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Radar. 13 fumetti da non perdere usciti questa settimana

Rovine (Tunué). Tunué porta in Italia il fumetto vincitore dell’Eisner Award 2016 per il miglior graphic novel, scritto e disegnato da Peter Kuper, autore, fra le altre cose, della rivista di politica illustrata World War 3 Illustrated e soprattutto di alcune storie di Spy vs Spy, il fumetto più bello del mondo.

Il libro racconta l’anno sabbatico in Messico, a Oaxaca, di Samantha e George, un tentativo di scendere a patti col passato e trovare un nuovo futuro. In parallelo, è narrata la lunga e ardua migrazione di una farfalla monarca dal Canada al Messico, il luogo preposto alla sua riproduzione. (Curiosamente, la farfalla monarca è parte centrale anche di un altro bel libro recente, Cosmo di Marino Neri).

Io ve l’ho descritto un po’ da schifo perché oggi c’ho la testa che pesa un quintale e non riesco a pensare, però l’ho preso a Tempo di Libri, l’ho letto subito e l’ho trovato piacevole, forse un po’ troppo poco audace nell’impianto narrativo, ma squisito nelle soluzioni grafiche. Insomma, consigliato.

rovine peter kuper
Marvel omnibus – L’immortale Iron Fist (Panini Comics). Un balenottero di 500 e passa pagine che raccoglie l’importante run di Ed Brubaker, Matt Fraction e Davi Aja su Iron Fist. Tutto quello che conta ve lo spiega Andrea Fiamma:

Essere su Radar è un sentimento inversamente proporzionale a quello che hanno provato Ed Brubaker, Matt Fraction e David Aja, gli autori de L’Immortale Iron Fist, quando si sono visti assegnati l’incarico di fare un reboot del personaggio quando ancora rebootare qualcosa era una pratica associata ai sistemi operativi (o in alternativa ai postumi di una serata alcolica). Super pressione per me, zero accollo per loro. E forse non vi verrebbe nemmeno voglia di iniziare a leggerlo se siete reduci dalla visione della pigra inconcludente financo brutta serie tv Netflix basata sul personaggio. Ma io vi lancio questo appello: don’t believe the hype. Sotto sotto lo sapevamo tutti che una compagnia che sceglie Jessica Jones e Luke Cage come protagonisti delle loro serie tv non avrebbe mai avuto:

  1. tanta voglia di spendere danari per gli effetti speciali o i costumi o i set magici
  2. il becco di un’idea su come far coesistere atmosfere realistiche e premesse fantastiche
  3. la stamina necessaria per consegnarci qualcosa di degno del nome di Pugno d’Acciaio.

E invece L’immortale Iron Fist tutte queste cose ce le ha. Perché i tre autori hanno preso un personaggio con un bagaglio di storie così così (belle le prime, quelle di Claremont e Byrne, poi il resto è un grande meh, per questo vi dicevo che per loro “pressione: zero”) e lo hanno fatto diventare il protagonista di storie che altri nomi blasonati non possono vantare.

È vero, la formula di Iron Fist di Fraction e Aja verrà messa a punto in Occhio di Falco, dove Fraction giocherà a fare ancora di più il minimalista e Aja darà sfogo a tutte le sue fantasie infografiche, ma è qui che è cominciato tutto. È un po’ come leggere Gente di Dublino e scoprirsi a pensare «Ecco da dove viene L’Ulisse».

Io mi ricordo che ho letto per la prima volta questo ciclo di Iron Fist un’estate di anni fa nei 100% Marvel che avevano la costola verde e mi sudacchiavano tutte le intercapedini ovunque mi mettessi a leggere, specie sotto la piega del ginocchio, e mi domandavo come potesse essere che su un personaggio così swag non fossero state scritte altre storie belle e avevo sempre sete e i disegni di Aja mi facevano impazzire perché con così poco diceva così tanto e il pallone che facevo ribalzare sull’asfalto emetteva un suono squillante e la storia era così fluida e avvincente che mannaggia lasciavo il senso critico a fare la siesta in frigo e la luce del pomeriggio affondava nel prato o scudisciava sui vetri mentre il camioncino dei gelati si preparava a fare la ronda. E adesso il verde mi ricorda sempre l’estate.

Ecco, è una promessa che so di non poter mantenere, ma leggere Iron Fist vi riporterà ai momenti più zuccherini della vostra esistenza. La promessa vera è che l’omnibus offerto da Panini contiene LE MIGLIORI storie di Iron Fist che mai troverete su carta, schermo o console. E su questo non transigo.

Cry me a river (Coconino Press). È il nuovo graphic novel di Alice Socal, il terzo dopo Luke (Guida edizioni) e Sandro (Eris). Qui l’atmosfera è piuttosto intimista e c’entra un gambero. Non vi dico altro, scopritelo voi su queste pagine.

Orfani: Sam #1 (Bonelli). Parte la sesta stagione di Orfani, con un albo scritto da Roberto Recchioni e Michele Monteleone e disegnato da Carmine Di Giandomenico (autore anche della copertina). Lo so che lo dico ogni volta, ma sono indietrissimo con i fatti, quindi penso che vi copierò la sinossi dal sito Bonelli:

È passato del tempo dalla morte della Presidentessa Juric, la Luna di Nuovo Mondo è ora sotto scacco dei terroristi guidati da Cesar che controllano le scorte energetiche dal satellite. Ma il governatore Garland e il generale Petrov hanno un piano per avere la meglio sui ribelli…

March – Libro uno (Oscar INK). Primo libro (di tre) per questa serie scritta da John Lewis e Andrew Aydin e disegnata da Nate Powell che racconta la storia del movimento per i diritti civili degli afro-americani e di uno dei suoi leader, lo stesso senatore John Lewis. March è stato anche il primo fumetto a vincere il National Book Award, prestigioso premio letterario americano. Qui una ricca anteprima.

Creamy Mami n. 1 (Star Comics). Torna un classico del majokko (se non sapete cos’è cliccate qui) a quasi vent’anni dalla prima edizione italiana. Stiamo parlando del manga dell’incantevole Creamy, di cui moltissimi di voi si ricorderanno soprattutto per l’anime. Ne abbiam parlato giusto l’altro giorno con un lungo articolo firmato da Jacopo Nacci.

Escobar (Oscar INK). Una biografia a fumetti di Pablo Escobar, il celebre narcotrafficante colombiano, scritta da Guido Piccoli, giornalista che si è a lungo occupato di Colombia – fra le sue pubblicazioni Pablo e gli altri. Trafficanti di morte (Ega edizioni, con cover di Manara, peraltro) e Colombia, il paese dell’eccesso (Feltrinelli) – e disegnata dal magnifico Giuseppe Palumbo. Se l’argomento vi piglia, poi andatevi a vedere anche The Two Escobars, che è un documentario da sogno sulle intersezioni fra calcio e criminalità organizzata nella Colombia del 1994.

La mela mascherata di Martoz e Hansel & Gretel di Sophia Martineck (Canicola Edizioni). Dopo essere stati presentati alla Children’s Book Fair di Bologna, escono in libreria i primi due volumi della collana per i più piccoli di Canicola Edizioni. L’abbiamo  presentata con un’intervista, mentre QUI c’è l’anteprima di Martoz e QUI quella della Martineck.

Altai & Johnson vol. 1 (Editoriale Cosmo). Oggi ben due guest star. Vai Alberto, il palco è tuo:

Un hard boiled sgangherato. I protagonisti sono una coppia di detective molto diversi tra di loro, Starsky e Hutch a fumetti e made in Italy. Come la coppia americana, i nostri nascono nel 1975 sul sempre santo Corriere dei Ragazzi per opera di un’altra strana coppia: Tiziano Sclavi e Giorgio Cavazzano. La penna dell’uno e la matita dell’altro danno vita a una serie umoristica tra le più divertenti dell’epoca, pensata per lettori adolescenti, ma godibile anche per gli adulti, che ne possono cogliere in pieno l’umorismo. Il motivo principale per leggerla, però, sono gli autori. Anche se molto lontani dai personaggi che ne hanno segnato maggiormente le carriere (Dylan Dog e paperi e topi), i tratti tipici dei loro stili sono chiari, perfetti, immediatamente coglibili dai lettori un po’ esperti. Cavazzano fa il Franquin/Uderzo, cosa che non ha mai potuto fare appieno su Topolino, in un modo così perfetto che ci si domanda perché questa serie non abbia sbancato in Francia. Sclavi fa ridere. Molto. E inserisce nelle sceneggiature tutte le sue caratteristiche tipiche e le sue fissazioni (in senso buono) destinate a esplodere in futuro. …lo vedete anche voi il maggiolone in copertina, vero?

Devilman – Omnibus (J-Pop). Tutto Devilman di Go Nagai in un volume solo. C’è altro da aggiungere?

Batman Elseworlds – Houdini (Lion Comics). Due storie di Batman ambientate negli anni Trenta in un universo alternativo, dove il nostro eroe se la deve vedere nientepopodimeno che con il grande Hodini. Testi di Howard Chaykin e John Francis Moore e disegni di Mark Chiarello.

Nameless (Saldapress) Arriva in Italia questa mini Image Comics di Grant Morrison e Chris Burnham. Qui ci sono le prime pagine da sfogliare, mentre di seguito la trama, dal comunicato stampa:

Un mago conosciuto solo come ‘Senzanome’, reclutato da un consorzio di miliardari futuristi per far parte di una missione disperata che ha come scopo la salvezza del mondo. Un enorme asteroide chiamato Xibalba – il “luogo della paura” nella mitologia Maya – in rotta di collisione con il pianeta Terra. Un dio imprigionato all’interno di Xibalba che sogna di distruggere tutto ciò che esiste. Quando Senzanome e i suoi compagni di squadra scatenano inavvertitamente questa malvagia intelligenza, tutto è pronto per uno spaventoso viaggio ai confini dell’orrore.

Dall’estero:

berlin jason lutes

Berlin #20 (Drawn & Quarterly). Incredibile ma vero: un nuovo numero di Berlin. Finalmente. Perché tanto entusiasmo direte voi. Be, perché è una serie notevole, ambiziosa, drammatica, disegnata con una splendida linea chiara e ambientata a Berlino nel periodo della Repubblica di Weimar, che però viene pubblicata con tempi biblici (è iniziata nel 1996). In Italia si è vista, per fortuna, in due volumi usciti qualche anno fa (2003-2008) per Coconino Press, che raccolgono quanto di pubblicato al tempo. Quindi ci sta se non ne avete mai sentito parlare o se l’avevate semplicemente rimossa. Dalla regia dicono che la saga di Jason Lutes si concluderà tra due numeri. Chissà quanto ci toccherà ancora aspettare.

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