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FocusLinus. Storia di una rivoluzione nata per gioco

Linus. Storia di una rivoluzione nata per gioco

Rivoluzionari in piazza

Torniamo in piazzale Cadorna. Davanti ai binari della stazione c’è un’edicola ed è la stessa in cui i pendolari comprano Diabolik. Là Ferruccio Alessandri ha una sconvolgente rivelazione. La mattina del primo aprile 1965, mentre sta andando alla redazione della rivista «Gamma», presso cui lavora, devia verso il chiosco dei giornali e porta la mano al portafogli. Un gesto meccanico: deve comprare il quotidiano. Lo fa tutte le mattine, probabilmente legge «Il Giorno». Sono le sei e i furgoncini della distribuzione stanno ancora lasciando pacchi di riviste vicino ai chioschi.

Alessandri guarda sempre con curiosità le pubblicazioni esposte. Lo fa per deformazione professionale e per personale ossessione. Assiste così alla nascita (e alla morte) di tante testate, diversissime tra loro. Il più delle volte il risultato di quell’indagine di mercato ante litteram non promette niente di buono: qualche testata che scompare, immediatamente sostituita da un’altra, spesso peggiore. Quella mattina, però, le cose vanno diversamente.

linus

Appoggiato per terra, accanto al chiosco, c’è un pacco contenente una rivista nuova, dal titolo facile da ricordare, con una strana copertina. Alessandri se ne fa dare una copia dall’edicolante, che, infastidito, esegue: non ha mai sopportato i clienti frettolosi e quello è un mensile che resterà in esposizione per un sacco di tempo; non ha senso affrettarsi ad aprire un pacco, quando c’è la ressa dei pendolari che arrivano in stazione. Alessandri paga la rivista – è costosa – e inizia a leggerla; subito, esprime un giudizio poco lungimirante: «Una bella rivista, ma commercialmente non durerà che pochi mesi…». Sei mesi dopo lo troveremo a fare il grafico e il redattore per quel giornale.

La rivista è, ovviamente, «Linus» ed è, fin dalla prima copertina, un corpo alieno che si innesta tra le carte esposte nelle edicole patrie. C’è un bambino seduto, che i lettori di Peanuts riconoscono come uno dei protagonisti della striscia di Schulz, quello che dà il nome alla rivista. Il bimbo veste un paio di brache corte e una maglia a strisce orizzontali, è accucciato per terra, si ciuccia il pollice e stringe forte contro la guancia una coperta da cui cerca sicurezza. Il disegno di Schulz, tanto bello quanto semplice, galleggia in una tinta unita che si sviluppa sul fronte e sul retro della rivista, avvolgendola tutta in un verde caldo con delle dominanti di giallo che, se fosse tessuto e non carta, sarebbe virato nell’oro. In quarta di copertina, Linus è in piedi e cammina verso sinistra agitando un cartello con il quale annuncia il prossimo arrivo del Grande Cocomero; dietro di lui, Charlie Brown guarda ammutolito.

La rivista è stampata in un ottimo bianco e nero su una carta robusta e porosa che restituisce belle sensazioni tattili. È sottile: si compone di sole 64 pagine spillate e della copertina che è la sola parte del giornale su cui sono impressi colori. «Linus» ha un prezzo che non possiamo certo definire popolare, neanche per un mensile: 300 lire.

In edicola, i fumetti costano tutti meno: gli albi a striscia costano 30 lire; i mensili di Cucciolo e Tiramolla 50 lire; Topo- lino, Batman e Nembo Kid 120 lire; gli Albi Salgari, i fotoromanzi, Diabolik e tutti i suoi emuli 150 lire; Tex e Zagor, che sono i più costosi, 200 lire.

Anche il prezzo dei Gialli Mondadori è di 200 lire, mentre le pubblicazioni di fantascienza possono avere in copertina valori più alti. Dalle 200 lire di «Urania», alle 300 lire di «Galassia», fino alle 500 lire di «Gamma». Il primo numero degli Oscar Mondadori, uscito come già detto nello stesso mese del primo «Linus», costa 350 lire.

Un invito alla presentazione di «Linus» alla Milano Libri
Un invito alla presentazione di «Linus» alla Milano Libri | © Anna Maria Gandini e Salvatore Gregorietti

Su quel verde caldo si staglia in bianco, senza contorno, la testata della rivista. Quel nome, bellissimo e semplice, è scritto usando la più lineare delle font, Akzidenz Grotesk, che si concede, quale unico vezzo, l’uso del grassetto. Si tratta di un carattere sviluppato alla fine del diciannove- simo secolo ed esteso e riprogettato all’inizio degli anni Cinquanta del secolo successivo. Il responsabile della scelta di quella font è Salvatore Gregorietti, il fratello di Anna Maria, e i caratteri bastoni, privi di grazie e semplicissimi, diventeranno presto uno dei marchi di fabbrica del suo lavoro successivo, fin dall’ingresso in Unimark. La testata, caratterizzata da una grafica unica nel mercato editoriale italiano, ha una font diversa da quella usata per il resto del giornale: là, anche per gli altri lanci in copertina, si usa Helvetica. Oggi è diventato uno tra i caratteri più diffusi e invisibili, ma nei suoi quasi sessant’anni di vita è stato capace di influenzare il lavoro di innumerevoli grafici. Nel 1965, Helvetica, con quel suo aspetto classico ed elegante, è nato da soli otto anni e il suo uso editoriale è ancora estremamente contenuto. In pochi anni ha però già scosso la toponomastica delle città europee, sostituendo le altre font, spesso graziate, nelle targhe delle vie.

Sopra alla testata, accanto al prezzo, alla data di edizione e al numero dell’uscita, una dicitura puntuale dichiara ai lettori potenziali le intenzioni e gli orientamenti del giornale: «Rivista dei fumetti e dell’illustrazione». Sotto la testata, in maiuscolo e grassetto, l’unico strillo di questa prima copertina riporta sobriamente l’elenco dei personaggi più importanti pubblicati: «Le storie di Charlie Brown e Li’l Abner e un episodio completo di Braccio di Ferro».

Per ritrovarsi seduto accanto al gruppo di intellettuali che ha progettato la rivista, il lettore deve abbandonare quella copertina bellissima e iniziare a leggere il giornale.

[…]

Prime escursioni

Dopo pochi numeri, il formato di «Linus» si assesta su ottanta pagine spillate, poche per dare uno sviluppo dignitoso a un discorso che sembra inesauribile. Già nel terzo numero, un annuncio un po’ vago afferma che si sta pensando a un supplemento; la dichiarazione d’intenti diviene molto più perentoria un mese dopo, quando, accanto alla presentazione dei risultati parziali del primo referendum, si può leggere una notizia enfatica:

Attenzione! La redazione di Linus continua a studiare la realizzazione del «Supplemento» già annunciato. Questo uscirà non appena si saranno trovati la formula e il materiale adatti per una pubblicazione divertente che si affianchi alla rivista con caratteristiche precise.

Un giocoso ritratto di Gandini | © Anna Maria Gandini e Salvatore Gregorietti
Un giocoso ritratto di Gandini | © Anna Maria Gandini e Salvatore Gregorietti

Entro la fine del 1965, appaiono in edicola due edizioni speciali di «Linus»: la prima, a ottobre, è quasi interamente dedicata a Li’l Abner e i kigmi; la seconda, in edicola il mese successivo, contiene Jeff Hawke contro il dominatore di Sidney Jordan.

Si tratta di due albetti spillati, composti di poche pagine e dedicati ciascuno principalmente a una storia completa. I supplementi pubblicano due fumetti che, per quanto importanti per le rispettive saghe, avrebbero potuto essere ospitati su «Linus» senza causare alcuno sconcerto nei lettori. Non siamo ancora di fronte alle costole di «Linus» cui la redazione sta pensando: non ci sono né i materiali adatti specifici né la formula con caratteristiche precise.

Alla fine dell’anno esce anche il primo «Almanacco di Linus» ed è un volume di pregio, legato a filo e cartonato, destinato alle librerie. Si tratta di un appuntamento annuale che affianca alle strisce già note ai lettori alcuni fumetti completamente imprevisti. Vere e proprie sorprese, che spiegano bene cosa la redazione intenda per «materiali adatti» ai supplementi: nel 1965 è la volta di Bibi-Cianuro di JeanClaude Forest, l’autore di Barbarella; nel 1966 appare un episodio del classicissimo Saturno contro la Terra di Cesare Zavattini, Federico Pedrocchi e Giovanni Scolari, che sarà poi raccolto integralmente nel volume del 1968; nel 1967 Little Nemo di Winsor McCay e Moomin di Tove Jansson… L’almanacco è un’occasione ghiotta e periodica, destinata a ripetersi, tutti gli anni, in dicembre, quando le strenne sono prodotti appetibili per i regali natalizi. Ma un prodotto con una forma e una periodicità così fissa non soddisfa la necessità sentita dalla redazione: violare i confini della rivista.


*Questo testo è un estratto del libro Linus. Storia di una rivoluzione nata per gioco, di Paolo Interdonato, pubblicato a inizio aprile da Rizzoli Lizard.

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