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Sunday Page: Stefano Antonucci sul “Pinocchio” di Winshluss

Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo Stefano Antonucci, nato a Pescina nel 1987, è grafico, illustratore e fumettista. Ha collaborato con l’Unità, il Vernacoliere, Il Mucchio Selvaggio, Terra, L’Ombrosoa. Insieme a Daniele Fabbri ha realizzato i fumetti di satira religiosa e politica Gesù. La trilogia, V for Vangelo, Qvando c’era Lvi e Adolf Hitler. Il piccolo Führer, tutti pubblicato da Shockdom. Il suo ultimo lavoro, sempre in coppia con Fabbri, è Il timido anticristo, disegnato da Maurizio Boscarol, pubblicato da Feltrinelli Comics.

Pinocchio Winshluss

Quando mi chiedono quale sia la mia opera preferita, in un determinato campo artistico, la risposta è quasi sempre impossibile. Quasi, perché nel fumetto ho le idee chiare: Pinocchio di Winshluss.

C’è una frase di Lenny Bruce che spiega bene l’essenza di quest’opera: «La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere». Il libro è una rivisitazione in chiave moderna del classico di Collodi: Geppetto costruisce Pinocchio, un robottino pensato per uso militare, cerca di vendere il progetto all’esercito, ma qualcosa va storto.

Usando come canovaccio la storia originale e, in puro visual storytelling, Winshluss parla del mondo moderno riuscendo a toccare argomenti che spaziano dalla religione ai colpi di stato, dal terrorismo allo stupro, dall’opportunismo al capitalismo sfrenato.

L’autore non parteggia per nessuno, non crea personaggi con cui empatizzare, non dà il suo punto di vista sugli avvenimenti ma li racconta così come sono, usando come contrasto lo stile grafico e un tono da fiaba. Spiegare a parole un libro che parla quasi esclusivamente per immagini è un compito difficile. Per me è un fumetto perfetto che unisce la vasta cultura dell’autore per la storia moderna, il gusto estetico e la profonda conoscenza del mezzo, facendotene innamorare.

Come mai hai scelto proprio questa pagina?

All’interno della trama principale ci sono alcuni capitoli dedicati alla storia di Jiminy lo scarafaggio, parodia del grillo parlante. È uno dei pochissimi personaggi che “parla”, e lo fa in maniera logorroica e fastidiosa.

In breve: Jiminy lo scarafaggio usa Pinocchio come “appartamento”. Per far funzionare la Tv via cavo, fa andare in corto circuito il robottino, danneggiandolo e dando il via alla storia. Jiminy è una spalla comica, tra il patetico e il grottesco, ma soprattutto è la metafora di un trentenne fallito. Vuole fare lo scrittore ma non riesce a scrivere nulla, rimandando sempre a giorni migliori. Non si prende le proprie responsabilità, si fa licenziare da lavoro per negligenza e dà la colpa di tutto al sistema che lo circonda.

Jiminy parla di me, parla di noi, parla della condizione esistenziale che attanaglia la nostra generazione. Nella scena della consapevolezza di Jiminy, Winshluss abbandona le parole e torna al metodo narrativo utilizzato per tutto il resto dell’opera. È il momento della disillusione. E l’effetto è potentissimo.

Winshluss è riuscito a trovare un approccio diverso nei confronti di un libro stra-adattato in tutte le forme d’espressione. Secondo te è stato merito dell’autore o significa che il testo di Collodi è un serbatoio inesauribile di spunti?

Il testo di Collodi è enorme. Dentro c’è tutto, per questo si presta a riadattamenti che vanno dal cinema al fumetto. Winshluss ha trovato una chiave di lettura bellissima. Usando la narrazione muta è riuscito a tenere un’atmosfera fiabesca e allo stesso tempo ha adattato i contenuti alle tematiche contemporanee creando un vero e proprio classico moderno che vive di vita propria nonostante si rifaccia esplicitamente a uno dei libri più conosciuti al mondo.

Di Winshluss sei appassionato soltanto di quest’opera o ti piace lui come autore in generale?

Lo adoro, ho letto e amato anche In God We Trust, dove parodizza alcuni passi della bibbia e Nella foresta buia e tempestosa, splendido fumetto per ragazzi. Inoltre, con il suo vero nome, Vincent Parannoud, ha firmato la regia di Persepolis e Pollo alle prugne. Insomma, uno che la narrazione per immagini la conosce bene.

C’è una lezione da questo Pinocchio che hai imparato e che utilizzi nei tuoi lavori?

Come ha dimostrato anche in In God We Trust, Winshluss è un bravissimo e coltissimo autore che sa fare satira e sa utilizzare il medium fumetto alla perfezione. Ha un umorismo raffinato, che quando serve diventa volgare. Non parte mai da idee banali e soprattutto, non dà giudizi, ha il suo punto di vista sul mondo ma non lo giudica, ne fa un ritratto onesto. Per tornare a citare Lenny Bruce, rispetta la regola fondamentale del buon autore satirico «io faccio parte della corruzione che metto alla berlina».

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