Siamo entrati nello studio di Mattia Iacono, autore del recente graphic novel per Tunuè Macumba, e nel team della serie Dishonored di Titan Comics.
Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?
Al momento sto lavorando al mio terzo libro, che uscirà sempre con la Tunué. Ancora il titolo non lo voglio dire perché non so se sarà quello definitivo. Non ho iniziato a disegnarlo, solo qualche studio di personaggi e ambienti, devo prima finire di scrivere la storia nel dettaglio. Mi sto divertendo molto; sta prendendo una direzione inaspettata. Ho recentemente finito di colorare il secondo volume di Dishonored per la Titans comics e di disegnare la mia prima collaborazione con la Bugs comics.
Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?
Gli strumenti sono molti, dipende dal lavoro che devo fare. Ci sono momenti in cui ho il tavolo da lavoro pieno di materiali: acrilici, pennelli, pennarelli e la cintiq accesa.
Spesso lavoro in digitale, soprattutto per il colore, sia per le mie tavole che per i lavori da colorista che mi vengono proposti. Macumba è tutto in digitale, non esistono tavole cartacee.
Recentemente sono tornato all’analogico. Faccio i layout e le “matite” in digitale e una volta stampate, utilizzo pennarelli diversi per inchiostrare le tavole, dai Staedtler ai Tombow. Poi scansiono e torno al digitale per colorare.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
Non ho abitudini particolari, dipende dal periodo. Ci sono momenti dell’anno in cui è quasi impossibile togliere tempo alle cose da fare, ma caffè e sigaretta, prima di lavorare, con qualcuno dei membri del Baby Ruth, non mancano praticamente mai.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Sì, colonne intere di fumetti! Larcenet, Mignola, Guy Davis e Hergé sono sempre lì, ma molto dipende dal lavoro che sto facendo in quel momento. Ho moltissimi albi che consulto quotidianamente e dai quali provo ad imparare il più possibile: Gipi, i volumi BPRD, Jesse Jacobs, Paco Roca… potrei continuare per ore!
Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionato?
Il piccolo razzo lunare de “Uomini sulla Luna” con il quale Tintin viaggia nello spazio. È un acquisto recente, ma ha una grande energia. Tra i posti che ho visto, il museo Hergé è sicuramente uno di quelli che più mi ha emozionato: vedere i disegni e le tavole originali di Tintin mi ha dato una spinta notevole, e questo piccolo oggetto rosso e bianco mi ricorda quel momento e soprattutto mi ricorda quotidianamente dove voglio arrivare.
P.s. Al Baby Ruth abbiamo un divano leopardato. E ne andiamo fieri.