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Sunday Page: David Harper

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le coversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica divago con David Harper, giornalista e critico originario dell’Alaska che si è fatto conoscere su Multiversity Comics e ha poi fondato SKTCHD, un sito incentrato su articoli long-form, analisi e podcast con fumettisti.

fantasticfourhickman

Ok, questa è facile. È una pagina da FF, la seconda serie dei Fantastici Quattro creata da Jonathan Hickman.

Sono sicuro che con un po’ di ricerca avrei tirato fuori qualche altra pagina che mi ha toccato profondamente. Magari l’ultima pagina di Y, l’ultimo uomo o qualche momento di 20th Century Boys. Ma ho scelto l’ultima pagina dell’ultimo numero di FF di Jonathan Hickman e Nick Dragotta perché contiene tutto ciò che mi piace del fumetto. È una tavola semplice ma ha molta profondità e sfrutta tutta la potenza del mezzo in modi molto forti.

È una storia piena di momenti immaginifici. Il Franklin del futuro ha lasciato al sé stesso giovane un universo in cui poter sperimentare i propri poteri e il ragazzo a un certo punto mischia tutte le sue fantasia in un unico scenario (dinosauri che combattono cowboy contro armate di uomini gelatina). Questa tavola che ha di speciale?

Be’, guarda come il disegno racconta la storia. La zoomata indietro dalla maniglia. La concentrazione sulla porta. Le vignette di Pulce e Franklin che entrano nell’universo. C’è un ottimo ritmo ed è una pagina lavorata in maniera molto intelligente.

La pagina poi ha un senso di speranza, per la Fondazione Futuro e per il mondo stesso. Possiamo essere la versione migliore di noi stessi, se solo lo vogliamo. Se ci impegniamo a esserlo. Questa tavola incapsula l’intera serie e le dà un valore molto forte.

E c’è un effetto al rallentatore che le dà quel senso di speranza di cui parlavi, ma anche nostalgia, come se si fosse consapevoli che quelli sono gli ultimi istanti con i personaggi e li si volesse gustare il più possibile. Mi ricorda un po’ il finale di Capitan America. È un riferimento scemo ma l’effetto è uguale, con quel sapore celebrativo dei bambini che partono alla carica in slowmotion.

Sì e a me piace la sensazione di divertimento della scena. Dragotta disegna alcune tra le espressioni più entusiaste del settore. E poi chi non vorrebbe un proprio universo in cui giocare? È troppo fico.

Quindi a te la gestione è piaciuta proprio tanto. Spesso Hickman tenta disperatamente di connetterti ai personaggi ma il grande – e un po’ freddo – disegno narrativo si metta sempre in mezzo.

Sai, comprendo la tua rimostranza – a volte i suoi lavori possono essere impenetrabili e io stesso ho trovato la sua gestione degli Avengers molto distaccata agli inizi. Ma per i Fantastici Quattro era perfetto. Forse la migliore gestione di sempre. Un matrimonio ottimale di tutte le cose che rendono i Fantastici Quattro i Fantastici Quattro. La scienza, l’esplorazione, la famiglia. La natura autodistruttiva di Reed. L’umanità di Ben. Tutto questo e molto altro, siamo anche stati in grado di vedere la progressione del futuro nella loro sezione dell’universo Marvel. La run di Hickman era bella sia nei momenti grandi che in quelli piccoli. Penso a Fantastic Four #605, che sarebbe potuta essere una storia sui viaggi temporale e invece è uno studio sui personaggi. O quando Franklin, nel 604, grida: «A me… Mio Galactus!» – un nerdgasmo ma anche una splendida conclusione a tipo venti trame, grazie al dramma famigliare che aveva imbastito tra le righe. Non so se ci sia qualcuno in grado di scrivere storie Marvel più belle delle sue. È incredibile come riesca a usare la continuity a suo favore per potenziare l’effetto delle storie, senza mai far soffrire i singoli numeri. Quel tizio è un genio.

Sono certo che Hickman ti risponderebbe così.

*English version in the next page.

 

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