qualcosa che fai per te stessa?

Līva: Lo faccio per me stessa, non lo considero un lavoro da cui ricevere soldi. Mi piace fare fumetto, ma non so se sarò mai un’autrice davvero brava.

“mini kuš! #27 – Mathematical Solutions for a Global Crisis”, di Jesse Jacobs
“mini kuš! #27 – Mathematical Solutions for a Global Crisis”, di Jesse Jacobs

kuš! nel 2015 e oltre

Sanita, tu e David siete stati a molti festival nel 2015.

Sanita: E continueremo. Ne cerchiamo sempre di nuovi e ci piace tornare a quelli che sono andati bene in passato. Quando andiamo a un festival e copriamo le spese di viaggio, siamo contenti. Se non andiamo in rosso, è un buon festival! Ma non guadagniamo molto.

Nel 2015 avete anche pubblicato un e-book, “Comic Artventures”. È un PDF senza DRM a offerta libera. Com’è andato l’esperimento?

Sanita: Nel 2012 avevamo invitato alcuni artisti al Museo Nazionale d’Arte per fare delle storie basate sui classici dell’arte lettone, ma non avevamo abbastanza fondi e non abbiamo potuto stampare il libri. I lavori erano stati prodotti e volevamo farli vedere comunque. Qualcuno l’ha pagato un dollaro e qualcuno dieci, ma non ha incassato molto. Però è stato scaricato e questo era il nostro obbiettivo: condividerlo.

Farete altre edizioni digitali?

Sanita: Per ora non penso, perché i libri stampati ci piacciono proprio tanto.

“The end of a fence”, appena stampato, è il vostro primo racconto lungo.

Sanita: Avevamo invitato Roman Muradov a contribuire all’antologia sulla moda, ma la sua storia aveva quattro vignette per pagina e sarebbero state troppo piccole. Era un po’ che pensavamo di fare racconti più sviluppati quindi abbiamo detto: “OK, è una bella storia, perché non ne facciamo un libro lungo?”

Come casa editrice cosa vi aspettate da questa linea mono di libri più lunghi?

Sanita: È parecchio tempo che pubblichiamo storie molto brevi nell’antologia per mostrare la varietà del fumetto e per permettere agli autori di sperimentare, fare qualcosa di nuovo o semplicemente inatteso. Poi abbiamo i “mini kuš!”, che con le loro 24 pagine sono la prima occasione per i fumettisti lettoni di fare una storia più lunga. Con “The end of a fence” abbiamo voluto dare ancora più spazio per raccontare una storia più sviluppata. Non abbiamo intenzione di andare molto oltre, perché cento pagine ci sembrano giuste per una storia. Non vogliamo chiedere agli autori di produrre trecento pagine su cui dovrebbero lavorare per anni.

Avete già altri libri in programma per questa linea?

Sanita: Vogliamo vedere come va, se ha senso per noi farla. Vedremo, ci piacerebbe.

“kuš! mono #1 – The End of a Fence”, di Roman Muradov
“kuš! mono #1 – The End of a Fence”, di Roman Muradov

Līva, che mi dici del tuo mini-comic “Peter”?

Līva: Il mio alter ego? Peter è il mio personaggio preferito, semplice e divertente.

E della storia nella giungla preistorica, “The chariot of gods”?

Līva: L’ho fatta come progetto semestrale all’Università. Avevo letto un libro di Erich von Däniken sulle sue teorie sugli UFO, una delle quali è che gli alieni abbiano dato origine alla specie umana. Il fumetto è stato la mia interpretazione.

“Peter”, di Līva Kandevica
“Peter”, di Līva Kandevica

Si ringraziano Sanita Muižniece e Līva Kandevica, Nicola D’Agostino, la Libreria Trame e l’Associazione Culturale Hamelin.

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