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FocusIntervisteJean-Yves Ferri su 'Asterix e la corsa d'Italia': le prime anticipazioni

Jean-Yves Ferri su ‘Asterix e la corsa d’Italia’: le prime anticipazioni

Lo scorso 5 aprile, in occasione della Bologna Children Book Fair, è stato annunciato ufficialmente il lancio del nuovo volume delle avventure di Asterix e Obelix, Asterix e la corsa d’Italia, traduzione del titolo originale francese Astérix et la Transitalique.

Alla conferenza stampa era presente lo sceneggiatore Jean-Yves Ferri che, insieme a Didier Conrad, ha raccolto da ormai qualche anno l’eredità “pesante come un menhir” di René Goscinny e Albert Uderzo, realizzando prima Asterix e i Pitti e in seguito Asterix e il papiro di Cesare. Fumettologica era presente, ed abbiamo approfittato dell’occasione bolognese per porgli qualche domanda sul suo rapporto con Asterix e, naturalmente, sulla nuova storia.

Leggi anche: Chi sono i nuovi autori di Asterix

jean-yves ferri asterix intervista
Jean-Yves Ferri

Qualche tempo fa hai detto che Asterix “è come il Camembert”, ovvero un patrimonio francese. Come lo hai conosciuto? Quale è il tuo ricordo da ragazzo della lettura di Asterix?

Asterix però ha un odore un po’ migliore! Era qualcosa di unico, qualcosa di riconoscibile come tipo di fumetto. Un qualcosa di completo, con un mondo: tutti gli scenari, quei romani, quei galli… Qualcosa che davvero colpiva e lasciava a bocca aperta i bambini, come qualcosa di molto originale e interessante da scoprire. Era sorprendente questo mix di disegno un po’ infantile con una trama strutturata, e anche dal punto di vista grafico l’ho sempre trovato qualcosa di molto originale.

Come sei stato scelto per diventare sceneggiatore di Asterix?

Ho partecipato a un concorso con vari pitch, e fra tutti gli autori sono stato scelto dallo stesso Albert Uderzo. È così che ho iniziato.

E in che modo sono state accolte le tue storie dai lettori?

In maniera ambivalente. Da parte dei tradizionalisti, ovviamente, c’è stata una certa resistenza. Sono stati i miei avversari, e piuttosto ostili. Invece gli altri, quelli più curiosi e più attenti, erano maggiormente a mio favore perché erano curiosi di sapere come sarebbe diventato questo personaggio nelle mani di un altro autore. E quest’ultima categoria non è stata delusa, perché si è resa conto che comunque nelle mie mani il personaggio era totalmente rispettato.

Una caratteristica delle tue due storie pubblicate finora sono gli antagonisti, infidi e viscidi. Non sono avversari forti, come Bestsellerus (Promoplus in originale, da Asterix e il papiro di Cesare NdR), che nelle prime pagine sembra quasi buono e poi quando si ritrova nei guai diventa spietato. Perché metti contro Asterix questo tipo di cattivo?

Perché penso che i veri cattivi non esistono. È la loro debolezza che li rende dei cattivi, come Bestsellerus, che ha paura di perdere il suo status. E quindi nel nuovo album parlerò di cattivi che saranno ancora più subdoli e deboli di quelli precedenti. Sono avversari che fanno del male perché fa parte della loro natura, è connaturato in loro. Ricordiamoci che comunque stiamo parlando di Asterix, non stiamo parlando di qualcosa di duro e aggressivo, perciò bisogna restare entro certi paletti.

jean-yves ferri asterix intervista

Nelle tue storie, rispetto a quelle di Goscinny, sembra esserci maggiore coerenza. Goscinny infatti cambiava alcuni aspetti da un racconto all’altro. Faccio un esempio: Ordinalfabetix, il pescivendolo, in una storia sostiene di farsi arrivare il pesce da Lutezia e in un’altra ha una barca per pescare… Sono dettagli, ma è chiaro che Goscinny non era sempre coerente di albo in albo. Tu come hai lavorato? Hai costruito una continuity o qualche altro paletto da rispettare in questo senso?

La scrittura di Goscinny seguiva la stessa logica con cui è rappresentato il villaggio di Asterix, dove le case non sono mai disposte alla stessa maniera. Da parte mia, non so se si possa parlare di una continuity. Sicuramente devo rispettare dei codici che sono fissati, per esempio il fatto che Ordinalfabetix e il fabbro Automatix vivano uno di fronte all’altro, perché questo permette di farli litigare tra di loro. Si possono cambiare delle cose, ma con attenzione. A patto che servano per la storia e non stravolgano i personaggi. È la storia a dettare le regole.

jean-yves ferri asterix intervista

È difficile caratterizzare Asterix? Gli altri personaggi hanno dei tormentoni o delle caratteristiche ben definite. Asterix meno. È complicato trovare il modo giusto per farlo intervenire nell’azione?

Proprio così. È per questo che punto su Obelix, cercando di spingerlo in primo piano. Perché tanto lo sappiamo che Asterix è quello intelligente, e voglio che si riconosca anche l’aspetto eroico di Obelix. Ed è paradossale che il fatto di spingere Obelix in primo piano, mettendone in luce delle caratteristiche eroiche, metta in risalto ancora di più l’intelligenza e l’astuzia di Asterix.

Parliamo del nuovo albo. Com’è nato il soggetto di Trans… Transitalique?

Questa parola non vi piace, eh? (ride)

Diciamo che è l’evoluzione di un’idea. Per l’ambientazione abbiamo considerato i vari possibili paesi dove non si erano svolte storie di Asterix e ci siamo accorti che l’Italia non era mai stata presa in considerazione. Sarebbe potuta essere molto interessante, quindi l’abbiamo scelta. Era un’evidenza. Un’evidenza, ma nascosta.

Leggi anche: Il fratello maggiore di Asterix? Per Goscinny fu un pellerossa

asterix roma

Siete partiti con l’idea di fare una storia all’estero per mantenere l’alternanza tradizionale di una storia ambientata in Gallia e una storia all’estero?

Sì, siamo partiti sapendo di dover rispettare questa tradizione. L’alternanza è un vincolo, ma è anche un’opportunità per esplorare altre ambientazioni.

Prima hai detto che Uderzo ha apprezzato il soggetto, anche per le sue origini italiane. Lui supervisiona il progetto, e dunque lavorate con lui, o semplicemente dà la propria ‘benedizione’ e poi lavorate in autonomia?

Per quest’ultimo albo ci ha dato solo la sua benedizione. Ma la benedizione è importante. Soprattutto se si è religiosi, come noi… (ride)

Ferri Uderzo Conrad
Ferri, Uderzo, Conrad

La prima idea che mi è venuta in mente leggendo il titolo Asterix e la corsa d’Italia, è un rimando a Asterix e il Giro di Gallia. Queste due storie hanno qualcosa in comune o hai voluto fare una storia completamente diversa?

Completamente diversa. Il Giro di Gallia era una sfida tra Galli e Romani, e i Galli si mettevano alla prova per superare il blocco romano. Era un po’ un tour gastronomico, e un po’ come il Tour de France ciclistico. Naturalmente non posso raccontare la trama della nuova storia, ma posso dire che non ha niente a che vedere con un giro ciclistico, ha motivazioni completamente diverse. Non c’entra niente con l’opera precedente. E poi, ovviamente, il Giro di Gallia è ambientato in Gallia.

Conosci bene l’Italia?

Non molto. Ma in fondo non è necessario quando si scrive un’opera così, perché comunque andiamo a raccontare delle regioni nell’antichità. E bisogna anche mettersi nei panni del lettore, che pure non è uno specialista. Per scrivere Asterix non serve conoscere bene l’ambientazione, perché è solamente la base per il soggetto, e quindi è più importante capire se permetterà di fare battute divertenti, se avrà anche un aspetto umoristico, e se ci sarà modo di strizzare l’occhio alla modernità.

asterix Giro di gallia

Noto che, tra le vignette mostrate in anteprima, ce n’è una in cui Asterix dice a Obelix che in Italia non ci sono solo i Romani ma molti altri popoli.

Ma gli italiani conoscono i nomi degli antichi popoli italici?

Li impariamo a scuola. In teoria. E spesso le regioni italiane prendono il nome da popoli antichi: il Veneto, la Puglia…

…l’Umbria. In realtà mentre scrivevo non sapevo neanche se questi nomi di popoli antichi fossero conosciuti dagli italiani, se fossero diffusi o meno. Per esempio, in Francia la gente conosce poco i nomi dei popoli celti, e quindi ho immaginato che fosse la stessa cosa anche in Italia.

Visto che in Italia ci sono molti dialetti, avete caratterizzato le varie popolazioni italiane anche nella lingua parlata?

E questo sarà il lavoro della traduzione italiana! In Francia la gente non conosce le differenze tra i dialetti italiani e quindi in francese non ho potuto giocare sulle differenze di accenti, ma in italiano potrebbe essere molto divertente. Ad esempio, per Asterix e i Pitti il traduttore scozzese aveva utilizzato un sacco di espressioni dialettali ed era venuto un risultato molto carino.

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Nella storia ricompariranno personaggi già visti che vivono in Italia o a Roma, come l’oste Querelcontrix di Asterix gladiatore, o magari qualche romano?

No, non riappaiono perché questa storia non è ambientata nell’universo romano. Roma non c’entra nulla con il resto d’Italia. Piuttosto ho inserito alcuni personaggi italiani noti, storici o attuali.

Quindi ci sono riferimenti alla cultura popolare italiana: musica, televisione, cinema…? Anche se immagino che le nostre celebrità non siano molto note in Francia.

Sì sì, un pochino ce ne sono. Ovviamente ho fatto un po’ un mix: ci sono attori italiani che sono molto conosciuti in Francia, e anche uomini politici. Posso dirti che facciamo molti riferimenti al Rinascimento, che ovviamente è un must quando si parla di cultura italiana.

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