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RecensioniNovitàDell’inutilità degli eroi: Per l’impero di Vivès e Merwan

Dell’inutilità degli eroi: Per l’impero di Vivès e Merwan

Probabilmente gli amanti del fumetto storico e del peplum, in particolare, che in Francia vanta una gloriosa tradizione e gode, com’è noto, di grande successo, potrebbero rimanere delusi dalla lettura di Per l’impero (Bao Publishing), opera realizzata a quattro mani dall’enfant prodige del fumetto d’Oltralpe Bastien Vivès (Il gusto del cloro, Polina, Last man) e da Chabane Merwan, noto in patria per romanzi grafici di successo come L’or et le sang e Le Bel Âge, ancora inediti in Italia.

Leggi l’anteprima di Per l’impero.

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Sullo sfondo di uno scenario apparentemente definito storicamente, infatti, i due coautori costruiscono una vicenda che sin dalle prime tavole spiazza il lettore alla ricerca di appigli spazio-temporali, gettandolo nel bel mezzo dell’assedio di una città senza nome da parte di quello che, a giudicare dalle armature, dagli elmi e dai vessilli, ha tutta l’aria di essere un esercito della Roma imperiale. Il povero lettore di bédé storiche brancolerà alla vana ricerca di una didascalia, di una data, di un toponimo, di un personaggio conosciuto; ma non troverà nemmeno il nome stesso di Roma, fra le pagine che sta sfogliando. Anzi, si renderà conto che tutti gli elementi narrativi e grafici contribuiscono a incrementare in lui questa sensazione di straniamento.

La trama, per esempio, è esigua e facilmente riassumibile in poche righe: un manipolo di soldati, affiatati, esperti e invincibili viene scelto dall’Imperatore – anche lui senza nome – per portare a termine una missione impossibile e cioè la conquista di un mondo nuovo e inesplorato che si trova al di là dell’ultimo baluardo dell’Impero. La caratterizzazione dei personaggi, poi, è scarsa, e nulla viene detto del loro vissuto o del loro carattere. Al contrario, essi appaiono simili a dei supereroi (quelli precedenti la decostruzione degli anni Ottanta, peraltro) tanto sono poco profondi, quasi monolitici nella loro caratteristica principale che, per la quasi totalità di essi, è addirittura impressa già nel nome: Forto, Statum, Glorim, Calma, Virgil deVigero.

Infine, una sceneggiatura scarna e priva di didascalie esplicative accompagna disegni caratterizzati da un uso della linea chiara che ricorda – o almeno sembra – i maestri del fumetto storico francese, ma che al contrario di quelli, accarezza la pagina in modo irregolare e nervoso, quasi a voler togliere leggerezza, a voler disturbare la lettura, piuttosto che a conciliarla. Il disegno pertanto rifugge la precisione, l’accuratezza del dettaglio e della ricostruzione storica fedele, con la complicità dei colori di Sandra Desmazières, che opta per tonalità impressionistiche che non mirano a riempire, a dare pienezza alle forme, ma solamente a evocarle.

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Non è pertanto un caso che, all’uscita del primo dei tre volumi da cui era composta l’edizione originale pubblicata da Dargaud (nella collana Poisson Pilote) fra il 2010 e il 2011, le recensioni francesi siano state generalmente tiepide, perlopiù attendiste, e in qualche caso decisamente negative. Tuttavia, se il lettore supererà questo piccolo shockiniziale e procederà nella lettura dell’intera opera si renderà conto che Per l’impero non è – e non vuole essere – un fumetto storico. E non è assolutamente secondo i canoni di questo genere che va valutato.

I due autori, infatti, sfruttando l’immaginario comune legato all’eternità e all’invincibilità dell’impero romano – tipico peraltro già della propaganda letteraria di età augustea… – imbastiscono volutamente un racconto che, a ben vedere, presenta tutte le caratteristiche narrative della leggenda o meglio della fiaba (atemporalità, indeterminatezza spaziale, personaggi dalla scarsa profondità psicologica), erodendone, però, implacabilmente i capisaldi. Così, mano a mano che la vicenda si dipana e il viaggio procede, i protagonisti, all’inizio così baldanzosi e sicuri di sé, perderanno strada facendo le loro certezze e la saldezza di quei valori sui quali avevano costruito la loro intera esistenza e quella dell’impero. Nella prima parte saranno la noia dell’attesa e l’incertezza sull’identificazione dell’altro da sé a mettere in discussione la loro foga guerriera e i loro principi guida, come l’onore e la forza prevaricatrice. Nella seconda parte toccherà all’incontro-scontro con l’altro sesso a minare dalle fondamenta la loro – apparentemente invincibile – virilità. Infine, nella terza parte, saranno la vastità e il mistero di un mondo sconosciuto a portarli ad affrontare le proprie debolezze e a costringerli a una dolorosa scoperta di sé. Al loro ritorno nessun lieto fine attende i protagonisti: quell’impero così glorioso e potente giace perduto, immobile, pronto a sgretolarsi ai piedi di quei pochi sopravvissuti che, nel frattempo, attraverso un’esplorazione all’interno del loro essere uomini, da semplici personaggi che erano sono divenuti delle vere e proprie persone in possesso dell’unica certezza possibile: quella della propria fragilità.

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Tutte quelle caratteristiche dello stile e della narrazione che a una prima lettura sembravano stonare, prendono così senso in un’opera poetica e complessa che non vuole descrivere ma evocare, che non vuole raccontare fatti ma indurre a riflettere e non vuole costruire eroi, ma stravolgerli. In questo senso, tornando a rileggere le pagine iniziali, non ci sembra più tanto banale e retorico l’impiego di un frasario che molto da vicino ricorda quello impiegato da Leonida e i suoi Spartani in 300 di Frank Miller. Lì delle figure storicamente attestate diventavano eroi, e il loro sistema di valori, esemplare ed eterno, sopravviveva al loro esempio. Qui si percorre il senso inverso e l’onore, la forza, il coraggio cedono il passo al dubbio, all’insicurezza e alla paura. Come si fa, sembrano chiedere gli autori, in un mondo così crudele e affascinante, così spietato e misterioso, ad avere ancora certezze – ad avere ancora degli eroi?

Forse l’unica risposta plausibile a questa domanda la danno, nell’ultima ed eccellente tavola, i due protagonisti, Glorim e Calma. In quella scena [attenti: stavolta facciamo SPOILER], ormai semplici uomini e non più (super)soldati, i due scrutano l’orizzonte, in attesa dell’arrivo di sconosciuti viaggiatori.

«Amici o nemici?», chiede Calma.

«Non so dirlo, Calma», gli risponde Glorim, «ma nutro ancora speranze».

Per l’impero
di Bastien Vivès e Chabane Merwan
Bao Publishing, 2015
182 pagine, colore, 19€

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