Sebbene ci siano autori che giudicano lo stile dell’illustrazione come qualcosa da porre in secondo piano nella fruizione di un fumetto, è innegabile che l’immagine balzi immediatamente agli occhi, di fronte a un libro a fumetti.
Nel manga e in molto del fumetto asiatico, generalmente, la qualità dell’illustrazione è subordinata alla narrazione della storia, mentre, sempre a grandi linee, il fumetto occidentale si focalizza nella figura dell’autore. Per qualche lettore, quello che nel manga possiamo definire come una sorta di “sacrificio dell’illustrazione” – intendendo una stretta adesione a canoni ben definiti atti in primo luogo a manifestare l’interiorità dei personaggi e al raccontare storie – è assolutamente non accettabile; viceversa altri ci vedono una liberazione zen del sé, la libertà dalla dittatura dall’ingombrante presenza dell’autore per rimanere in compagnia intima di storie.
Se si inizia una osservazione de Una vita cinese partendo dalle immagini, nonostante l’origine geografica orientale dell’autore, l’impostazione è piuttosto autoriale, in un certo senso più vicina alla narrazione per immagini europea o americana. Senza dubbio l’aspetto personale è in primo piano e ciò risulta molto strano dalle carte che abbiamo in partenza: Li Kunwu è un fumettista di regime, specializzato nei cartoon di propaganda.
I tratti possono indirizzare verso qualcosa di autoriale di derivazione francese, come un Sylvain Chomet, ma più trattenuto, o uno Sfar più confidenziale o più espressionista. Per certi versi infatti ricorda Tayo Matsumoto, proprio perché è il più francese dei mangaka. Come Matsumoto, Li Kunwu, in tutti e tre i volumi de Una vita cinese, non si pone alcun limite nella costrizione delle immagini. È lo stesso sceneggiatore Philippe Ŏtié, a non riconoscere Li Kunwu.
Prima di Una vita cinese il suo tratto era levigato, rapido, aereo, pudico, la sua penna sfiorava appena la carta. Era lo stile delle prime tavole, delle prime prove. Quello che non permetteva di scavare, di sviscerare. Come un attore che si trova improvvisamente a dover fare la parte di sé stesso, Lao Li (Li Kunwu) ha gettato la maschera ed è andato a cercare dentro di sé il suo stile.
Che in primo luogo l’estetica ricordi quella francese moderna e lo sceneggiatore peraltro lo sia, francese, pare una coincidenza troppo forte. Nel terzo volume della serie si arriva al presente e, forza di cose, a come è iniziata la produzione del fumetto, smascherando le incomprensioni tra gli autori, metodo di lavoro, intimità. Sotto questo punto di vista il libro offre anche riflessioni molto interessanti sullo sviluppo di un fumetto non seriale scritto a più mani. Ŏtié sottolinea la sua difficoltà a pensare “come un cinese”: il protagonista della saga è sì Li Kunwu, ma contemporaneamente il fumettista di regime è la sintesi di un popolo. Lo sceneggiatore è riuscito, partendo da una storia individuale, a racchiudere una storia universale, dal piccolo al grande, o meglio, the big in the small.
Nella sua totalità, Una vita cinese è un riassunto degli ultimi settant’anni di storia cinese, raccontata da un cinese e un francese. La “riduzione” a fumetto sotto sceneggiatura francese potrà sembrare un compromesso per permettere a noi occidentali maggiore comprensione, ma Li Kunwu è sempre stato molto severo nelle scelte dello sceneggiatore.
Nel terzo volume si arriva al presente, i temi più politici sono più scottanti e il fumetto deve far emergere il pensiero cinese dell’uomo comune, non quello che il lettore occidentale si attende. Particolarmente complicata, motivo di molte discussioni, è stata la faccenda del “6-4”, ovvero i fatti del 4 giugno 1989, data in cui il potere politico cinese mise fine alle manifestazioni studentesche e in particolare all’occupazione di Piazza Tiananmen. Nonostante Ŏtié volesse descrivere gli avvenimenti con una certa neutralità, piazzando Li Kunwu come testimone, l’illustratore non è d’accordo: nel 1989 era lontano dai fatti, a studiare scultura, sentendo i fatti solo dalla radio. Come unica eccezione rispetto agli due volumi, emerge qui chiaramente l’opinione dell’autore, probabilmente la più comune tra il popolo cinese.
Quando si tratta di faccende storiche che possono mettere a disagio si tende a rimuoverle dall’immaginario comune, ma la priorità del popolo cinese è perseguire l’ordine e la stabilità. Dall’incontro con l’Occidente la Cina ha dovuto subire innumerevoli difficoltà e umiliazioni: il colonialismo, le invasioni, i saccheggi, i trattati “diseguali”. Per la popolazione cresciuta sotto il regime comunista l’aspirazione alla stabilità e all’ordine è la base dello sviluppo della nazione. Se i diritti umani vengano prima delle necessità dello stato è un dibattito che Li Kunwu preferisce lasciare alle prossime generazioni, ma sottolinea la necessità delle istanze del popolo cinese, dato da indescrivibili tormenti.
Al suo terzo e conclusivo volume, Una vita cinese si conferma come un fumetto indispensabile per comprendere la realtà della Cina contemporanea, offrendo vari strumenti per la conoscenza di una realtà che non possiamo più ignorare in uno scenario mondiale contemporaneo la cui comprensione ormai non prescinde più dalla conoscenza del ruolo della potenza cinese.
Una vita cinese vol. 3 approfondisce la storia recente, quella più difficile da riassumere. Un periodo di inaspettate ricchezze, di apertura al mercato, di nuove instabilità. Oltre a mostrare dati storici, si ha modo di entrare davvero dentro la mentalità cinese, entrare proprio nella testa, grazie al lavoro di Ŏtié di “traduzione” e adattamento della mentalità di un popolo. Finalmente stanno arrivando in Italia autori cinesi come Nie Jun o Zao Dao, autori che mostrano come anche in Cina si stia evolvendo anche nel campo del fumetto. Li Kunwu si distingue da questi colleghi grazie a un tratto ruvido e a una narrazione più matura, dalle tematiche storiche.
Una vita cinese vol. 3 è un fumetto che è ha la potenza di un classico, da conoscere, studiare, approfondire.
Una vita cinese vol. 3
di Li Kunwu e Philippe Ôtié
traduzione di Giovanni Zucca
add Editore, novembre 2017
brossurato, 269 pp in b/n
19,50 €