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RecensioniNovità"Il giorno più bello" di Mabel Morri: l'impegno di crescere

“Il giorno più bello” di Mabel Morri: l’impegno di crescere

Non è detto che il confine la gioventù e l’età adulta viene varcato nel momento in cui si raggiunge la maggiore età, si entra nel mondo del lavoro, o si diventa socialmente ed economicamente indipendenti. Ci sono persone che raggiungono questa consapevolezza più lentamente e che all’improvviso, colpite da un fulmine a ciel sereno, da un avvenimento sconvolgente – sia in positivo sia in negativo – , si ritrovano a porsi delle domande, a dover affrontare il passaggio.

La vita è crescita. Se smettiamo di crescere, tecnicamente e spiritualmente, siamo praticamente morti.

Sono le parole del giapponese Morihei Ueshiba, considerato uno dei più grandi maestri di arti marziali della storia.

Proprio intorno alla necessità di crescere, e di guardarsi profondamente dentro, ruotano le 160 pagine di Il giorno più bello, l’ultimo graphic novel di Mabel Morri (Io e te su Naboo, Cinquecento milioni di stelle, Hai mai notato la forma delle stelle), pubblicato a febbraio da Rizzoli Lizard.

Mabel Morri il giorno piu bello

Tina, Vane e Gio sono tre amiche cresciute insieme unite da un forte legame che ha permesso loro di superare tutte le difficoltà che un rapporto di amicizia di lunga data implica. Le tre protagoniste – la storia porta avanti parallelamente, in un intreccio continuo, le linee di vita di ognuna – sono nel pieno dei loro trent’anni, divise tra lavoro, relazioni, intrecci quotidiani, ancora confuse nei confronti del passaggio “all’età adulta”, all’apparenza ancora distante. Quando Tina annuncia il suo imminente matrimonio, improvvisamente il futuro, i programmi di vita, le responsabilità, si palesano costringendo le tre ragazze ad affrontare tematiche e tensioni procrastinate fino a quel momento. I periodici viaggi verso la Puglia, terra di origine della futura sposa, saranno colti dalle protagoniste come momenti ideali per sottolineare ed affrontare le proprie differenze e incomprensioni, oltre che le proprie debolezze. Un continuo palleggiare tra l’entroterra romagnolo e le coste pugliesi in un viaggio illustrato che descrive il disagio e le difficoltà di una generazione, i nati nell’80 – il graphic novel è ambientato nel presente -, che si è scoperta grande in ritardo, ancora intrappolata nella ricerca del proprio, giusto, posto.
MorriGiornoPiuBello4Lo stile inconfondibile di Mabel Morri è caratterizzato da un tratto sicuro, senza sbavature, che non lascia spazio ad alcuna approssimazione, anzi si esprime al meglio nella cura dei dettagli e nell’elaborazione delle forme. Originale e ricercato – persino nell’ideazione delle chiome delle tre protagoniste e nelle imperfezioni fisiche dei volti delle varie comparse – il suo segno decostruisce e personalizza col proprio stile tozzo ma genuino le anatomie; mentre il ritmo delle vignette è gestito in modo coinvolgente e dinamico. I personaggi rompono, seppur moderatamente, i limiti della gabbia, permettendo al lettore di vivere un’esperienza tridimensionale di grande effetto; la lettura scorre veloce grazie all’alternanza continua di lunghi dialoghi e di momenti di silenzio, metafore dei ricordi che nella nostra mente appaiono sotto forma di “flash rapidi”, spesso privi di componenti verbali.

La forza di Mabel Morri sta in scene panoramiche e splash page, in cui ogni elemento è descritto con cura e precisione maniacale, a tal punto che il disegno sembra trasformarsi in una fotografia scattata, dopo un attento studio dell’ambiente circostante, in modo da catturare ogni singolo elemento, senza possibilità di fuga. Vincente la scelta dei colori utilizzati e le loro sfumature. Il blu a risaltare la tristezza, la solitudine, il rosa e il rosso a dar forza alle passioni intense, il giallo e il verde a sottolineare il calore dei momenti felici.

Se dal punto di vista grafico Il giorno più bello risulta un lavoro curato attentamente nei particolari, lo stesso non si può dire della sceneggiatura: un mix di elementi triti e ritriti, la classica paura di crescere, il noto conflitto interiore con il terrore delle responsabilità e il desiderio di tenersi, anche inconsciamente, quanto più possibile lontani dal mondo degli adulti. Un tema universale che si presta alle più svariate interpretazioni e che, con un tocco di originalità tenendosi lontano dagli usurati luoghi comuni, potrebbe dare tanto. Invece Il giorno più bello è sui luoghi comuni che fa perno, riducendo la personalità di Tina, Vane e Gio a tre stereotipi umani ben riconoscibili e privi del quid in più che servirebbe a far si che il lettore empatizzi con loro. A peggiorare la situazione lo sfondo di una Puglia dipinta con l’intento di mettere in risalto le sue tradizioni e le sue tipicità, ma che risulta un calderone di frasi fatte, azioni ripetitive e paesaggi cliché (per quanto resi visivamente in modo egregio). La Puglia non è il luogo bucolico e ameno in cui rifugiarsi dalla mondanità emiliana, in cui ritrovare la propria interiorità, ma una macchietta di se stessa che fatica a ritagliarsi un proprio spazio identitario. A nulla serve il tocco folcloristico del dialetto che dovrebbe mettere in risalto lo spirito rurale e tradizionale del luogo.
MorriGiornoPiuBello3L’uso del dialetto pone il “la” per un’altra importante riflessione intorno ad un elemento predominante del graphic novel: il linguaggio utilizzato. Mabel Morri si lascia andare ad un registro medio-standard appartenente alla generazione descritta che ben si è abituata ai cambiamenti della lingua avvenuti nel nuovo millennio. Un calco fedele del livello linguistico moderno che vede l’utilizzo di uno slang contemporaneo e giovanile, l’utilizzo ora di volgarismi privi di censura ora di frasi topiche appartenenti all’uso quotidiano; la padronanza dei termini appartenenti all’universo social e web, la trovata – sia linguistica che grafica – di sfruttare le icone, le emoticon, la chat della messaggistica istantanea. Trovate a tratti intelligenti che giocano con la grammatica della lingua semplificando le frasi, i tempi verbali, conferendo maggior intensità emotiva al parlato e alle sue dinamiche. Trovate a tratti gradevoli e a tratti fastidiose che, a seconda della sensibilità del singolo, risultano più o meno riuscite, ma che di certo sono coerenti con lo stile della sceneggiatura e del tema.

In definitiva, Il giorno più bello di Mabel Morri è un’opera interessante -seppur non priva di difetti – soprattutto sul piano tecnico e grafico. Un graphic novel che prova a mettere in risalto la logorante dualità appartenente ad ogni individuo, che in fine si risolve grazie alla più classica confessione, quella fatta ad uno specchio un po’ opaco, rappresentato da coloro che ci sono più vicini (in psicologia si chiama proiezione), e che serve, in fondo, a facilitarci il compito di fare i conti con le parti più profonde di noi stessi. Un lavoro da cui ci si poteva aspettare di certo di più, ma che nonostante il lieto fine scontato e le carenze stilistiche, risulta comunque una storia gradevole che prova a rompere alcuni schemi, soprattutto linguistici e tematici, ma che in definitiva fatica a lasciare il segno.

Il giorno più bello
di Mabel Morri
Rizzoli Lizard, 2017
160 pagine, colore
18,00 €

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