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Il Mondo così com’è. Conversazione con Massimo Giacon e Tiziano Scarpa

«Don’t judge a book by its cover» suggerisce il Dr. Frank-N-Furter in Rocky Horror Picture Show, ripetendo un antico adagio della sapienza popolare inglese. Un assunto valido in generale, ma che non ci sentiamo di sottoscrivere nel caso di Il mondo così com’è di Massimo Giacon e Tiziano Scarpa.

L’originale eleganza della confezione editoriale (firmata Rizzoli Lizard) rispecchia bene la singolarità dell’esperimento dei due autori. Il libro, sicuramente uno dei titoli più interessanti del 2014, rappresenta un unicum per la ricerca formale e l’umorismo, insieme grottesco e infantile, che lo ispirano. Il tratto giocoso di Giacon è il perfetto significante visivo della vicenda paradossale narrata da Scarpa. Il protagonista, Alfio, è vittima di una rarissima patologia: soffre di allucinazioni grafiche che gli consentono di vedere i pensieri degli oggetti sotto forma di balloon. Il suo caso clinico attrae l’attenzione della Dottoressa Zedda, fino ad uno sviluppo inatteso che ora non sveliamo.

Il particolare formato orizzontale del libro consente di sfondare i limiti della narrazione convenzionale, frammentando il discorso in numerose invenzioni ironiche, parodie di genere e vivaci cambi di ritmo. Ma, come gli autori tengono a sottolineare, non si tratta soltanto di un divertissement. Il racconto offre numerosi spunti di riflessione su temi cruciali, inducendo il lettore a interrogarsi sul  significato stesso di concetti quali malattia, normalità e senso del linguaggio. Soprattutto, il volume è un’esplorazione audace del medium fumetto e delle sue potenzialità espressive. Di questo abbiamo avuto il piacere di conversarne con gli autori.

Leggi l’anteprima de Il mondo così com’è

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Partiamo proprio dalla superficie. Un aspetto che colpisce è la confezione editoriale che, a mio parere, rispecchia bene l’originalità e la freschezza del libro. Potete dirci se e quanto questa idea abbia influito sull’opera?

Massimo Giacon Io l’avevo pensato fin dall’inizio così, tanto che ho chiesto espressamente a Tiziano di pensare il libro in questo formato orizzontale ma ampio. Questo secondo me ha aiutato molto la riuscita dell’opera, poiché in questo modo lui da coautore ha potuto dall’inizio ragionare e sfruttare le possibilità offerte dal formato particolare. Tiziano ha sfruttato al meglio queste potenzialità, grazie a numerose intuizioni narrative.

Tiziano Scarpa Si, è stata un’idea sua. Mi ha subito comunicato che avrebbe voluto lavorare su questo formato, potremmo dire, panoramico e mi ha invitato a tenerne conto.

Giacon Ovviamente, senza esagerare, non volevo diventasse una sorta di cinemascope. Però, l’ho invitato a considerare le possibilità di apertura, spalancamento grafico e narrativo che il formato consentiva.

C’è una parte praticamente enigmistica a un certo punto.

Scarpa Si, ci sono un paio di momenti in cui la storia si intreccia con la protagonista femminile (“aguzzate la vista!”) e con il gioco di ritagliare la sagoma e i vestiti con i lembi di carta da applicare al personaggio.  ed altri momenti analoghi in cui mi piaceva che il lettore avesse il senso di una storia autoriflessiva e avesse l’idea di avere un concetto cartaceo in mano. Addirittura un libro che volendo si può ritagliare, senza perdere però l’incanto della storia. In un certo senso, il lettore è spinto a entrare in sintonia col  personaggio. Il protagonista ha un rapporto con il mondo unico: vede il mondo scritto. In realtà, il mondo oggi è sempre più scritto : dentro lo schermo, i notiziari sono pieni di didascalie, di sottotitoli … l’alfabeto è ovunque. Volevo dunque che ci fosse questo sfondamento: come se la storia non si potesse contenere dentro il racconto.

Mi interessa molto la riflessione sul linguaggio. Questo è uno dei temi cardine della letteratura  del Novecento (da Joyce a Borges a Calvino). Vi siete ispirati a qualche autore in particolare?

Giacon Questo è il lavoro di Tiziano, non solo il mio. Non è un libro ad episodi, in cui io e lui ci siamo presi una vacanza dal nostro lavoro abituale. No, è una prosecuzione del nostro lavoro. Secondo me, è l’estensione di alcuni lavori che Tiziano aveva già realizzato in letteratura. Ci conosciamo da molto tempo, dai tempi di Amami abbiamo pensato a questo progetto. In quel caso si trattava di un libro di illustrazioni erotiche, ma con racconti che in realtà non erano tali. Anche quello fu un esperimento sulla disarmonia apparente: la rappresentazione era quasi pornografica, ma il racconto no.

Scarpa Si, credo in quel caso appunto l’aspetto interessante era il rovesciamento, pur nell’armonia. Anche se alcune immagini erano forti, lo erano comunque nel segno di Massimo, un segno che mantiene comunque un fondo d’innocenza. I personaggi trattengono una grazia infantile, un’innocenza irriducibile anche nelle azioni più spinte. Il rovesciamento interessante è in questo: lui ha realizzato cento disegni,  io li ho visti ad una mostra. Mi sono piaciuti talmente tanto che ciascuno di queste illustrazioni mi ha ispirato una storia, anche se breve. Questo rappresenta un rovesciamento del rapporto convenzionale tra scrittore e disegnatore.  Prima l’immagine e poi la parola. Anche perché io, pur essendo uno scrittore, ho antipatia per il logocentrismo, per la parola come elemento centrale della comunicazione.

il mondo cosi come scarpa giacon

Non a caso, è il tema del libro.

 Scarpa Per tornare alla tua domanda, mi sono ispirato a due aspetti fondamentali. Per prima cosa, alla tradizione del fumetto, che mantiene una sua sede infantile, nella possibilità di far parlare tutti gli esseri dell’universo.

Elemento favoloso per definizione.

Scarpa Esatto. Lo trovi molto nei fumetti e nei cartoni animati. Meno nella letteratura per adulti. Questo, per il cosiddetto realismo adulto, come a dire: “Cresci, i coniglietti mica parlano come nelle fiabe!”. Ma non è vero, è un aspetto proprio anche della letteratura alta: si pensi non solo alla fiaba, ma anche al mito greco in cui il tuono era un dio e gli elementi della natura interagiscono. Il fumetto ha tenuto accesa questa fiaccola. Ho creduto nella sapienza custodita dal fumetto. Questo era il primo aspetto. Il secondo era il caso clinico. Pensiamo ai libri di Oliver Sacks, solo per citare un autore celebre dei tempi recenti, per non tornare indietro a Jung e ai padri della psicanalisi. Il caso clinico consente un bellissimo risvolto formale: hai la possibilità sia di raccontare una storia, che di fare delle riflessioni in generale. Sono due aspetti secondo me irrinunciabili nella contemporaneità. A me soddisfano molto più le storie che riescono ad intrecciare fortemente il racconto con la riflessione sui fatti. Il caso clinico ti porta a una narrazione che di per sé è anche indissolubilmente saggistica. Appunto, nei libri di Sacks, trovi delle storie bellissime e delle riflessioni molto profonde.

Giacon Secondo me la prova che il libro funziona a vari livelli,  e che tocca delle corde che potremmo definire universali, è che quando noi presentiamo il libro come spettacolo pubblico vengono anche molte persone che non hanno mai letto un fumetto in vita loro. E rimangono fino alla fine per sapere come va a finire. Perché questa storia non è soltanto un esercizio stilistico in cui ci compiaciamo di padroneggiare diversi livelli di narrazione, etc. … secondo me, è anche  emozionante. Non accade spesso, ma a un certo punto della storia c’era una tavola che mi emozionava mentre la disegnavo. Non è la più bella o la più esplosiva, secondo me, è anche disegnata malamente (ride)! Ma mi sono commosso. Capita assai raramente. Mi era successo in precedenza nel libro di Luttazzi, ero convinto di aver disegnato la sequenza perfetta! Solitamente, uno non è mai soddisfatto, ogni volta che rivedo una mia tavola vorrei cambiare il naso, la posizione di una spalla o la luce. In quel caso ero assolutamente soddisfatto. Daniele, ovviamente … mi chiese di cambiarla (ride)! Io risposi che avrebbe dovuto camminare sul mio cadavere! In questa vignetta tecnicamente magari c’è qualcosa che non va, ma, per qualche miracolo, sono riuscito ad esprimere la relazione tra i due personaggi: lei non lo sta sfruttando come caso clinico spettacolare, lui tutto sommato non è nemmeno così smarrito nelle sue visioni e allucinazioni. Sono due persone che si vogliono bene.

Scarpa A me piace da impazzire un momento della pagina precedente, in cui lui abbraccia un essere surreale, un tritone di una fontana, un’invenzione irreale della mitologia, dunque della fantasia umana. Essendo presente in numerosi monumenti oramai la sua esistenza è accettata, ma se ci pensiamo è un essere del tutto assurdo. La cultura classica se la osserviamo da vicino è delirante! In qualche modo, è come se lui ricevesse conforto e comprensione da personaggi inesistenti, irreali.  Un abbraccio col surreale, con ciò che è oltre la realtà.  Non a caso queste due tavole finiscono con due abbracci: uno con l’essere partorito dalla fantasia folle dell’umanità, che non non percepiamo più come tale, e quella con l’essere umano che lo comprende. Sono i due esseri che lo comprendono, ma d’altro canto sono anche i suoi avversari. Sono abbracci con un amore nemico.

Giacon Queste coincidenze sembrano studiate ma in realtà non erano presenti in fase di sceneggiatura, accadono spontaneamente.

Scarpa Io me ne sono accorto adesso! Sembra una sequenza studiata, ritmata da due abbracci simmetrici…

Giacon … e invece è assolutamente spontanea.

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Uno dei temi che emerge è senza dubbio l’invasività della parola scritta nella realtà. Ci sono altri aspetti che volete enfatizzare?

Scarpa Quello, certo, è uno dei temi principali. Però, la mia ispirazione è diversa. Io do credito a un’intuizione della mia immaginazione, che a volte è anche un desiderio o una nostalgia: “Cosa direbbe questa statua, se potesse parlare?!”. C’è uno studioso, Hans Blumemberg, che ha intitolato un suo libro La leggibilità del mondo. Il mondo ormai è leggibile. Qualsiasi oggetto ha la sua voce su Wikipedia, tra poco avremo degli occhiali con dei pop-up che magari mi faranno scannerizzare igni oggetto, raccontandomente storia e caratteristiche.

Ma voi questo  lo considerate un arricchimento o un muro tra il soggetto e la conoscenza della realtà?

Giacon Più che un muro, è una scappatoia. Leggi ma non apprendi. Vi cito un epidosio accaduto durante una mia lezione. Ho detto a un mio studente di fare una ricerca su l’artista che faceva le sigle di Hitchcock, alludendo ovviamente a Saul Bass. Ora, Bass non ha fatto solo quello, ha fatto una serie di sigle cinematografiche potentissime. La settimana dopo lo studente è tornato con una ricerca su Bernard Herrmann, il compositore che realizzava le colonne sonore! Dunque, lui avrà consultato Wikipedia, ma non ha capito il contesto. Si apprendono nozioni ma non si ragiona.

Scarpa  Pensa allo sgomento che si prova quando scioperano i cronisti e tu devi seguire un evento sportivo senza commento. Eppure, in quel caso l’evento è già confezionato, c’è una regia molto precisa e una conoscenza pregressa. Ma è una circostanza che crea sgomento.

A volte è un sollievo!

Scarpa (ride) certo, a volte è vero.  Oppure, pensa alle trasmissioni che mostrano solo il “girato” dei report giornalistici, senza commento che ti dia istruzioni per lo sguardo.

Giacon In quel caso è interessante, perché l’assenza di commento ti induce a ragionare.

Scarpa Da quello nasce lo sgomento! A volte la realtà con la didascalia è una realtà aumentata, molte altre è una realtà diminuita. 

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