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Graphic NovelLa post-pop art di Typex racconta l’universo di Andy Warhol

La post-pop art di Typex racconta l’universo di Andy Warhol

Era destino che finisse così. C’erano state le biografie a fumetti dell’illustratore inglese Andrew Rae dal titolo Warhol. Come non lo hai mai visto pubblicato nel 2014 da Electa Mondadori e quella dello statunitense Nick Bertozzi nel 2017 per l’editore Gribaudo dal titolo Becoming Andy Warhol. Come tutto ha avuto inizio, dedicata agli esordi dell’artista: due opere interessanti e distanti tra loro sia per l’approccio narrativo applicato agli aspetti biografici sia per le scelte grafico-estetiche. Poi ci sono stati gli italiani Adriano Barone e Officina Infernale, con il loro Warhol. L’intervista (BeccoGiallo, 2017), con cui hanno raccontato l’artista attraverso le sue parole.

andy  typex fumetto bao

Niente faceva pensare che l’olandese Raymond Koot in arte Typex, intanto che uscivano in Italia le opere citate, stesse lavorando alla sua seconda biografic novel dedicata ad un pittore. La prima, inedita in Italia e pubblicata in Francia con grande successo per i tipi di Casterman, è stata Rembrand, la seconda è questo capolavoro della grafica, dell’illustrazione e della grafica narrativa che si intitola Andy.

Tradotto e edito da Bao Publishing, Andy è il tentativo, per la gran parte ben riuscito, di trasmettere, attraverso l’iconosfera grafica, non solo, come si dice, vita morte e miracoli dell’artista e dell’uomo Warhol, che avrebbe compiuto 90 anni nell’agosto 2018, ma anche testimoniare tra la storia e la leggenda come è nata e come è sfiorita la rivoluzione culturale americana più importante del Ventesimo secolo, concentrandola nella figura iconica e carismatica di Andy Warhol.

A torto o a ragione Warhol è percepito allo stesso tempo come il motore primo e assassino seriale dell’arte contemporanea dagli anni Quaranta agli anni Ottanta, e la sua storia porta con sé innumerevoli altre storie che senza la sua figura di catalizzatore sarebbero svanite nell’oblio mediatico.

andy typex fumetto bao

Ciò che ci preme dire è che ci troviamo di fronte ad un’opera imponente di 562 pagine, divise in 10 capitoli, impegnativa dal punto di vista della lettura, che però merita tutta la fatica e la concentrazione richiesta. Bao ci aveva già abituato ad opere cosi lunghe e complesse, pensiamo a L’arte di Charlie Chan Hock Chye di Sonny Liew o La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris, proponendo una visione molto ampia dell’idea di graphic novel, ovvero dei veri e propri progetti grafico narrativi che fondono fumetto, illustrazione, grafica, arte pittorica, fotografia e advertising alla ricerca di un universo visuale coerente, innovativo ma profondamente legato alle matrici del linguaggio e alla storia dei generi.

Andy è una creazione di design grafico-narrativo che va oltre il contenuto, formalmente ineccepibile nella sua drammaturgia, ma vuole ambire a divenire anche un oggetto di design narrativo contemporaneo. Certamente aiutato dal soggetto, Warhol e la Pop art, questo libro si presenta agli nostri occhi simulando esteticamente una scatola di detersivo anni ‘50/60, non le Brillo Box ma l’idea iconica del packaging di un detersivo, unendo ai colori sparati della copertina, contro copertina e dorso, la colorazione a specchio degli esterni delle pagine.

andy typex fumetto bao

Non è un caso che book design e cover design siano stati realizzati da autori specializzati e la complessità dell’opera ha voluto, oltre a ben cinque anni di lavoro da parte di Typex, il contributo di un Art Director come il noto graphic designer olandese Piet Schreuders. Il resto è tutta fatica di Tyex che assembla un capolavoro della narrazione grafica facendo convivere biografie, storia del costume, storia dell’arte contemporanea, testimonianze scritte e visive, documentaristica e fiction con uno stile grafico narrativo mutante ma sempre riconoscibile.

Andy è un grottesco caricaturale di matrice realistica che viene di volta in volta adattato agli stili visivi e alle mode iconiche che vanno dagli anni Trenta agli anni Ottanta, con tanto di citazioni di tutto quello che ha costruito l’immaginario popolare del Novecento, dal Fumetto al Cinema d’animazione, quello dei fratelli Fleischer e di Disney ma anche quello televisivo di Hanna & Barbera e John Hubley dell’UPA, dalle copertine dei magazine più importanti d’America, a cui l’autore dedica una serie di rivisitazioni esplicite, alla grafica pubblicitaria, dalla televisione commerciale all’esplosione della musica pop.

andy typex fumetto bao

E naturalmente, Typex cita tutto quel visivo che veniva prodotto dall’“underground” che, semplificando, si mercificava e diveniva “mainstream” o, attraverso i mercanti d’arte, si trasformava nello specchio artistico di quella contemporaneità d’avanguardia come la Pop Art, L’Op Art, la Psichedelia, il Concettuale, il Graffitismo e la Street Art.

A tutto questo, ovvero la biografia a capitoli in forma di graphic novel, le grafiche di ogni sezione e le cover, l’autore olandese unisce anche una serie di rivisitazioni di icone cristiano ortodosse, che ci parlano della religiosità e delle radici culturali di Warhol. La libertà compositiva di Typex è totale e oltre alla corrispondenza tra tempo e stili, che ci permette di “evolvere” con il personaggio solcando con lui la superficie estetica della seconda metà del Novecento, i rimandi sono talmente tanti che può non sembrare strano che la madre di Warhol sia circondata nella casa di famiglia dai gatti in silhouette di Steinlen.

In questo maelstrom si rende così indispensabile, per meglio capire e non perdersi in questa sostanziosa biografia, la presenza di una serie di figurine con caricatura e brevissima bio dei principali personaggi reali che sono stati importanti e hanno interagito con Warhol durante la sua vita pubblica e privata.

andy typex fumetto bao

Ecco forse l’unico neo di questa preziosissima opera: la sua densità. La quale segnala, da un verso, una commendevole volontà di ordine nella lettura e una completezza di informazioni e documentazione storica ma che, allo stesso tempo, costringe il lettore ad un tour de force non indifferente tra le facilmente leggibili ma un po’ monotone pagine con gabbia a nove vignette che, come un basso continuo e inesorabile narrano la quotidianità dei migliori anni della vita dell’uomo Andrey Warhola.

Per il resto rimane la storia e la favola moderna di Andy: infanzia difficile, figlio di emigrati dell’Europa dell’est, le zuppe Cambell’s, l’omosessualità, il talento illustrativo, gli anni Sessanta, Marylin, la Società dello Spettacolo, la mercificazione dell’arte, la serialità, le icone pop, gli Stati Uniti d’America, l’illusoria e democratica fama nella società della comunicazione di massa, le Factory con i loro freak ed emarginati, Drella, l’egotismo e l’egoismo, le droghe, il Chelsea Hotel, l’omosessualità, le ragazze fragili e l’autodistruzione, la musica underground, il teatro underground, il cinema underground, il travestitismo, i disturbi alimentari, la psicopatia, l’omosessualità, la mamma, la scena newyorkese, l’aids, le star amiche e nemiche, l’invidia e la cistifellea.

Una storia che tutti vorremmo aver vissuto per almeno quei 15 minuti di celebrità promessoci e nella quale ci si immerge completamente. Alla fine resta un senso di vuoto, ma non potrebbe essere altrimenti: tra la realtà e il mito vince sempre il mito.

Andy
di Typex
traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, gennaio 2019
brossurato, 562 pp., colore
29,00 €

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