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RecensioniTop 5I 5 migliori fumetti pubblicati a dicembre 2017

I 5 migliori fumetti pubblicati a dicembre 2017

Finisce l’anno e il mercato del fumetto non si risparmia ottimi colpi e uscite interessanti. Un po’ sullo strascico di un festival come BilBOlbul (durante il quale alcuni editori hanno portato i propri libri in anteprima) e un po’ complici le festività, che hanno agevolato l’uscita di qualche volume interessante.

Nella seguente selezione non mancheranno alcune coincidenze con la nostra Top 10 dei migliori graphic novel dell’anno o con la Top 10 delle migliori serie. È inevitabile ed è anche positivo notare come il mercato sia così vivo da non risparmiarsi uscite di prim’ordine anche sul finire dell’anno.

L’arte di Charlie Chan Hock Chye, di Sonny Liew (Bao Publishing)

charlie chan bao

L’arte di Charlie Chan Hock Chye racconta la storia degli ultimi settant’anni di Singapore attraverso un documentario sulla vita di un fumettista mai esistito. Un viaggio nel passato di un paese dalla storia complicatissima, attraverso una serie di finte interviste nel presente condotte da Sonny Liew con l’immaginario Charlie Chan Hock Chye, un settantenne che ha iniziato la sua attività di disegnatore a Singapore nel lontano 1954 a soli 16 anni.

Liew crea un immaginario fittizio ma del tutto verosimile – ritagli di giornali d’epoca, vecchie fotografie, disegni, schizzi, acquerelli, grafici, statistiche – e attraverso di esso racconta sia la (finta) carriera del disegnatore che la (vera) storia di Singapore. All’interno troviamo anche le scansioni dei fumetti di Charlie Chan, che Liew usa intelligentemente per narrare – a grandi linee – un’ulteriore storia: quella del fumetto stesso. Ogni opera dell’autore immaginario, infatti, si basa su una davvero esistita: mentre leggiamo di Singapore, leggiamo anche di Tezuka, di Spider-Man, della EC Comic e di Harvey Kurtzman, di Pogo, Little Nemo, Tintin e dello Zio Paperone di Carl Barks.

QUI un’anteprima del libro e QUI la nostra recensione.

Sheriff of Babylon vol. 1, di Tom King e Mitch Gerads (RW Lion)

sheriff of babylon

Sceneggiata da Tom King (tra gli autori statunitensi più “caldi” del momento, pluripremiato per Visione e Omega Men) e disegnata da Mitch Gerads, è tra le serie più interessanti della linea Vertigo di DC Comics pubblicate negli ultimi anni. Se non addirittura la migliore, come ha scritto Andrea Fornasiero.

King sa mescolare con grande coerenza attualità politica, esoterismo, azione e thriller. Sheriff of Babylon è ambientata a Baghdad poco dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e segue le indagini dell’ex poliziotto, e ora consulente militare, Chris Henry tra le rovine della capitale irachena, in seguito all’omicidio di un suo cadetto.

La grande fedeltà dei dettagli è dovuta in particolare al fatto che lo stesso sceneggiatore è stato in Iraq nel 2004, quando lavorava per la CIA. Ma anche Gerads ci ha messo molto di suo, rappresentando con estrema precisione armi, divise e luoghi. Il volume pubblicato da RW Lion raccoglie – giustamente in un’unica soluzione – l’intera limited series in 12 parti, uscite negli Stati Uniti tra il 2015 e il 2017, che compongono un unico grande arco narrativo.

QUI la nostra recensione.

Lucky Luke. Jolly Jumper non parla più, di Guillaume Bouzard (Nona Arte)

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L’ultimo volume delle Avventure di Lucky Luke dopo Morris non è disegnato dal solito Achdé, “erede” del creatore del cowboy, ma da Guillaume Bouzard, che propone la sua personalissima versione del personaggio. Autore anche dei testi, Bouzard si diverte a giocare e a smontare i cliché della serie, a partire da quello che dà il titolo alla storia, ovvero il rapporto tra Lucky Luke e il suo cavallo. Jolly Lumper ha infatti smesso di rispondere al suo padrone nel suo solito modo arguto e un po’ cinico e si è chiuso nel mutismo assoluto, naturalissimo per un equino ma che diventa un’ossessione per il cavaliere solitario.

La trama, esilissima, passa in secondo piano rispetto alle gag intorno alle quali Bouzard imbastice il volume. L’autore scrive battute che non possono lasciare indifferenti i suoi lettori più affezionati, sia che riguardino l’abbigliamento di Lucky Luke, sia il suo vizio di portare una spiga di grano in bocca, sia l’incapacità di chiunque di distinguere i due Dalton “di mezzo”. Un albo ricco di strizzate d’occhio, che smonta con amore il mito del personaggio di Morris costruito in settanta anni di storie, ma che è in grado di divertire anche un lettore occasionale.

QUI la nostra recensione.

I dilettanti, di Conor Stechschulte (001 Edizioni)

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Il debutto italiano di Conor Stechschulte è arrivato con la presenza dell’autore al festival BilBOlbul di Bologna, a fine novembre (e il volume è stato poi distribuito nelle librerie a dicembre). La mostra a lui dedicata ha mostrato un autore poliedrico, dotato di forte personalità e capacità tecnica.

I dilettanti è sì un racconto piuttosto breve, ma particolarmente intenso ed elaborato, strutturato attorno a un immaginario metaforico crudo e introspettivo. In un’America rurale, le vicende di due macellai servono a simboleggiare riflessioni attorno all’inadeguatezza umana. Immagini violente e sanguinose al limite dell’horror si accostano a circostanze grottescamente ironiche, creando nel lettore un senso di meraviglia e disagio del tutto originale. Una tale capacità di disorientare è messa in atto graficamente attraverso un segno delicato e maestoso, ispirato ai più grandi maestri americani del nero, da Alex Toth a Gilbert Hernandez.

QUI un po’ di pagine da leggere in anteprima.

Figlio unico, di Vincenzo Filosa (Canicola Edizioni)

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Figlio unico di Vincenzo Filosa è il ritorno dell’autore di Crotone (e di fronte a questo libro semi-autobiografico vale la pena specificare la sua provenienza) dopo il successo del precedente libro, Viaggio a Tokyo. Ancora una volta, l’esperienza personale è centrale nel racconto di Filosa: si va indietro nell’infanzia e nella giovinezza, rendendo il racconto surreale con l’inserimento di svariate citazioni, che vanno dalla storia del manga fino ai videogame.

La narrazione di Figlio unico è appassionata – forse ancora più emotiva rispetto a quella di Viaggio a Tokyo –, nel suo seguire il ritmo e la giustapposizione di vari episodio slegati tra loro e che si dipanano nell’arco di vari anni. Se l’influenza del manga è forte, come è solito nel lavoro di Filosa, in questo libro le suggestioni si integrano in un’amalgama particolarmente coerente e intensa.

L’autore ci ha parlato del libro in una intervista, mentre QUI ci sono le prime pagine in anteprima.

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