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RecensioniNovitàKing City: il rompicapo a fumetti di Brandon Graham

King City: il rompicapo a fumetti di Brandon Graham [Recensione]

Dopo una lunga e sofferta attesa, finalmente Panini Comics ha dato alle stampe King City di Brandon Graham. Un tomo di oltre 400 pagine fitto di graffiti, mappe, murale e balloon che tracciano un’orbita eccentrica e stordente nella sua anomala bulimia. Abbiamo già parlato dell’opera di Graham a proposito dell’edizione di Multiple Warheads, e in quella sede ci siamo già soffermati sui caratteri più importanti dell’opera dell’autore americano.

L’edizione in volume di King City raccoglie il materiale apparso per l’editore TokyoPop e quello in seguito edito da Image Comics, con l’aggiunta di storie inedite a firma di autori vicini a Graham – Herpich, Churchland, Stokoe e Ludroe – che hanno contribuito negli anni con suggerimenti e idee ad ampliare il mondo di Joe e del suo gatto Terricolo, usato come una potente arma grazie a iniezioni che ne amplificano i già infiniti poteri. I due si muovono in una città brulicante di vita, che ricorda le affollate metropoli illustrate da Moebius, con una sensibilità che deve molto al fumetto nipponico – Masamune Shirow su tutti –, ma anche al fumetto d.i.y. americano e australiano (Matt Howarth, Fil Barlow…). Il tutto è attraversato da un’incessante vena ironica concretizzata in continui calembour, che diventano la cifra di una città che parla un suo specifico idioma. Il lettore deve fare i conti con questi elementi di disturbo, una specie di rumore bianco che Graham decide di inserire tra le vignette, rallentando la lettura e costringendo a muoversi caoticamente tra le pagine, per cercare di carpire ogni minima frase nel vociare assurdo della gente e delle cose.

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Graham, nella postfazione, confida di averci rimesso un testicolo durante la stesura del fumetto e, dopo essersi sottoposto alla chemio, di aver messo da parte il desiderio di raccontare una storia. Si è concentrato esclusivamente su quello che lo divertiva di più, sostenuto dal suo “miglior fabbro” Ludroe, che spesso e volentieri ne cassava sequenze, vignette e soluzioni. Per questo King City non è solo mera narrazione, ma è una sfida contro il fumetto a favore della tavola come esercizio ludico e ascetico.

«Il mondo del fumetto fa schifo, ma l’importante è l’amore che corre tra te e la tavola. Il mondo del fumetto è la tua ex che ti detesta, mentre la tavola è la ragazza per cui hai una cotta.»

Ogni tavola è una scoperta, un affastellamento di invenzioni, di trovate grafiche e linguistiche, di indagini sulla struttura del fumetto. In questo tentativo di fare d’ogni tavola un’occasione di sfida, Graham a un certo punto perde il bandolo della matassa. Sgrana la narrazione e fa di King City una metafora dello straniarsi dei personaggi nel dedalo di strade e grattacieli della metropoli. Mano a mano, l’autore si sofferma sul rapporto tra Joe e la sua ex Anna, tra Pete e l’Acquatica venduta in un giro di prostituzione di esseri geneticamente modificati; si sofferma sul passato di Max – attuale ragazzo di Anna – parlando di una guerra combattuta ai confini del continente orientale contro un’orda di zombi, dove gli incubi del veterano, ormai schiavo di una droga che lo sta letteralmente consumando, rimandano al dramma dei veri veterani americani.

Graham complica e intreccia le storie, le smarrisce e le dimentica, cercando di disegnare una mappa quasi sinestetica della città: a un certo punto sembra di poter sentire l’olezzo dei cibi esotici, dei piedi di Anna e il marciume delle gallerie segrete e dei mille rivoli di acque reflue.

Il vero protagonista del fumetto è la città: non è un caso che si faccia largo uso di mappe e diagrammi. Graham, allora, più che un fumettista è un cartografo. Tutto ciò richiama alla memoria Dylan Horrocks e il suo sentito omaggio al fumetto in Hicksville, dove, in un passaggio, il fumettista Emil Kopen dice che le mappe sono di due tipi: quelle che cercando di rappresentare l’ubicazione delle cose nello spazio, e altre che rappresentano l’ubicazione delle cose nel tempo. Ci sono diverse soluzioni dove lo spazio diventa immagine del tempo, ma questa doppia tavola risponde pienamente all’idea di “geografia del tempo” e nel contempo la complica sino all’eccesso:

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Joe, Anna e Pete si dividono e si muovono per King City, come su un tabellone del classico Gioco dell’Oca. Un approccio ludico, attivo e privo di centro, che ritorna spesso, trasformando King City in un enorme e divertentissimo rompicapo.

P.S.: Una menzione di merito va tanto al traduttore Leonardo Rizzi quanto al supervisore dell’edizione italiana Antonio Solinas, senza dimenticare la paziente opera del lettering di Ram Studio*.

King City
di Brandon Graham
Panini Comics, 2016
424 pagine, 24,00 €

*Nota: una versione precedente dell’articolo riportava “letterista Gianluca Pini”, così come riportato nel colophon; si tratta in realtà di un’attribuzione inesatta, frutto di un problema di revisione dello stesso editore.

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