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RecensioniNovitàDressing di Michael DeForge: 14 storie in costante divenire

Dressing di Michael DeForge: 14 storie in costante divenire

Sul sito della sempre più attiva Eris Edizioni Michael DeForge viene presentato come uno dei “comics artist più originali del panorama indipendente degli ultimi anni”. Una definizione senza dubbio lusinghiera, a cui l’autore dimostra di saper tenere testa senza troppi patemi. A conti fatti la capacità delle sue storie di raccontare i turbolenti anni di cambiamento che stiamo vivendo – senza mai rinunciare a un immaginario grottesco e surreale – risulta seconda solo all’essenza di autore sfuggente e impalpabile da sempre tratto caratteristico del canadese. Cercando di inquadrarlo si prova la stessa, strana sensazione a cui si va incontro decodificando una delle sue enigmatiche anatomie. Aspetto caratterizzante che ha radici ben piantate nella stessa carriera del Nostro, decisamente sui generis.

DeForge si guadagna infatti da vivere facendo il designer per Adventure Time, serie dove lo slittamento di identità e paradigmi estetici non è un evento così raro, mentre con i suoi criptici fumetti pubblicati dalla Koyama Press e Drawn&Quarterly ha finito per vincere quattro Ignatz Awards ed essere candidato due volte agli Eisner. Senza contare poi decine di magnifiche, strampalate collaborazioni (Marvel, Study Group, The Believer Magazine), un’infinita serie di minicomics pubblicati nel corso degli anni e ogni forma di autoproduzione vi passi per la testa (da Patreon alle fanzine).

“Il mio intento è mostrare personaggi che non hanno molta padronanza sulla loro vita, o non sentono di averne” raccontava al New Yorker in occasione dell’uscita di un suo volume per la prestigiosa Drawn & Quarterly, dimostrandosi in grado di sapersi ben comportare anche nei salotti della cultura alta. Ancora un tassello, dopo la sua autorità in campo mainstream e la vocazione alla piccola editoria, nel complesso mosaico di un autore per cui la sospensione tra i mondi è parte integrante della poetica. Il frutto di tali equilibrismi è una produzione prolifica fino al paradosso, sempre liquida e mai uguale a se stessa. Impossibile da cristallizzare in definizione quadrate e vetuste.

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In questo senso la raccolta Dressing rappresenta un punto di partenza perfetto per scoprire questo fumettista. Quattordici storie brevi dove la continua mutazione e le altrettanto tragiche conseguenze della resistenza ai cambiamenti la fanno da padrone. La gentrificazione di un condominio con i suoi nuovi inquilini, una radice infestante tra quelli che una volta erano coloni su Marte, l’aerea e informe economia della dotcom, migrazioni eterne e il dramma di chi non riesce a starne al passo, cambi di identità non richiesti, gemelli ridotti a figli unici, il seme della violenza instillato durante un pranzo di Natale e i suoi segni su chi sedeva a quella tavola.

Pare che DeForge sia ossessionato dalla velocità con cui il mondo è in perenne trasformazione. Un movimento perpetuo in cui il Nostro non sempre riesce a vederci aspetti positivi, anzi. Perfino i “pesci corteggiatori” oggi non esitano a mandarci a fare in culo (segmento “Animali umidi”) mentre gli elfi di Babbo Natale vivono in una sorta di incubo kafkiano alla luce del fatto che le festività non siano più quelle di una volta (“Elfi”). Paradossalmente quando si ha la fortuna di avere una famiglia in grado di farci volare sopra tutti gli altri finiamo per sperare di “vivere in un paesino di mare. Crescendo un figlio o una figlia normali”. Aggettivo che in questo caso, episodio “La mia interessante madre, un miliardo di miglia”, indica il non essere in grado di mantenersi sollevato da terra muovendosi a velocità supersonica, ammirato da chiunque. Oppure possiamo pensare di rubare un jumbo con i nostri amici. Volando per un milione di anni e nutrendoci di uccelli catturati direttamente dai finestrini. Siamo sempre in divenire, mai nello stesso stato per due istanti di fila. Proprio come i mondi nei fumetti di DeForge.

Leggi anche: Il pop degenerato di Michael DeForge, talento tritatutto
dressingstory6Lo stile di disegno cambia da capitolo a capitolo, saltando da raffinate illustrazioni quasi astratte a scarabocchi infantili, passando per suggestioni tradizionalmente underground – lo scarno bianco e nero de “Il piccolo oftalmologo” – a suggestioni più pop e figlie dell’occupazione a tempo pieno del fumettista presso Cartoon Network. Alla stessa maniera la narrazione rifugge ogni forma di classificazione, preferendo strutture narrative sghembe ed evanescenti. Le vicende spesso si interrompono in maniera brusca, lasciandoci irrisolti. Il racconto si fa febbrile e non ha tempo per evolversi. Nonostante si tratti di storie di poche pagine gli universi di questa raccolta sono comunque densi, ricchi di dettagli solo suggeriti. La didascalia 1998 in apertura a Dot Com dice un sacco senza bisogno di muri di testo, lenti e statici.

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Sarebbe disonesto non ammettere quanto tutta la scena di Fort Thunder abbia influenzato DeForge, permettendogli di infilarsi in quel tipo di estetica consegnato ai posteri dalla defunta Picturebox. Un tipo di fumetto che fin dalle origini sfuggiva certi cliché autoriali giocando con il fantasy e la cultura pop, senza mai rinunciare a una certa ruvidezza di fondo, quasi punk. Rispetto ai vari Brian Chippendale o Matt Brinkman, DeForge ha dalla sua un esplosivo uso pop del colore e una certa propensione a un tratto scarno e ridotto all’osso. Eppure l’essenza trasversale rimane la stessa, così come la voglia di risultare disturbanti. In Dressing non si passa mai il segno e l’esplicito viene sempre evitato con cura, ma il fastidio trasmesso rimane innegabile. Come quando si ha il timore di non capire quello che si sta succedendo attorno.

Dressing
di Michael DeForge
Eris Edizioni
120 pagine, b&n e colore – 13,5€

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