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Chi può fermare il trend dei cinecomics?

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‘Batman v Superman: Dawn of Justice’ | © Warner Bros.

Quello dei cinecomics è un vero e proprio trend. Negli ultimi anni a Hollywood c’è stata la corsa per portare sul grande schermo i supereroi. Quasi tutte le grandi case di produzione non si sono lasciate sfuggire l’opportunità di inseguire la moda delle tutine in spandex e macinare soldi con incassi da capogiro – per dirne una: nel 2014 i Guardiani della Galassia ha registrato 771.5 milioni di dollari.

Ai piani alti se la giocano Marvel e Warned Bros. Da qui al 2020 sono stati annunciati oltre 36 film basati sulle avventure degli eroi americani. Fra pochi mesi vedremo I Fantastici Quattro, gli Avengers, Ant-Man, Deadpool e Batman v. Superman.

Il recente accordo fra Marvel e Sony sui diritti cinematografici di Spider-Man – che introdurrà il personaggio nel Marvel Cinematic Universe – ha lanciato l’hype alle stelle. L’attenzione dei media è alta. Per non farsi mancare niente, Marvel ha deciso di far apparire Spider-Man nel prossimo film di Capitan America. Negli ultimi giorni, invece, si sono rincorsi una serie di rumor infiniti sul regista e sugli attori dei prossimi film dell’Uomo Ragno.

Per molti fan e critici, però, questa bulimia supereroistica sta rischiando di stancare. Non è così per Kevin Tsujihara, CEO di Warner Bros., che ritiene ci sia ancora una gran voglia di questo genere di produzioni. Secondo lui, la chiave del successo starebbe nel riuscire a diversificare i prodotti derivati rispettando le peculiarità di ogni personaggio: dai film agli show televisivi, passando per i videogiochi, ogni eroe può dire la sua con mezzi diversi.

Come sostiene il giornalista Brent Lang di Variety – magazine dedicato all’entertainment – non tutti sarebbero d’accordo con queste affermazioni. Una fetta di Hollywood, in particolare, non è molto entusiasta della piega che sta assumendo lo show business. Proprio quest’anno, durante la cerimonia di premiazione degli Oscar sono state diverse le frecciatine indirizzate a questo business. D’altra parte, Birdman di Iñárritu – statuetta per il Miglior Film – si può interpretare anche come una satira contro la dilagante mania hollywoodiana per i film di supereroi.

Tuttavia Warner Bros. (ma anche Marvel) sta scommettendo molto su questo fenomeno. L’obbiettivo principale sarebbe quello di non far scoppiare la bolla del trend e mantenere florida e accattivante la produzione. In un momento di stasi, in cui il cinema soffre la carenza di copioni originali, la cosa più naturale è spremere le idee migliori che escono dalle pagine dei fumetti.

A partire dal 2016, Warner Bros. è intenzionata a sfruttare i personaggi mascherati della sua azienda DC Comics per produrre almeno due film all’anno. Si comincia con gli annunciati (e attesissimi) Batman v Superman: Dawn of Justice e Suicide Squad, mentre in cantiere ci sono già gli adattamenti di Flash, Acquaman e Shazam.

L’intento di Tsujihara è quello di creare un universo cinematico coeso, in cui i personaggi possano interagire fra di loro, combattendo assieme o contro, fino a formare un supergruppo come la Justice League. Sostanzialmente, la strategia di Warner Bros è simile a quella di Marvel, che con il blockbuster Avengers ha riunito in una sola pellicola i suoi eroi principali dopo una serie di film in solitaria.

Per Warner Bros. non si tratterebbe, però, di scopiazzare un’idea – anche se poi è effettivamente così: «I mondi della DC sono molto differenti» – ha spiegato Tsujihara – «Sono immersi nel realismo e sono un po’ più spigolosi dei film della Marvel». In parte vero, in parte anche no: DC Comics ha costruito la propria fan base puntando sull’iconicità dei personaggi; Marvel, invece, ha sempre cercato l’empatia con i propri lettori mettendo a nudo le debolezze degli eroi.

Per Tsujihara, comunque, la fama dei supereroi li precede. Sono dei simboli riconosciuti da tutti. Non c’è quindi necessità di trovare presentazioni particolari per un film come Batman v. Superman perché anche in Cina o in Russia sono personaggi noti. «I grandi franchising stanno diventando sempre più preziosi» – ha detto Tsujihara. Il loro essere radicati nella cultura pop fa si che circa il 70% degli incassi provenga dai botteghini esteri. Ecco spiegato perché, molto spesso, questi film son distribuiti in anteprima al di fuori degli Stati Uniti. Avengers: Age of Ultron, ad esempio, debutterà nei cinema italiani il 22 aprile prossimo, mentre negli USA lo vedranno qualche giorno dopo: il primo maggio.

Ma l’interesse economico dietro questo business – spiega il giornalista di Variety – genera rumors e problemi speculativi che le aziende faticano a gestire. L’attacco informatico che lo scorso 24 novembre ha colpito Sony è stato la punta dell’iceberg. La violazione della sicurezza dell’azienda ha portato alla divulgazione in rete di circa 40 gigabyte di file, tra cui email, stipendi, password e documenti interni contenenti informazioni e scambi di idee protette. Il tutto è costato a Sony milioni di dollari e l’incrinazione di molti rapporti con i migliori talenti dell’industria cinematografica, che si sono visti sbeffeggiare in alcuni scambi di e-mail tenuti dal (ormai ex) presidente Amy Pascal.

La pirateria non è l’unico problema che arriva dal mondo digitale. Amazon, Netflix e le nuove aziende multimediali sono sempre più una minaccia per l’economia delle case cinematografiche. Le serie televisive da loro prodotte stanno attraversando un momento di straordinaria felicità, sia a livello di idee che di contenuti. Questo connubio si è trasformato in un grande successo di share e di soldi. Ora sono pronte a concorrere con le storiche aziende di Hollywood. Netflix, per esempio, ha recentemente acquistato per 12 milioni di dollari i diritti internazionali di Beasts of no Nation, il nuovo film drammatico di Cary Fukunaga (quello di True Detective) che racconta la storia dei bambini soldato in Africa, e si appresta a cambiare le regole della distribuzione rendendolo disponibile sulla sua piattaforma in contemporanea con i cinema.

«L’approccio produttivo di quelli di Netflix e Amazon non è cosa nuova» – sostiene Tsujihara – «HBO ha prodotto film dal grosso budget per molto tempo».

I supereroi, sicuramente, detteranno legge nelle sale per almeno altri cinque o forse dieci anni. Per ora i grandi numeri se li giocano tutti Marvel e Warner, ma la rincorsa al successo e al consolidamento dipende da loro e da come decideranno di affrontare nel tempo i vari punti elencati in precedenza. Il mercato si sta allargando, le regole distributive stanno cambiando, la concorrenza bussa forte e il rischio di stancare il pubblico o fare flop (magari anche un paio di volte di fila) è sempre dietro l’angolo.

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