x

x

FocusProfiliL’(info)graphic journalism di Becco Giallo: Gerardi e Pantaleo

L’(info)graphic journalism di Becco Giallo: Gerardi e Pantaleo

“Fedeli alla linea, anche quando non c’è”, cantava Giovanni Lindo Ferretti negli anni ’80, ai tempi in cui era il cantante dei CCCP, prima di diventare un mariano devoto. Quante volte ho sentito dire, da editori, professionisti e fumettòfili, che la linea editoriale è importante, perché è quella che ti caratterizza agli occhi del lettore? Molte, troppe, per non crederci. Eppure, è davvero così?

Senza dubbio Sergio Bonelli Editore è l’alfiere dell’avventura di produzione autoctona, declinata da Tex a Orfani, passando per Dylan Dog. Altre case editrici sono però più eclettiche, e con le loro pubblicazioni compongono un’offerta ad ampio spettro: su tutte Panini, che non solo importa i supereroi Marvel, manga di ogni genere e graphic novel a pioggia, ma realizza in proprio alcune serie (comiche) italiane, altre ne ristampa, e da qualche tempo detiene pure le testate dell’universo disneyano. Ma in un certo senso sono tante case editrici, all’interno di una grande casa madre.

Poi ci sono editori il cui catalogo è frutto unicamente del gusto personale. Da Bao Publishing per esempio ci si può aspettare un po’ di tutto, purché l’editore lo ritenga meritevole a suo insindacabile giudizio (spesso a ragione), con una leggera prevalenza di americani semi-indipendenti o forse di francesi non molto noti. Per non parlare di Coconino Press di Igort, che è quasi una one man band: pubblica gli autori, anche distantissimi tra loro, che piacciono a Igort nel formato voluto da Igort sulla carta scelta da Igort (ma per fortuna li vende a persone che non sono Igort, per esempio a me).

E così via, da Tunuè a Star Comics, da Rizzoli-Lizard a RW-Lion, ognuna ha in qualche modo una sua peculiarità che la rende riconoscibile. Fedeli alla linea. A ben vedere però, ogni editore sopra menzionato si limita a scegliere un genere o un universo narrativo o un paese d’importazione, oppure opera una selezione prismatica in base al gusto personale. E allora, si può ancora parlare di una linea vera e propria, un fil rouge che metta le varie opere in connessione tra loro, facendone magari scaturire interdipendenze e risonanze che non siano banalmente la continuity narrativa? La linea non c’è?

Forse no. Prova ne sia che molte pubblicazioni di una qualunque tra le case editrici sopra citate potrebbero essere realizzate da un altro editore della lista, senza particolari stravolgimenti della famosa (fumosa?) linea editoriale (a parte Bonelli, che può pubblicare solo i suoi personaggi; vale però il contrario: i bonelliani vengono ristampati in edizione de luxe sia da Rizzoli-Lizard che da Bao).

Eppure, mi sembra che in Italia ci sia almeno un editore – ma non è il solo, chiaramente – che pubblica fumetti fortemente caratterizzati (e perciò molto riconoscibili) dal punto di vista grafico e contenutistico, che difficilmente potrebbero trovare cittadinanza nel catalogo dei concorrenti. E viceversa: pochissimi libri realizzati da altre case editrici potrebbero uscire sotto questo marchio. Si tratta di Becco Giallo.

La grafica delle copertine è già un marchio: tranne poche deroghe, e fatta salva la naturale evoluzione nel corso degli anni, l’impostazione è sempre la stessa, con il “bollone” – contenente titolo, autori e una sintetica sinossi – piazzato in alto a sinistra, dello stesso colore della costoletta. Anche la struttura dei libri cerca di mantenersi il più possibile fedele all’impostazione tenuta fin dagli inizi: prima la storia a fumetti, poi i materiali che sono serviti alla creazione della storia, ovvero bibliografia e cronologia degli avvenimenti, infine eventuali ulteriori approfondimenti.

Ma l’aspetto più caratterizzante di Becco Giallo è la ragione etico-sociale che sta alla base delle loro pubblicazioni: memoria storica, cronaca giornalistica, impegno civile. Questi tre ingredienti, mescolati in proporzioni diverse, sono alla base di quasi tutte le loro pubblicazioni: biografie di personaggi notevoli, le cui gesta o parole meritano essere ricordate; rievocazioni di eventi che hanno segnato un’epoca o che sono stati paradigmatici di fenomeni che al tempo non erano ancora chiari (ma lo sono ora, messi in prospettiva storica); analisi critiche dell’esistente, con particolare attenzione per quel che accade in periferia, sia quella vera e propria, sia la parte di mondo che si può ironicamente definire “periferia dell’impero” perché non fa parte del blocco geo-politico occidentale, e in special modo l’Africa. Insomma, la linea c’è ed è una linea (molto) chiara: ricostruzioni storiche, pamphlet a fumetti, graphic journalism.

Certo, non sono tutti capolavori, né potrebbe essere altrimenti, visto che a volte l’intensità emotiva profusa nel trattare un tema ha più peso della reale capacità tecnica di svolgerlo, mandando alle stampe persino opere forse non del tutto rispondenti ai canoni del professionismo.Si può allora discutere sulla riuscita di diversi libri che sembrano girare a vuoto, sull’approccio troppo didascalico di certe sceneggiature, sulle manchevolezze tecniche di alcuni disegnatori, sulla confezione “da battaglia” di qualche libro. Non credo però si possa mettere in dubbio l’onestà intellettuale della casa editrice e dei suoi collaboratori, e nei circa dieci anni di vita editoriale non sono pochi i gioiellini prodotti.

Se tralascio i titoli di importazione (non molti, ma interessanti) e prendo in esame i soli libri realizzati ex novo da autori italiani, posso sbilanciarmi a memoria in un giudizio estremamente favorevole per Chernobyl, di cosa sono fatte le nuvole di Paolo Parisi, Fausto Coppi e Pop economix di Davide Pascutti, Julian Assange di Dario Morgante e Gianluca Costantini, Adriano Olivetti di Marco Peroni e Riccardo Cecchetti, Quasi quasi mi sbattezzo di Alessandro Lise e Alberto Talami. Per citare solo i primissimi che mi vengono in mente, quelli che ho regalato ai compleanni. Non va inoltre sottovalutato il coraggio di Becco Giallo nel proporre anche autori dal segno decisamente ostico e per niente commerciale, per esempio Marco Ficarra o Claudio Calia.

Negli ultimi tempi mi hanno colpito in particolare due loro libri, passati forse un po’ sotto silenzio, realizzati da Raul Pantaleo e Marta Gerardi (entrambi parte dello studio/progetto collettivo tamassociati): Destinazione Freetown e Architetture resistenti (quest’ultimo con la collaborazione di Luca Molinari).

immagine 0
Le copertine

La complessa mescolanza di elementi grafici diversi messa in campo dagli autori mi pare pienamente riuscita. L’iconismo elementare usato per le figure umane, con una stilizzazione quasi da catalogo Ikea, si mischia all’infografica e dà ancor maggiore risalto al mimetismo fotografico usato negli sfondi paesaggistici, che diventa rendering da studio di architettura nella resa degli spazi, urbani e no, interni o esterni che siano.

immagine 1
Da “Destinazione Freetown”.

Ambedue i volumi si cimentano spesso con la dissoluzione totale della gabbia, a favore di un continuum nel quale le vignette si compenetrano e appaiono come tali solo in relazione alla tavola nella sua interezza, fino talvolta a fare coincidere una vignetta con due tavole consecutive, a mimare l’ampiezza degli spazi e l’infinità della notte stellata in Africa, o la vastità che lo sguardo può abbracciare dalle “architetture resistenti”.

immagine 2
Da “Destinazione Freetown”. Dalla Repubblica Centrafricana verso la Sierra Leone, in bici.
immagine 3
Da “Architetture resistenti”. Gli interminati spazi visibili dai Collegi del Colle, a Urbino.

I due libri per certi versi sono simili. Anche se il primo racconta del ritorno a casa di un sierraleonese, da Milano a Freetown, e il secondo le vicende di una giornalista rompiscatole, incaricata dalla direzione del giornale di occuparsi delle pagine di architettura pur di impedirle di nuocere.

Da “Architetture resistenti”. Segno da istruzioni Ikea e tono beffardo per l’incipit.
Da “Architetture resistenti”. Segno da istruzioni Ikea e tono beffardo per l’incipit.

Entrambi muovono dall’idea che si possa fare un’architettura eticamente responsabile, e la vogliono mostrare al lettore, come una piccola introduzione alla materia. A farla da padrone è infatti la rappresentazione grafica di edifici pensati per il loro valore d’uso, quali mezzi per il bene comune, e non come pezzi di bravura fini a se stessi, a maggior gloria di chi li ha progettati. Ecco quindi gli ospedali realizzati in Africa per Emergency (proprio da tamassociati) nel primo caso, e nel secondo una serie di spazi, nei quali si può sperimentare l’esercizio pericoloso della memoria storica (il Museo della Memoria a Bologna, per esempio) o il piacere collettivo della bellezza funzionale (i Collegi del Colle, a Urbino).

Da “Destinazione Freetown”. Il centro pediatrico di Bangui.
Da “Destinazione Freetown”. Il centro pediatrico di Bangui.
Da “Architetture resistenti”. I Collegi del Colle, a Urbino.
Da “Architetture resistenti”. I Collegi del Colle, a Urbino.

Destinazione Freetown, almeno in superficie, è la cronaca di un viaggio a ritroso verso le proprie radici ed è, tra i due libri, quello più legato a un racconto vero e proprio, giocato spesso sul fatto che molto poco è quel che sembra, a partire dal protagonista, ritratto quasi come un ragazzino mentre è un uomo fatto. Ugualmente fuorviante l’inizio: quello che potrebbe essere lo sbarco di un clandestino in Sicilia, si rivela al contrario una fuga dall’Italia verso l’Africa.

E così via, fino all’ambiguo traffichino nero che si dimostra uomo dal grande cuore. Architetture resistenti è invece apertamente un pamphlet che si interroga sul senso dell’architettura contemporanea e che a tratti incorpora dei frammenti narrativi per fare meglio risaltare l’impatto visionario degli oggetti del discorso, come nelle due sequenze ambientate nel Museo Itavia a Bologna e alla Risiera di S. Sabba a Trieste.

Da “Architetture resistenti”. L’infografica arricchisce il testo con una nota comica. Notare il cagnolino che scappa guaendo, in alto a destra.
Da “Architetture resistenti”. L’infografica arricchisce il testo con una nota comica. Notare il cagnolino che scappa guaendo, in alto a destra.
Da “Architetture resistenti”. L’entrata della protagonista nell’area del forno crematorio, nel campo di concentramento della Risiera di S. Sabba.
Da “Architetture resistenti”. L’entrata della protagonista nell’area del forno crematorio, nel campo di concentramento della Risiera di S. Sabba.

Ma la qualità migliore dei libri Becco Giallo più riusciti, e dunque anche di questi due, è che tra le pagine risuonano i temi caldi del dibattito politico-culturale odierno, affrontati di petto, con un punto di vista preciso e onestamente dichiarato. Per esempio, da Destinazione Freetown si levano tra le tante due domande: la salute è un diritto? Se sì, non deve forse essere gratuita e di alta qualità, sempre e per tutti?

E di recente non ho letto cose più incisive del finale di Architetture resistenti, rispetto alla realtà odierna. Oggi che i nodi di una più che decennale gestione scellerata della scuola pubblica vengono al pettine, con l’oramai annosa decurtazione delle ore complessive di insegnamento della storia dell’arte che giunge (un po’ in ritardo) all’onore delle cronache, ecco come termina il libro, citando un discorso di Peppino Impastato:

immagine 9

Sono parole che dovrebbero essere mandate a memoria da tutti, non solo dalla protagonista del libro.

Ultimi articoli

ultimate spider-man anteprima marvel comics hickman

Radar. 15 fumetti da non perdere usciti questa settimana

Una selezione di alcuni dei fumetti pubblicati in settimana, che secondo noi meritano la vostra attenzione.

Il clone malvagio di Jean Grey in “X-Men ’97”, spiegato

Nel terzo episodio di "X-Men '97" gli eroi hanno dovuto affrontare un clone malvagio di Jean Grey, anch'esso proveniente dai fumetti Marvel.

Panini Comics: i fumetti in uscita questa settimana

Tutti i fumetti della linea Panini Comics in uscita in edicola, fumetteria e libreria nella settimana dal 25 al 31 marzo 2024.
Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Rilevato!!!

Abbiamo rilevato che stai utilizzando le estensioni per bloccare gli annunci. Il nostro sito è gratuito e il lavoro di tutta la redazione è supportato dalla pubblicità. Supportaci disabilitando questo blocco degli annunci.

Powered By
Best Wordpress Adblock Detecting Plugin | CHP Adblock