x

x

FocusIntervisteFederico Bertolucci, l'italiano più candidato agli Eisner, si racconta

Federico Bertolucci, l’italiano più candidato agli Eisner, si racconta

Federico Bertolucci, disegnatore viareggino classe 1973, è uno dei talenti italiani del fumetto più apprezzati all’estero. La sua serie più famosa, Love, realizzata con lo sceneggiatore Frédéric Brémaud (in arte solo Brrémaud) è pubblicata con successo in Francia, Stati Uniti e molti altri paesi. È stato uno dei rari italiani candidati più volte agli Eisner Awards e nel 2017 ha rappresentato alla Fiera del Libro di Seoul l’eccellenza italiana del fumetto, invitato insieme a Gipi e Roberto Recchioni dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con Lucca Comics & Games.

Proprio Lucca Comics & Games ha quindi pensato di dedicargli, nell’edizione 2017, una ricca retrospettiva presso Palazzo Ducale, inaugurata lo scorso 14 ottobre e visitabile fino al 5 novembre. Per l’occasione lo abbiamo raggiunto e gli abbiamo posto qualche domanda per ripercorrere la sua carriera.

Leggi anche: Nello studio di Federico Bertolucci

federico bertolucci

Partiamo dall’inizio. Come hai iniziato a fare fumetti? Quando hai capito che era la tua strada?

Quando, nel 1998, ho spedito il mio book all’Accademia Disney a Milano. Avevo sempre sognato di fare il fumettista, fin da piccolo, ma era un sogno che reputavo irraggiungibile. Invece fui selezionato per partecipare ad un corso della durata di 9 mesi, durante i quali feci il pendolare fra Viareggio e Milano due volte alla settimana. Fu una bella fatica, ma evidentemente ne è valsa la pena.

Per formazione sei un autore disneyano, anche se ormai il grosso della tua produzione è lontana da paperi e topi. Come ha contribuito a formarti l’Accademia Disney? C’è qualcosa del “metodo Disney” che ti è rimasto e che continui a ritrovare nel tuo lavoro?

Il metodo Disney mi ha insegnato molto. Mi ha formato nelle mie prime esperienze professionali. Ma devo dire che un certo senso per il disegno dinamico, tipico dell’animazione, lo avevo già assorbito leggendo sin da piccolo maestri assoluti come Barks e Gottfredson. Poi all’Accademia Disney ho appreso le tecniche basilari, cioè la regia e la recitazione. Si tratta di aspetti che mi sono serviti e mi servono tutt’ora per esprimere al meglio la narrazione per immagini nelle pagine dei miei fumetti.

Federico Bertolucci Topolino 3226
Tavola conclusiva dell’ultima storia (a ora) per Topolino, I minigialli – Assalto al portavalori su Topolino 3226 (settembre 2017)

Love (in Italia per Edizioni BD) è la tua serie di maggior successo e, al tempo stesso, è un prodotto inusuale e difficile da catalogare. Come è nato?

E’ nato quando Fred (Frédéric Brémaud in arte Brrémaud, lo sceneggiatore di Love. N.d.r), vedendo un elefante che avevo disegnato sopra una tovaglietta di carta, ha scoperto che disegnare gli animali mi veniva facile. Così, grazie alla sua vivace vena creativa, si inventò un fumetto muto. Un prodotto completamente diverso da ciò che si era visto fino a quel momento sul mercato.

L’accuratezza della rappresentazione degli animali è uno dei punti di forza di Love. Come ti documenti? Hai una videoteca di documentari, un abbonamento allo zoo o altro?

No, mi documento online. Esiste un bel sito che si chiama arkive.org, che raccoglie (o si prefigge di farlo) foto e filmati di ogni specie animale. Ma in generale ho visto molti documentari e, come dicevo, disegnare gli animali mi è sempre piaciuto, per cui molto spesso vado abbastanza a memoria.

federico bertolucci Love
Una tavola da Love – La volpe

Di recente ReNoir Comics ha iniziato a pubblicare in Italia Piccole storie, la serie per bambini che firmi sempre in coppia con Brrémaud. Sono molto vicini a Love per argomento ma hanno un taglio diverso, più didattico e meno crudo. Com’è nata l’idea? Avevate bisogno di “staccare” dal mondo degli adulti?

Avevamo notato che Love spesso era acquistato da genitori e nonni per essere regalato, proprio perché senza testi, a bambini anche abbastanza piccoli, anche se certe scene presenti nelle nostre storie erano in effetti un po’ crude. Per questo abbiamo pensato di fare qualcosa che fosse mirato ad un pubblico molto giovane, che fosse divertente, ma anche didattico, semplice e allo stesso tempo ben disegnato.

Nelle Piccole storie le illustrazioni degli animali sono accompagnate da strisce con protagonisti il cagnolino e lo scoiattolino, disegnate con uno stile decisamente diverso. Perché questa scelta, invece di disegnare un fumetto stilisticamente più omogeneo?

Perché la striscia, secondo il mio personale parere, è la forma di fumetto per eccellenza, non può essere riprodotta con altri mezzi che non siano carta e inchiostro. Intendo dire che l’emozione che ci dà la lettura dei Peanuts, per esempio, è ben diversa dai cartoni animati che in seguito ne sono stati tratti. Invece ci sono tipi di fumetti che se riprodotti in live action diventano dei mirabolanti film pieni di effetti speciali.

Dunque per tornare al nostro discorso iniziale, volevo che il lettore , anche adulto ovviamente, fosse preso dalla magia della strip, che i personaggi fossero separati ed indipendenti dall’illustrazione a colori. Ma quest’ultima è parte integrante della storia, perché alla fine ciò che vedono i due amici guardando fuori dalle loro rassicuranti vignette non è altro che la rappresentazione del loro gioco, il viaggio immaginario che vivono in ogni albo.

Insomma, ci piaceva riprendere e reinterpretare questo mix fra immaginazione e realtà che già, e meglio di noi certamente, aveva inventato Bill Watterson. Così abbiamo deciso di giocare su due piani separati ma fortemente intrecciati: se ci si pensa bene, le immagini a colori più realistiche sono l’immaginario del cagnolino fifone e dell’intraprendente scoiattolino, che a loro volta però sono, agli occhi di chi legge, meno reali essendo in sintesi disegnati come fossero pupazzi di pezza.

storie preistoria federico bertolucci
Piccole storie della Giungla, in uscita per ReNoir Comics a Lucca Comics 2017

Fai spesso coppia con Brrémaud. Come vi siete conosciuti? Com’è lavorare insieme? Immagino che ormai abbiate raggiunto una sincronia perfetta e che vi fidiate ciecamente l’uno dell’altro.

Sì, lavoriamo benissimo insieme, ci intendiamo su tutto. Abbiamo soprattutto un senso dell’umorismo abbastanza simile che, anche quando si parla di storie più drammatiche, esce fuori prepotente e ci dobbiamo frenare per non distruggere completamente il pathos che vogliamo raggiungere con il nostro lavoro. Ci siamo conosciuti grazie a Donald Soffritti. Ai tempi del suo albo francese Alienor, ci presentò perché Frédéric stava cercando un disegnatore per Richard Coeur de Lion. Da lì è partita la nostra collaborazione

Per Love sei stato candidato tre volte agli Eisner, unico fumettista italiano fino a oggi a raggiungere questo risultato, se la memoria non mi inganna. I tuoi fumetti, però, sono un prodotto ‘strano’ per il panorama americano. Come sono riusciti a ritagliarsi una nicchia di mercato? Come sono accolti dai lettori? E che tipo di lettori hanno?

Agli Eisner sono stato candidato una volta nel 2016 e due nel 2017. Il mercato americano è molto vasto e ultimamente i prodotti da libreria sono sempre più richiesti anche in America. Credo sia un effetto – anche questo – della globalizzazione.

La fortuna per la serie Love è innanzitutto che non ha bisogno di essere tradotta (un bel risparmio per gli editori) e che l’impatto visivo delle immagini ha una valenza universale. Mettiamoci dentro anche che le storie di animali hanno affascinato dai tempi più antichi l’umanità (si pensi ai dipinti rupestri, le favole di Esopo, e più recentemente Kipling, London e, per finire, Walt Disney). Per cui la serie ha grosse possibilità di essere comprata anche da chi non è esattamente un amante dei fumetti, da chi ha dei bambini, dagli amanti della natura.

Ma la cosa che mi inorgoglisce è che alcuni amici che lavorano negli studios della Pixar e della Dreamworks, mi hanno riferito che i miei albi sono molto apprezzati da chi lavora nell’animazione. Insomma, quando si ricevono complimenti da professionisti del settore è sempre tutta un’altra faccenda.

giungla federico bertolucci
Una tavola da Piccole storie della Giungla, in uscita per ReNoir Comics a Lucca Comics 2017

Di recente sei stato in Corea, ospite dell’Istituto Italiano di Cultura insieme a Gipi e a Roberto Recchioni per rappresentare le eccellenze del fumetto italiano. Come è andata? E quale accoglienza hai trovato da parte dei lettori coreani?

Giovanni Russo, di Lucca Comics & Games, mi telefona una sera per propormi questo viaggio in una zona assai calda per gli eventi di politica internazionale che tutt’ora occupano, sfortunatamente, molti spazi sui principali quotidiani di tutto il mondo. Accetto di buon grado, naturalmente, anche se con un filo di ovvia preoccupazione. Il viaggio è stato lungo e l’accoglienza del pubblico coreano molto favorevole. Purtroppo i miei libri erano solo in esposizione, altrimenti se ne sarebbero venduti davvero molti. Me ne sono tornato a casa felice soprattutto di aver conosciuto i miei compagni di viaggio Roberto, Gianni e sua moglie Chiara.

Il tuo nome appare spesso nei programmi di festival in Italia, Francia o Stati Uniti. Quali differenze ti colpiscono di più tra i diversi pubblici e tra le stesse manifestazioni?

Il pubblico francese è sempre molto eterogeneo, i fumetti sono letti da tantissima gente e non sono considerati, come da noi e negli Stati Uniti, una lettura adatta soprattutto ai ragazzi. Nei paesi anglosassoni invece ho notato essere molto diffusa nei festival la compravendita di dediche e commission, se non addirittura delle semplici firme degli artisti. E mi sono fatto un po’ l’idea che effettivamente per i fumettisti che lavorano con le grandi case editrici americane, la commercializzazione dei loro originali sia una discreta fetta dei loro guadagni. Una cosa che invece è assolutamente impensabile in Francia, dove le dediche e le firme sono da sempre gratuite ed essenzialmente promozionali.

In Italia la situazione è ancora a metà fra queste due realtà, vuoi perché siamo tendenzialmente anglofili e tutto ciò che piace agli americani deve piacere anche a noi, sia perché la Francia è molto vicina e l’influenza culturale che ci arriva d’oltralpe è, volente o nolente, un esempio di come dovrebbero essere fatte le cose nel mondo del fumetto, se si volessero far bene anche in Italia.

love federico bertolucci
La copertina di Love vol. 4 (Edizioni BD)

Lucca Comics & Games quest’anno ti dedica una grande mostra personale. Quali opere sono esposte? Con che criterio sono state selezionate?

Di questa esposizione sono veramente felice. Lucca Comics & Games è fra i primi tre festival più importanti del mondo insieme a San Diego e Angoulême, dunque essere presentato attraverso i miei disegni in sale tanto prestigiose e belle come quelle di Palazzo Ducale – in cui ho visto esposte negli anni passati tavole di artisti grandissimi – mi emoziona davvero molto.

Il criterio della scelta dei pezzi in mostra è semplicemente quello più adatto a rappresentare il mio percorso artistico. Procede dalla formazione fino agli ultimi lavori prodotti ed addirittura a quelli che sono in corso d’opera. C’è all’inizio una sezione con piccole illustrazioni, oggetti e statuette di pongo che ho realizzato per mio divertimento nell’arco di una vita, oggetti che avevo in casa, risalenti alcuni addirittura al 1981. 

Poi ci sarebbe stata tutta una sezione con lavori della mia vasta produzione Disney (10 anni circa), ma da Milano purtroppo mi è stato negato il permesso di esporre questo materiale. Dunque è stato semplicemente ampliato il settore francese, che per fortuna può vantare all’attivo una quindicina di albi prodotti, fra tavole e studi di Richard Coeur de Lion (Soleil), Rocambole (Delcourt), Marsupilami (Dupuis) e Brindille (l’albo che sto realizzando per Glénat).

Una sezione speciale è dedicata invece a Love, vista l’importanza della serie e i riconoscimenti ottenuti. Presenta studi a matita, acquerello, olio e le vignette originali accostate alle pagine definitive stampate a colori. Per ultima, una parte è dedicata alle illustrazioni che ho fatto per vari editori italiani, alcune realizzate per puro divertimento e quelle presenti nelle Piccole storie.

Sotto il grande schermo che manda a ripetizione una mia lunga video-intervista realizzata ad hoc per la mostra, infine, un paio di bacheche presentano, al loro interno, alcuni dei miei “Moleskine”. Insomma, ci sono cose molto diverse, diversi stili, diverse tecniche. Un excursus davvero interessante, per chi volesse conoscermi meglio.

Ultimi articoli

“Orazio Brown”, il vecchio West secondo Giuseppe De Nardo e Bruno Brindisi

La casa editrice Green Moon Comics ripubblica i fumetti western di Giuseppe De Nardo e Bruno Brindisi con protagonista Orazio Brown.
ultimate spider-man anteprima marvel comics hickman

Radar. 15 fumetti da non perdere usciti questa settimana

Una selezione di alcuni dei fumetti pubblicati in settimana, che secondo noi meritano la vostra attenzione.

Il clone malvagio di Jean Grey in “X-Men ’97”, spiegato

Nel terzo episodio di "X-Men '97" gli eroi hanno dovuto affrontare un clone malvagio di Jean Grey, anch'esso proveniente dai fumetti Marvel.
Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Rilevato!!!

Abbiamo rilevato che stai utilizzando le estensioni per bloccare gli annunci. Il nostro sito è gratuito e il lavoro di tutta la redazione è supportato dalla pubblicità. Supportaci disabilitando questo blocco degli annunci.

Powered By
100% Free SEO Tools - Tool Kits PRO