Per la nostra rubrica Lo scaffale di…, questa settimana abbiamo chiesto a Giacomo Nanni (autore di Cronachette e Casanova – Histoire de ma fuite) di raccontarci le sue letture più recenti.
Le fond de l’air est frais, di Fred (Dargaud)
E’ un libro del 1973. Conoscevo Fred sulle pagine del Pilot italiano per le storie di Philemon, che leggevo da adolescente. Questo libro è una raccolta di storie autoconclusive molto brevi anche di una sola pagina, satiriche e surreali. Ad esempio “Lavori di ripiego – Il rappresentante di buchi”, racconta la storia di un uomo che viene risucchiato dal suo stesso articolo di vendita. Il titolo del libro invece è un espressione francese intraducibile che si usa in primavera quando l’aria è un poco più calda che in inverno, ma ancora rischi di ammalarti se non ti copri, si potrebbe dire “In fondo l’aria è fredda”, ma ha troppo senso. Le fond de l’air est frais è anche una canzone cantata da Jaques Dutronc su testi di Fred.
École de la misère, di Yvan Alagbé (FRMK)
Yvan Alagbé racconta una storia di razzismo senza la retorica patetica del graphic journalism. Non ci sono didascalie in questa storia, e il disegno pittorico ti costringe a cercare di trovare chi sta dicendo cosa nei volti dipinti ad inchiostro di china diluito, di cui la stampa mantiene le tonalità calde di grigio. E’ faticoso da leggere, come diventare miopi all’improvviso e non riuscire a distinguere i dettagli ma comprendere che sta succedendo qualcosa di brutto, di imbarazzante, che ti fa vergognare.
Sept milliards de chasseurs-cueilleurs, di Thomas Gosselin (Atrabile)
“Sette miliardi di cacciatori-raccoglitori”. La “caccia e raccolta” è il sistema di sostentamento tipico delle società primitive. “Chasseurs-cuilleurs” è un termine che esiste in francese come in inglese Hunter-gatherer, ma non in italiano. E’ uno dei libri più strani e pretenziosi, ma divertenti che ho letto di recente. Con due soli personaggi puoi raccontare tutto, compresa la struttura dell’universo. E’ bizzarro trovarsi di fronte a storie che a tratti sembrano uscite da una mitologia pellerossa per il contesto in cui vengono raccontate, ma che sei altrettanto certo facciano al cento per cento parte dell’immaginazione dell’autore, che cerca di spiegarsi come vanno le cose nel mondo con i mezzi che ha a disposizione sulla carta.
L’odyssée d’une valise en carton, di Ben Katchor (Rackham)
Ossia L’odissea di una valigia in cartone. Non sono mai riuscito a leggere un libro intero di Ben Katchor. Questo non l’ho ancora finito, perchè bisogna davvero prenderlo a piccole dosi, ogni pagina racconta una storia a sè. Le puoi mettere una vicino all’altra per formare un tutto unico, ma una pagina è sufficiente ad aprirti un orrizzonte di una densità peculiare. Il protagonista è il contrario di uno xenofobo, è xenofilo! Ha bisogno di viaggiare e conoscere usanze straniere. Io sono arrivato assieme a lui sull’isola di Tensint, le cui rovine monumentali sono costituite di toilette pubbliche antiche e oramai inutilizzabili, le puoi solo contemplare nella loro maestosità.
L’homme sans talent, di Yoshiharu Tsuge (ego comme x)
L’uomo senza talento. Lo rileggo ogni tanto. E’ il libro che ti fa capire come si può avere bisogno di un maestro anche solo per vendere delle pietre ramazzate per terra accanto a un fiume, uguali a quelle che uno potrebbe raccogliere da sè.