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RecensioniNovitàCome prima (Alfred) e L’intervista (Fior): un confronto

Come prima (Alfred) e L’intervista (Fior): un confronto

È arrivata nelle librerie italiane l’opera che ha trionfato all’ultima edizione del Festival International de la Bande Dessinée di Angoulême, Come prima di Alfred (Bao Publishing), storia di due fratelli che compiono un viaggio nell’Italia del dopoguerra. Un lavoro, quello di Alfred, che merita attenzione non solo per la capacità affabulatoria dell’autore, ma per la riflessione che offre sulla nostra condizione storica. E proprio per questo diventa interessante notare quanto Come prima si avvicini a un altro fumetto come L’intervista di Manuele Fior (Coconino Press). Due lavori per molti aspetti agli antipodi, ma per altri profondamente legati, grazie al modo con cui provano a ripensare al passato e proiettarsi verso il futuro.

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Manuele Fior, italiano emigrato in Francia, vinse con Cinquemila chilometri al secondo l’edizione del Festival di Angoulême del 2011, altro lavoro che, al pari di Come prima, celebra il viaggio come strumento di rinascita. Nel 2013 è tornato in libreria con L’intervista che racconta la storia di Dora ricoverata in un reparto di psichiatria, dove incontra il suo medico curante, Raniero, appena separatosi dalla moglie. Il libro è ambientato nell’Italia del 2048, dove tutto sembra essere fermo, un immobilismo che non viene accettato dalle nuove generazioni, le quali propongono un nuovo modo di rapportarsi con il partner e il sesso, un approccio libero, senza limiti. Raniero, come tutti, vive di insicurezze. Reprime con forza la rabbia e la voglia di mutamento, una brama dirompente di cambiare un paese che ha congelato i sentimenti e le emozioni di tutti. La conoscenza di Dora, in qualche modo, destabilizza questo suo vivere passivamente, spezza quel qualunquismo borghese di cui è diventato suo malgrado emblema. L’avvento di misteriosi UFO sui cieli italiani radicalizza questa situazione.

In Come prima, invece, due fratelli si rincontrano dopo dieci anni. L’occasione è la morte del padre e il viaggio verso il paese natio, in Italia, diventa un momento per ripensare al passato, alle scelte che condizionano la vita, alle incomprensioni, agli amori, alle assenze. Non sarà un viaggio facile e, come in ogni racconto di formazione che si rispetti, gli scontri e le divergenze diventeranno le fondamenta su cui ricostruire un rapporto che sembrava destinato all’oblio.

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Da un lato abbiamo quindi l’Italia del 2048, mentre dall’altro l’Italia del Boom economico. Inoltre, ecco un autore italiano che vive in Francia e un francese che ha deciso di ambientare la sua opera più ambiziosa in Italia. Possibile che due graphic novel così distanti finiscano per diventare complementari, riflesso ciascuno dell’altro? La risposta, naturalmente, è sì. E il motivo sta proprio nelle intenzioni. Sebbene distanti nella messa in scena, L’intervista e Come prima condividono un’idea: il fumetto come risorsa per una catarsi storica. L’idea, cioè, di un’arte in grado di fotografare e analizzare lo status quo di una generazione che sembra costantemente sull’orlo del precipizio. Le paure e lo smarrimento che attanagliano i personaggi de L’intervista e Come prima sono infatti quelle di una generazione di giovani che, quotidianamente, devono fare i conti con i risultati (pratici ed etici) di una crisi economica che, ben presto, è diventata altro: crisi sociale, di desideri, di valori.

Da dove ripartire, quindi? Dall’amore. Dal rapporto con la famiglia. Dalla consapevolezza di abbandonare il passato e i preconcetti per riaffacciarsi verso un futuro desiderato, immaginato e, lentamente, con fatica, perseguito nella convinzione che possa suonare pacificato, se non radioso.

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Dora e Raniero, de L’intervista, sono l’Adamo ed Eva di una “rinascita” nell’ordine delle relazioni, che viene sollecitata dalla visita extraterrestre di cui si sa poco e niente. Un evento, quello dell’apparizione degli UFO, che assume il valore di una vera e propria frattura, capace di spezzare una borghesia che, come nel presente, ha perso la bussola di un’emozione vera, che vada oltre l’appartenenza sociale o il pregiudizio.

Giovanni e Fabio, invece, i due fratelli protagonisti di Come prima, non si vedono da dieci anni. Il primo è rimasto in Italia, ha vissuto il periodo dell’oppressione fascista e ha tentato di rifarsi una vita. Il secondo è fuggito da quel paese che gli sembrava troppo piccolo, troppo stretto per le sue infinite ambizioni. Una fuga, quella di Fabio, che diventa simbolo di ribellione, un tentativo di affermare se stesso in un mondo dove sembra dominare la legge del più forte. Nel corso del viaggio, più i due fratelli si avvicinano alla meta più la rabbia di Fabio e le insicurezze di Giovanni evaporano, si diradano, scompaiono.

Alfred, esattamente come Fior, predilige la sottrazione per raccontare l’intensità di alcuni momenti. Ma se L’intervista è dominato da un bianco e nero funereo di grande impatto stilistico, Come prima vive di colori intensi e saturi, di tramonti caldi e avvolgenti. Sono diversi, certo, eppure entrambi raccontano della necessità di ritrovarsi, di ricominciare. Entrambi, dal punto di vista stilistico del linguaggio, utilizzano inoltre la tecnica della ripetizione per descrivere la vertigine del sentimento in tavole e vignette che compongono pagine di forte intensità emotiva. Si pensi alla notte di incontro tra Dora e Raniero, dove singole vignette nere, inframezzate talvolta dal corpo di Dora illuminato nell’oscurità, vanno a comporre un momento che scioglie molte delle tensioni narrative fin qui sviluppate dal talentuoso Fior. Ugualmente in Alfred: ubriaco e steso a terra, Fabio fissa il cielo al tramonto solcato da nuvole scure; due intere pagine sono dedicate a vignette del tutto simili, le nuvole che compongono un quadro astratto. È un passaggio narrativo cruciale con cui, stilisticamente, Alfred passa dalla dimensione reale a quella onirica e con cui permette al suo personaggio di fare i conti con se stesso e, finalmente, riappacificarsi con il passato.

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Che sia l’Italia di fine anni Cinquanta o l’Italia dis-unificata del 2048, emerge una sola e unica verità: al di là di ogni quadro politico o ideologico, ogni rinascita sociale passa attraverso il sentimento più antico e misterioso di sempre, l’amore. Il cuore di entrambi i volumi, allora, pulsa proprio così: non solo (non tanto) due indagini sulle nostre crisi – passata o futura – ma due parabole sull’amore come grande terapia sociale, in grado di rilanciare in avanti il destino di singoli individui e, sullo sfondo, delle più ampie comunità cui appartengono. E apparteniamo.

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