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Comics"The Highest House", il nuovo fantasy degli autori di Unwritten

“The Highest House”, il nuovo fantasy degli autori di Unwritten

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

Highest House fumetto recensione

Mike Carey e Peter Gross, la coppia artistica che ha dato vita a Lucifer e a The Unwritten, si riunisce per una nuova serie pubblicata in Francia da Glénat e ora negli Stati Uniti da IDW: The Highest HouseIl primo numero ha la densità e il respiro romanzesco che ci si aspetta dai due, ma qui Gross sorprende per uno stile più morbido e molto più dettagliato, come se avesse finalmente ottenuto di poter curare ogni tavola al suo meglio. Carey da parte sua lo obbliga a numerose vignette, spesso ricche di testo, ma il tratto di Gross si è fatto così fine da reggere la sfida.

Si vede che realizzato anche per il mercato francese per la ricchezza di ogni singola tavola e infatti il colorista, Alquier, arriva proprio da quella scuola e lascia che i toni siano spesso lievi, per creare insieme al pennino di Gross una sospensione fiabesca, da illustrazione preziosa e di grande atmosfera. Spesso le tavole si dividono su quattro o persino cinque strisce, ma non ci sono quasi mai bordi bianchi intorno alla pagine, perché le vignette centrali sono incorniciate tra la prima e l’ultima, i cui colori dominanti si stendono come uno sfondo, mutando l’uno nell’altro.

Highest House fumetto recensione

Non mancano poi tavole più formalmente originali, per esempio una pagina replica un racconto accompagnato da uno spettacolo di ombre cinesi, mentre un’altra ignora i personaggi e presenta solo gli strumenti del lavoro che il protagonista dovrà imparare. In questo tipo di attenzione al dettaglio (storico anche se in un mondo fantastico) si guarda alle bande dessinée, ma non mancano passaggi da comic book come situazioni d’azione e forse di magia, così come tavole d’impatto come la doppia splash dedicata alla città in cui avrà luogo la vicenda.

Di cosa racconta The Highest House non è facile parlare, perché in questo pur denso primo numero i personaggi sono ricchi di mistero e la loro intenzione rimane celata, così come il loro passato. Ciò nonostante colpisce come un maglio l’inizio con l’arrivo in carrozza in una taverna di un importante nobile, che rivela di essere venuto a comprare schiavi. L’oste sembra turbato, supponiamo per orrore e forse con l’intento di ribellarsi, invece si tratta di eccitazione: accoglie infatti la notizia come l’occasione per vendere il nipote. E non sarà il solo, tanto che si forma una sorta di lunga coda di persone che vogliono vendere un loro caro, con la speranza che sia meglio per lui – cui verrà garantito il sostentamento – e per loro che ne ricaveranno abbastanza per garantire la sopravvivenza al resto della famiglia.

Highest House

Entra così in scena la madre del protagonista Moth, un giovane per cui il nobile mostra subito un marcato interesse. Il ragazzo, messo alla prova, manifesta infatti una strana sensibilità e anche durante il viaggio verso la città il nobile continua a trattarlo con cure particolari, chiedendogli di sé e dandogli lezioni di storia. Così scopriamo che in questa terra fantastica gli dèi del passato sono stati banditi in favore di un’unica dea, mentre gli stregoni sono stati massacrati. Sembra un mondo senza magia, ma accadono presto cose straordinarie che il nobile però rifiuta di considerare magiche senza fornire altra spiegazione.

Al cuore di tutto c’è comunque il racconto di formazione di un ragazzino strappato da casa e costretto a lavorare come schiavo dei nobili in una magnifica città, dove vive in un dormitorio e impara a riparare i tetti. C’è chiaramente qualcosa di Dickens in questa storia (del resto Carey è inglese), con tanto di mistero sulle origini del giovane, di cui conosciamo brevemente la madre che rifiuta però di dire alcunché sul padre. Intorno a lui si stende un mondo che sembra carico di cure da parte degli autori e dà l’idea di essere molto più grande e complesso di come questo primo episodio possa mostrare. Insomma un esordio davvero promettente per una serie IDW  che affronta subito temi forti come la schiavitù e colloca a metà strada tra fumetto europeo e americano

Bonus 1: Gideon Falls

gideon falls 1 image comics jeff lemire andrea sorrentino fumetto fumetti recensione

Altro debutto Image, questo di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino, con colori di Dave Stewart, dedicato a un doppio racconto parallelo dalla connessione enigmatica. Alternare le due vicende dà modo a Sorrentino di giocare di specchi, inoltre disegnatore e colorista lavorano sui neri realizzandoli non a tinta unita bensì con una sorta di tratteggio verticale, che rende le pagine di Sorrentino meno digitalmente fredde rispetto a sue opere precedenti. Inoltre il racconto mostra una regia molto efficace e Gideon Falls è dunque la sua prova finora migliore.

La storia, che Lemire nella postfazione dice di aver cercato di elaborare quando era ancora solo uno studente di cinema circa vent’anni fa, vede un uomo mentalmente instabile convinto di trovare nella spazzatura segni di un qualche male oscuro, o forse di una cospirazione, che attanaglia la città. In parallelo c’è un prete che giunge in una località di campagna, dove il precedente sacerdote è morto. La notte gli sembra di vederlo e finisce per seguirlo nei campi fino ad avere la visione di un terribile capanno nero sotto un cielo rosso, visione accompagnata dalla narrazione del primo personaggio, che ha visto in sogno pochi giorni prima la stessa terribile immagine.

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Siamo in quel territorio horror da Stephen King, forse con una punta di Lovecraft e Poe, dove è spesso più facile iniziare con scene stranianti che non arrivare a un finale compiuto (ma Lemire dice di averlo già pianificato insieme al disegnatore), rimaniamo quindi in attesa di riparlarne alla fine del primo arco narrativo.

Bonus 2: Prism Stalker

Prism Stalker image comics fumetto

Anche Prism Stalker è una nuova serie Image, realizzata interamente da Sloane Leong, e ci pone di fronte a uno scenario fantasy e sci-fi così visivamente originale e anomalo, da avvicinarsi ai progetti della linea 8house di Brandon Graham (l’autrice aveva infatti lavorato a From Under the Mountain).

Anche qui la protagonista è assoggettata, come forse tutto quel che resta della razza umana. In questo caso il potere è in mano ad altre specie, che le ordinano di abbandonare la sua famiglia e il suo attuale lavoro, ossia fare emergere uova aliene grazie al canto. Dirà fieramente il proprio nome al suo superiore alieno, ma il suo percorso di emancipazione sembra tutt’altro che facile.

Prism Stalker image comics fumetto

Colpisce l’ambientazione “uterina” all’interno di una sorta di creatura che occupa un intero asteroide, tra pareti fatte di membrane, sonni all’interno di bacelli dall’accesso di forma vaginale e aperture, tra un ambiente e l’altro, che sembrano orifizi chiusi da sfinteri.

Si punta più sull’atmosfera, l’introspezione e il taglio onirico che non sull’intrigo, seppure il finale segna già una prima accelerazione della trama. Impossibile dire dove possa andare da qui una serie simile, ma c’è ragione di credere che sarà un viaggio fuori dal normale, dalla sensibilità marcatamente femminile e probabilmente femminista.

Bonus 3: The Shadow – Batman

shadow batman fumetto

Si è conclusa con il sesto numero la seconda miniserie che vede fianco a fianco i due vigilanti nati nell’era del fumetto pulp. Tanto che in questa versione, Bruce Wayne è stato allievo di The Shadow, anche se ora i rapporti tra i due non sono idilliaci. A riunirli è un’indagine intrapresa testardamente da Robin, ossia Damian Wayne, che in cerca di emancipazione si è trasferito a New York. I tre affronteranno una coppia dei loro peggiori nemici e in particolare per The Shadow sarà un’esperienza catartica. Va detto che si tratta chiaramente di una sorta di Elseworld, dove la cospirazione in atto arriva più alto che mai e dove la risoluzione cambia visibilmente i destini del mondo.

Ai testi Steve Orlando non fa purtroppo un gran lavoro, visto che i due villain sembrano un disco rotto che a un certo punto continua a ripetere frasi e concetti. L’avversario di The Shadow dice di aver avuto un addestramento superiore e poteri molto più vasti praticamente ogni volta che è in scena, così come il nemico di Batman ripete più e più volte di misurare il tempo con la prospettiva di un immortale mentre gli altri intorno a lui sono come bambini. Va sicuramente meglio sul fronte dei disegni, dove Giovanni Timpano, colorato da Flavio Dispenza, si dimostra piuttosto cresciuto rispetto ai primi numeri di Eclipse.

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Non tutto è impeccabile e nei dialoghi le espressioni e le posizioni sono a volte un po’ innaturali e ingessate, ma nelle scene d’azione, nel dettaglio, nella ricerca di layout non banali (dove qualche volta esagera però) e nelle ambientazioni Timpano fa davvero un buon lavoro. In particolare quando è in scena Robin il disegnatore dà il meglio di sé, regalandogli elaborate sequenze di combattimento acrobatico, dove cerca prospettive insolite e pose plastiche, con calci che quasi escono dalla pagine verso il lettore.

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