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RecensioniNovitàIl ritorno della zitella che parlava alle papere

Il ritorno della zitella che parlava alle papere

di Massimo Olla

A distanza di ormai nove anni dalla precedente raccolta, arriva un nuovo libro con le strisce di Inkspinster realizzate da Deco, pubblicato da Comma 22, naturalmente molto atteso dagli appassionati cultori della zitella d’inchiostro, tra i pionieri del webfumetto italiano.

Inkspinster deco comma 22

Come sempre nei lavori di Inkspinster di inchiostro nero ce n’è tanto per disegnare e raccontare scemenze, cattiverie, papere e volpi. Ma quel che colpisce di più, agli occhi allenati dei suoi estimatori, è l’esplosione di colori. Un technicolor da arcobaleno pastellato che potrebbe sorprendere chi confrontasse questa con la precedente raccolta pubblicata da Grrrzetic nel 2008. Esaurita nel giro di pochi mesi e mai ristampata: così accade agli autori di culto. Li si lascia a sventolare in campagna, che in questo modo non si montano la testa e rimangono più creativi, e peggio per chi non si è procurato il libro.

Ma dicevamo del colore. L’evoluzione è stata progressiva, in realtà diventata familiare a chi ha seguito in questi anni Inkspinster sul web. Deco ha preso sempre più confidenza con la tavolozza. Ora si diverte ad usarla per narrare, come sempre, manipolando il lettering per dare tutte le intonazioni immaginabili ai dialoghi e al racconto della voce fuori campo. In questa piccola arte delle comic strip, dove te la giochi in pochi quadretti, tutto serve. Specie se hai molta voglia di dire.

Agli appassionati Inkspinsterologi, interessati all’evoluzione dei quadretti infiocchettati da Deco, abbiamo riservato una chicca in fondo alla presentazione. Una striscia storica della primissima raccolta di Inkspinster del 2003 (diffusa da una casa editrice che si chiamava Lilliput e stampava “on demand”, su richiesta, ovviamente introvabile). La striscia ritorna in una versione radicalmente rivista nella raccolta appena uscita. Il confronto dice tutto, più di mille parole, su un’autrice che aveva uno stile inconfondibile sin dall’inizio e pure continua a evolvere.

Inkspinster deco comma 22

Diciassette anni dopo il debutto online, e quasi dieci dopo l’ultima raccolta – tempi ormai storici, che dicono di un’attività incessante e stratificata – vale la pena ritornare sul percorso di Deco. Un’autrice di talento, tra le pochissime in Italia legate alla forma della striscia (ancora più di Vanna Vinci per la sua Bambina Filosofica), ma ancora poco valorizzata da una storia vita editoriale (su carta) ai margini dell’editoria che conta, nonostante l’affetto costante del suo pubblico.

Visionaria, ironica, fuori moda, poetica, naïf, cattivissima e tenera. Inkspinster è tutta questa roba assieme, lascia un assortimento di retrogusti. La piccola alter ego di Deco è fondamentalmente una disadattata in un mondo tanto più grande, complesso, incasinato e in apparenza molto cazzuto. O almeno, molto più di lei. Per questo Deco la disegna sempre piccolina, com’era piccolo il Paperino di Al Taliaferro di fronte a un universo incombente e sovrastante. Leggete la storiellina iniziale dove si racconta il suo viaggio a Lucca Comics per ritirare un premio nella categoria “Disegni che li potevate fare anche meglio ma per questa volta passi”. C’è dentro tutta la filosofia carica di autoironia della striscia.

Inkspinster è adorata dai suoi lettori perché è un’eroina sfigata capace di far ridere di se stessa, discendente degli altri campioni storici della goffaggine  nel mondo dei comics, da Donald Duck a Charlie Brown. Lei, come racconta in un’altra tavola Madame Inkcasinologa (una presunta esperta, sosia del personaggio, che spiega le cose del mondo) è un opossum nell’affrontare i problemi della vita. Gli altri sono leoni, lupi, aquile, lei si finge morta.

Inkspinster deco comma 22

Dentro Inkspinster c’è anche l’amore per la campagna dove vive l’autrice che regala voce e scena a papere dispettose, inopportune e pettegole, volpi attonite, gatti sardonici, galline dai facili innamoramenti, coniglietti, uccellini e altro bestiario. C’è il resto del mondo, quello dei vip e delle mode, da questa prospettiva raccontato e sbeffeggiato. Senza troppo pudore: si sprecano le telefonate con domande squinternate a George Clooney o Brad Pitt. Che a Inkspinster rispondono subito, naturalmente.

Ci sono gli uomini, che, ça va sans dire, sono un’ossessione per le zitelle. O meglio, l’uomo, l’unico amore, irraggiungibile soprattutto perché non vuole farsi raggiungere da una sciamannata come Inkspinster, un hard rocker terrificante ispirato a Marilyn Manson. Di giorno lavora in una falegnameria che si chiama, ma guarda il caso, Marilyn Mensola. Da un decennio ha preso il ruolo di insano oggetto del desiderio al posto di Pasticcino, un ingessato poliziotto narcisista con un cappello da nazista (e anche questo vi dice molto). Ma temiamo che anche il dottor Muffa sarà destinato a sparire, perché la donna è mobile e la zitella ancor più. Tutto questo potrebbe chiarire molto alle single dilettanti e lagnose: la vera zitella doc aspira a un uomo marcissimo, lontano mille miglia da sé, perché tale vuol rimanere e perché altrimenti non c’è gusto a piangere.

Ci sono gli amici, in realtà poco più che delle spalle umoristiche, sponde talvolta necessarie per l’esuberante protagonismo di Inkspinster. Che recita cento parti, fa la voce narrante o interpreta esilaranti ruoli da esperta. Non è una striscia di personaggi, né la zitella è molto socievole. Le sue amiche, come racconta, sono solo quelle che riesce ad ascoltare per più di cinque minuti senza desiderare di colpirle forte in fronte con un badile. Vi ho detto che è un tipetto difficile?

Inkspinster deco comma 22

C’è infine il disegno dal tratto personalissimo e inconfondibile. Negli anni qualcosa è arrivato anche dalla esperienza dell’autrice nelle illustrazioni per l’editoria (Smemoranda, Comix e altri) sognanti e ironiche. Lo si può notare, ad esempio, nel rimodellamento surreale delle figure dei personaggi (nutrite dall’allenamento nella sua attività di illustratrice, come testimonia il portfolio sul suo sito). C’è la passione per certi disegnatori della vecchia scuola inglese, per il Tim Burton fiabesco e gotico, per i cartoni russi e cecoslovacchi.

Tutta roba di cui Deco si è nutrita e che ritorna qua e la nelle vignette. C’è la predilezione per un mondo di cose antiche ed eleganti , merletti e legno, pennini e calligrafie, carte e parati, che non è scomparso del tutto. Le tavole sono stracariche di  particolari, Inkspinster non è certo una striscia minimalista, ci si sofferma tanto a osservare e ridere sui dettagli. Eppure, ed è una bella impresa, il risultato è oggi una nitidezza leggibile anche con le miniaturizzazioni richieste dalla diffusione sul web o su supporti come i cellulari.

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Per finire, alcune istruzioni per l’uso.

Se volete sapere di più su Deco consigliamo un solo link su tutti: l’intervista realizzata da Sauro Ciantini su Balloons qualche anno fa ma ancora attuale. Il papà del piccolo papero Palmiro (anche lui gran talento dopo l’epopea di Comix lasciato a sventolare sulle colline del Mugello, tanto per rimanere in tema di disegnatori negletti) pone le domande giuste e un po’ riesce a tirare fuori l’anima e la storia di Deco. Non ci troverete riferimenti agli spunti reali di vita dai quali nascono le strisce, ma davvero molto sull’autrice. Clic sul link, non vi deluderà.

Se volete procurarvi il libro pubblicato da Comma 22 dovete darvi un po’ da fare perché al momento la distribuzione, complice la “pausa” nelle attività dell’editrice, dalla presentazione a Lucca Comics ad oggi ha incontrato qualche difficoltà. Una buona strada è ordinarlo su Amazon, o su Fumetto Online. In alternativa c’è il metodo antico: richiederlo o prenotarlo in qualunque libreria/fumetteria.

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Infine, ecco le due tavole promesse agli inkspinsterologi. È una striscina intrisa di malinconica ironia, rivisitata dopo 14 anni. Niente parole in più come detto, le due tavole raccontano tutto. Dico solo che anche la prima, “antica”, è ancora molto bella. E adesso, se volete, scatenate il passaparola: non ho voglia di aspettare altri dieci anni per rivedere su carta la zitella che parlava alle papere.

Inkspinster deco comma 22

Inkspinster deco comma 22

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