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Graphic NovelSunday Page: Massimo Giacon su "Alack Sinner"

Sunday Page: Massimo Giacon su “Alack Sinner”

Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo Massimo Giacon. Fumettista, illustratore, designer e insegnante, il padovano Giacon è artista a tutto tondo, ha spaziato nei campi più disparati, collaborando con testate e marche tra le più prestigiose (Linus, Repubblica, Frigidaire, Il Sole 24 Ore, Artemide, Alessi, Swatch). Tra i suoi ultimi fumetti, La quarta necessità, Ettore e Il mondo così com’è.

giacon alack sinner

Ogni mattina, quando mi sveglio e svuoto la vescica, immancabilmente mi viene in mente questa sequenza de Il caso Webster, storia di Alack Sinner di Josè Muñoz e Carlos Sampayo. Un fumetto che ha segnato evidentemente il mio immaginario per sempre.

Sarò monotono, ma quasi sempre guardo la tazza del water, piscio, e penso a quella sequenza di vignette. Oggi sembra una sequenza normale, ma all’epoca fece molto scalpore quando negli anni 1970 fece da incipit alla storia Il caso Webster, su AlterAlter della Milano Libri. Molti lettori affezionati scrissero lettere di protesta, perché quello scorcio di realtà a loro era risultato insopportabile. Dick Tracy e Rip Kirby mica pisciavano.

Mi sono riletto tutto il ciclo di Alack Sinner di Muñoz e Sampayo. Quattro bei volumoni. Ho riguardato l’evoluzione del personaggio, delle storie, del modo di raccontare, l’evoluzione del segno di Josè Muñoz, il suo bianco e nero lancinante. Se qualcuno ancora si dibatte nello stupido dibattito “il fumetto è arte oppure no?”, allora consiglio di leggere queste storie. Forse il fumetto non è sempre arte contemporanea consapevole, ma in questo caso sì. Muñoz e Sampayo sapevano quello che facevano. E lo sanno ancora.

Ho conosciuto Josè nel corso di questi anni e ne è nata un’amicizia timida e rispettosa. Mi piace la sua serietà, mi piace il suo umorismo nero. «Josè, ma hai 70 anni, e ancora fumi?» gli chiesi una volta. «Beh, lo sai chico, penso che fumare sia un modo di respirare più interessante».

Come avverti questa loro consapevolezza dei mezzi?

La avverto dal fatto che si avvertiva una consapevolezza di linguaggio molto sofisticata, e anche una consapevolezza politica, e la necessità di fondere le due cose, mescolando tutto ciò a un disincanto nuovo, erano due autori politicizzati, ma anche assai disincantati, certo non erano due comunisti canonici.

Ti ricordi quando hai scoperto questa storia?

Sono abbastanza vecchio da avere visto e letto questa tavola proprio nel momento in cui era stata pensata. L’ho letta su AlterLinus, a metà degli anni ’70, avrò avuto 15/16 anni.

Eri già un lettore di fumetti?

Sì, leggevo già fumetti da sempre, praticamente ho imparato leggere a 5 anni con i fumetti e Linus lo avevo cominciato a leggere che avevo 11. Un lettore precoce. Avevo molta fame di storie.

Nel corpo d’opere di Muñoz e Sampayo, Sinner è la cosa migliore? E delle storie di Sinner, la ritieni la migliore?

Sarebbe riduttivo. Hanno scritto e disegnato talmente tante storie. E qui erano le storie iniziali di Alack Sinner, in futuro Muñoz e Sampayo avrebbero costruito un percorso in crescita, sempre di qualità altissima, sempre contemporanei al momento in cui creavano. Per cui non posso dire se questa storia sia la storia migliore, perché nel loro lavoro ogni storia è sempre stata la “migliore” nel momento in cui veniva stampata.

È una tavola che, senza dire una parola, mostra parte del carattere del personaggio, solo con qualche dettaglio scenografico. Per te, da un punto di vista tecnico cosa rende grande questa pagina?

Per cominciare la resa dell’umanità del personaggio. Per la prima volta un detective non solo si sbronza, viene ferito e pestato a sangue, ma espleta una funzione corporale all’interno della narrazione, e non è una scena gratuita, ma trasporta il lettore nella vita reale. Alack Sinner: più umano dell’umano.

C’è una lezione ti porti via, come autore, da questo fumetto o ne percepisci il fascino solo da lettore?

La sequenza insegna come basti poco per rivoluzionare il fumetto, facendo quello a cui non avevano pensato prima, e senza troppi schiamazzi: il sesso di Sinner non viene sventolato in faccia al lettore, Alack piscia in penombra, si è alzato, è stanco e indolente. Bianco e nero accecante nella sua purezza.

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