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RecensioniNovitàStraordinario non basta: Uncanny di Andy Diggle e Aaron Campbell

Straordinario non basta: Uncanny di Andy Diggle e Aaron Campbell

Andy Diggle è il classico mestierante di lusso. Una di quelle certezze che rassicurano e annoiano allo stesso tempo. Non scriverà mai una brutta storia, ma il fatto che ancora lo si ricordi solo per The Losers – anche dopo aver messo mano a Daredevil, Green Arrow e un sacco di altri personaggi iconici – la dice lunga sulla sua capacità di svettare come autore di serie A.

Leggi l’anteprima di Uncanny e la sceneggiatura di Andy Diggle tradotta in italiano

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Certo, The Losers è stata un’ottima serie – la consiglierei a chiunque, ricordando che alle matite si fece notare quel fenomeno di Jock – ma nulla di più della trasposizione su carta di un grosso e iperbolico film d’azione. Uno di quelli che punta ad alzare in continuazione la posta in gioco e a infilare in bocca ai protagonisti battute sempre più spaccone. Eppure, in quel caso, la ricetta funzionava alla grande. Tuttavia il Nostro non sembra avere remore a rimestare la stessa minestra, e così è arrivata – per Dynamite – questo Uncanny, titolo supereroistico senza supereroi.

Prendiamo lo spionistico sui generis di Sleeper (firmato da Brubaker), infiliamoci l’organizzazione segreta – con tanto di arruolamento coatto portato avanti dalla bad girl di turno – alla Wanted (quello di Millar) e un minimo di iper-modernismo à la Global Frequency (di Ellis) ed ecco che avremo la ricetta di questa nuova serie. Da ottimo scrittore seriale qual è, Diggle ci aggiunge ritmo da capogiro, dialoghi secchi e un protagonista dotato di carisma e personalità. Oltre che dell’insolita capacità di non infilare una scelta azzeccata su sei numeri pubblicati.

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Messa così parrebbe una cosa da poco. In realtà, ci vuole maestria per chiudere un lavoro a questo livello. Studiato per piacere praticamente a chiunque. Maturo quanto basta per solleticare i più smaliziati e contemporaneamente ben radicato nel tradizionalismo del comic book statunitense. Eppure non è che un paletto da abbattere (o da aggirare) senza misure se, invece, si volesse passare a un livello superiore. Allo stato attuale ci ritroviamo tra le mani un Heroes più violento, con in più un protagonista amante della truffa e del gioco d’azzardo. Il ritmo è quello che ben conosciamo della serie televisiva d’azione, la radici ben piantate nella letteratura hard-boiled. Continua però a mancare qualcosa per sfuggire da questa zona di sicurezza. Per quanto si sforzi, infatti, Diggle non riesce a introdurre niente di davvero nuovo.

E potremmo andare avanti, anche solo continuando a fare paralleli con qualcosa di già pubblicato. Prendiamo invece i nomi citati prima, e cerchiamo di capire perché siano diventati buoni termini di paragone. Abbiamo la furia bulimica e visionaria di Warren Ellis, con i suoi mille progetti lasciati a metà. Sempre sospesi tra le meraviglie del futuro e un gusto innato per l’ultraviolenza e la depravazione. Il gusto per la boutade e la capacità oratoria di Millar, uno che urla un sacco ma sulle cui idee la Marvel ci sta ancora campando. E infine, arrivando alla voce più simile a quella di Diggle, la costanza con cui un Brubaker porta avanti la sua idea di genere d’autore. Che si traduce con il contaminare di noir ogni diramazione possibile di letteratura popolare. Supereroi noir, spie in pensione noir, horror lovecraftiano noir,… Sembrerà banale, ma sono pochi gli autori dotati di una simile forza propulsiva, scaturita da (ossessive) variazioni sul tema di un singolo genere.

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Andy Diggle è uno scrittore eccellente, tuttavia non pende verso nessuna di queste pericolose forme di provocazione. Rimane un impiegato perfetto, con almeno un lavoro pubblicato da considerare memorabile e un sacco di altre uscite piaciute più o meno a tutti. Peccato che i tempi cambino, e tutto questo non basti più. Con l’ondata di nuova creatività portata avanti da Image Comics – sempre in crescita di vendite – e il continuo fallire delle strategie gattopardesche (rivoluzionare tutto per tornare sempre allo stesso punto) di Marvel e DC, abbiamo ogni giorno di più la dimostrazione che solo i prodotti davvero freschi possono ambire a rimanere a galla. Mi spiace, ma finché gente come Remender, Hickman, Vaughan, Fraction e Snyder continueranno a dettare il passo, lo straordinario di Diggle continuerà a non bastare.

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