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Con classe

vaughn bode

Il 18 luglio del 1975, Vaughn Bodé fa, per l’ultima volta, il suo rito mistico. Fino a quel momento è stato uno dei fumettisti più importanti che il movimento underground ci abbia dato. Ha disegnato lucertole, rospi, maghi nascosti nel proprio cappello, nazisti e donne bellissime. Quelle femmine di carta sono un concentrato di carne, di labbra e di seni. Le sue pagine, in Italia, sono comparse a più riprese su Linus. Un paio di volte durante gli anni di Giovanni Gandini e con maggior continuità durante la direzione di Oreste del Buono. La banda di Linus aveva accolto Bodé dopo averlo conosciuto a Lucca, dove, nel 1969, era andato a ritirare lo Yellow Kid. Erano anni in cui quello era il premo più fico del mondo, mica bubbole. Bodé racconta una sessualità confusa e divertita. Lo fa con il corpo, con il travestitismo, con l’aspetto da rockstar e, soprattutto, con una montagna di pagine bellissime. A un certo punto, Berni Wrightson (che non è certo un tipo impressionabile) fa una breve serie di storie con lui. Da quell’esperienza, porta a casa un ricordo che, anni dopo, condividerà in un’intervista: “la cosa migliore di quei fumetti era lo spettacolo di Bodé”. Una sessualità impressa sulla pagina tanto incontenibile da richiedere periodiche esperienze mistiche. Il 18 luglio del 1975, l’ultima. Vaughn indossa il camice, saluta il figlio Mark per l’ultima volta e va a fare la sua cosa: lo troveranno con un cappio al collo. La masturbazione in asfissia non è sempre una bella trovata.

rene goscinny

Il 5 novembre del 1977, René Goscinny sta pedalando su una cyclette. Nessuna volontà di mantenersi in forma. È un periodaccio e lui si è affezionato alla propria vita. Non sta tanto bene, prende un sacco di farmaci e, lo sai anche tu, compiuti i cinquant’anni bisogna fare controlli periodici. È un grande sceneggiatore: ha fatto ridere generazioni di lettori con Iznogoud, Asterix, Lucky Luke e Petit Nicolas. Ha diretto uno dei mensili di riferimento del fumetto europeo, Pilote. È stufo di pillole che scandiscono la sua giornata a orari inflessibili. Decide di cambiare cardiologo. Quello nuovo è uno sperimentatore: il 5 novembre del 1977, gli dice di gettare i farmaci e di salire sulla cyclette per un elettrocardiogramma sotto sforzo. Goscinny avrebbe potuto prevedere che sarebbe andata a finire male: uno con la sua vis comica, quella leggerezza, a Iznogoud, non l’avrebbe certo lasciata passare liscia.

Andrea_Pazienza_San_Menaio

Il 16 giugno del 1988, finisce la corsa di Andrea Pazienza. Ci aveva illuso che il suo schizzare lo sballo si fosse interrotto con quella magnifica doppia pagina in chiusura di Pompeo. Lì, il meridionale più alto del mondo aveva dichiarato, in modo chiaro, come la sua strada e quella del suo personaggio dovessero infine dividersi: io a vivere e lui a morire, sembrava dirci, in una sorta di Apologia al contrario. Invece, l’eroina per Pazienza non era uno strumento e neanche un’esperienza: semplicemente era metodo. L’autodistruzione richiede disciplina. Il 16 giugno del 1988, per l’ultima volta, 10 mg di liquido grumoso in un cilindro di vetro vengono stantuffati attraverso un ago ipodermico nell’avambraccio di uno che a disegnare era veramente bravo.

Charles_Schulz_NYWTS

Il 12 febbraio del 2000, muore Charles M. Schulz. Aveva realizzato la sua striscia per cinquant’anni. La leggenda vuole che tutti i segni presenti su tutte le strisce (e le tavole domenicali) di Peanuts – squadrature e lettering compresi – siano dovuti a un’unica mano. Quella di Schulz. Ogni personaggio di quel mondo, bidimensionale e privo di adulti, racconta un frantume della personalità di Schulz. Per tutta la vita negherà con forza di aver attinto alla personalità di amici e conoscenti – o, peggio ancora, a esperienze di vita coniugale – per alimentare le situazioni presenti nella striscia. A Charlie Brown ha dato la sua timidezza e la sua determinazione, a Violet “la parte peggiore di sé”, a Lucy il sarcasmo, a Linus la dignità e “i piccoli pensieri strani”, a Shroeder il perfezionismo e la devozione alla sua arte, a Snoopy la consapevolezza di essere colmo di talento ma incompreso… A un certo punto, a un intervistatore, dirà: “Mi sento a casa con tutti i miei personaggi. Con loro posso essere sarcastico quanto mi pare. E tutto questo mi consente una piena sublimazione di tutti i miei desideri, proprio quello che mi serve a detta di quegli psichiatri oggi tanto popolari.” L’ultima tavola domenicale di Peanuts esce il 13 febbraio del 2000, il giorno dopo la morte dell’autore.

*Questo articolo è originariamente apparso su sparidinchiostro.com

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