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FocusProfiliVanna Vinci racconta il mito di Tamara de Lempicka

Vanna Vinci racconta il mito di Tamara de Lempicka [Intervista]

Vanna Vinci, tra le autrici più intelligenti e colte del panorama fumettistico italiano, ha recentemente pubblicato una nuova opera biografica: Tamara de Lempicka. Icona dell’art déco, edito da Sole 24 Ore Cultura in occasione della mostra monografica sulla celebre artista in programma a Palazzo Chiablese di Torino, dal 19 marzo al 30 agosto 2015.

Leggi l’anteprima di Tamara de Lempicka. Icona dell’art déco

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Lo stile narrativo dotto e umoristico della Vinci è ideale per trasporre in una narrazione a fumetti la vita tumultuosa e trasgressiva della pittrice polacca.

A differenza di altri libri biografici su figure femminili contemporanee alla Lempicka (pensiamo ad esempio a Superzelda di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta, libro documentatissimo ma forse troppo mitizzante sulla moglie di Fitzgerald) il racconto non forza l’adorazione del personaggio, non amplifica l’aura leggendaria della grande artista: si limita a presentarne la figura in tutto il suo fascino, di per sé sufficiente a conquistare il lettore.

La scelta della narrazione in prima persona, apparentemente didascalica, in realtà rispecchia fedelmente non solo la personalità egocentrica dell’artista, ma ricostruisce bene il rapporto che il lettore vi può instaurare: la principale fonte di notizie sulla vita della Lempicka è, infatti, la Lempicka stessa. Un mito costruito da sé, in parte tramite la seduzione insieme classica e modernissima delle sue opere (che molto devono al Rinascimento italiano), ma molto anche grazie a una serie di episodi straordinari, aneddoti memorabili e relazioni illustri, a volte inventati dall’artista stessa.

Appare inevitabile l’accostamento con un precedente libro della Vinci: La Casati. La musa egoista, un elegante volume targato Rizzoli Lizard del 2013.

Ne abbiamo parlato con l’autrice, come sempre intellettualmente vivacissima.

Dopo la Marchesa Casati, hai raccontato la vita di Tamara de Lempicka. La prima considerazione è spontanea: accostare le due figure, diverse ma simili per la forte personalità ribelle. 

Certamente tra le due figure c’è una vicinanza. Ma nell’apparente somiglianza, secondo me sono interessanti le differenze. La prima, fondamentale: la Casati non ha fatto nulla nella sua vita, ha voluto rendere se stessa un’opera d’arte, Tamara de Lempicka era un’artista vera e propria. Inoltre, ciò che sappiamo della Marchesa Casati lo sappiamo dalle testimonianze, ammirate o scandalizzate, di chi la incontrò. Ciò che sappiamo di Tamara de Lempicka, al contrario, lo sappiamo in primo luogo da lei stessa, che si è raccontata lungo tutta la vita, spesso anche inventando alcuni episodi divenuti leggendari. Essendo lei la fonte principale sulla propria vita, è possibile anche che alcuni aneddoti da me riportati siano frutto della sua fantasia.

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Pagina da Tamara de Lempicka

Un’altra differenza fra le due, è anche nell’esito delle loro esistenze: la Casati si è bruciata nella decadenza assoluta come una fiamma troppo splendente, morendo nella più completa indigenza e sull’orlo quasi della follia, Tamara de Lempicka ha conosciuto una vera e propria resurrezione…

Assolutamente sì. Tamara de Lempicka è stata riconosciuta negli anni’70 come una figura iconica, non solo dell’art déco, ma a livello trasversale. Per me, è assolutamente un’icona pop. Molte persone magari hanno suoi ritratti a casa, non conoscono nemmeno il suo nome, ma riconoscono il suo stile. Inoltre, i suoi quadri sembravano fatti apposta per gli anni’70: c’era un revival degli anni’30, emergeva una visione della donna spregiudicata, dalla sessualità esibita…la Lempicka era perfetta! La Casati, invece, potremmo definirla una proto performer.

È straordinario come fino alla fine abbia mantenuto il suo titanismo nella decadenza, fregandosene dei soldi e del giudizio del mondo esterno. Potremmo definirlo un personaggio autenticamente punk. Non ha lasciato traccia artistica. Questa è la sua magia: rimane solo nella memoria di chi è rimasto folgorato da lei. Il suo fascino è nella sua fugacità. Io stessa ho deciso di dedicarle un libro dopo aver visto alcuni quadri che la raffiguravano in una mostra di Giovanni Boldini a Padova, senza sapere prima chi fosse. La sua figura aveva, e mantiene, un potere fortissimo, in primo luogo su di sé.

Tamara de Lempicka ha creato delle opere d’arte. Altra differenza profonda, per me, è il rapporto diverso con la sessualità: la Casati era disinteressata alla questione sessuale. Certo, avrà avuto moltissimi amanti, ma viveva il sesso come una forma di autocelebrazione, di culto di se stessa. Tamara de Lempicka, sicuramente, era una persona che aveva delle relazioni importanti, e il sesso e i sensi hanno influenzato profondamente le sue opere.

Non a caso hai espresso questa diversità fra le due personalità anche con una forte differenza grafica…

Si. La tecnica di base è la stessa, ovvero l’acquarello. Per la storia sulla Marchesa Casati ho scelto un ripasso a matita, più sporco, meno definito. Inoltre, ho scelto colori sontuosi, grandi ripassate di colore, macchie ed effetti, insomma, un utilizzo del colore accentuato, non una stesura piatta ed uniforme. Nel caso della Lempicka, invece, ho deciso proprio per una stesura uniforme, con dei colori che fossero il più possibili chiari, puliti, e un segno sottile a china che richiamasse l’art dèco Innanzitutto, perché in alcuni dei suoi quadri i colori utilizzati sono quasi quelli primari, al limite del pop art.

D’altro canto, Tamara de Lempicka evidentemente si rifaceva a certo Rinascimento italiano: lei cita esplicitamente il Pontormo e il Botticelli, personalmente ci ho sempre visto molto l’influenza della scuola ferrarese, in particolare di Cosmè Tura. Una scuola del Rinascimento particolare, che non presenta le immagini perfette del Botticelli ad esempio, ma che è ricca di spigolosità, di richiami alchemici, una sorta di anticipazione postmoderna nel Rinascimento. Queste stesse spigolosità le ho ritrovate, come suggestione, nelle pieghe dei vestiti, negli angoli dei quadri della Lempicka.

Pagina da La casati
Pagina da La casati

Se non erro, è sempre stato un tuo sogno dedicare un libro a Tamara de Lempicka…

Si, non l’ho realizzato precedentemente perché non riuscivo a documentarmi come desideravo. Per me la documentazione è molto importante. Per la Casati, ad esempio ho preso a riferimento le due biografie esistenti, e poi varie fonti recuperate nel corso degli anni. Riguardo la Lempicka ci fu una mostra a Roma al Vittoriano ed una a Parigi. Ho avuto la fortuna di trovarmi a Parigi in quel periodo, ed ho iniziato ad approfondire. Fondamentalmente, mi sono basata sulla biografia, scritta in inglese, da Lara Claridge, ho approfondito la relazione di Aélis Mazoyer, la governante di D’annunzio, pubblicata da Franco Maria Ricci, senza autorizzazione. Inoltre, ho letto il libro della figlia della Lempicka, secondo me pieno di episodi inventati.

È stato fondamentale anche il riscontro di Gioia Mori, la curatrice della mostra sulla Lempicka, della quale ho studiato i cataloghi delle due mostre, pieni di spunti. Gioia Mori ha anche gentilmente revisionato la mia documentazione in una lunghissima conversazione, che mi ha chiarito molti punti sulla biografia dell’artista. Molti episodi appaiono poco plausibili, come la sua storia d’amore col principe siamese dopo la fuga dalla Rivoluzione Russa…

Molti episodi della sua vita sono circolati attraverso diverse versioni. L’episodio con D’annunzio, ad esempio, lo conoscevo in maniera diversa: lei che lo va a trovare al Vittoriale, lo fa spogliare per il ritratto e al termine gli dice freddamente “Può rivestirsi”, umiliando il suo orgoglio di dongiovanni che già pregustava la conquista… ma probabilmente è una leggenda metropolitana. D’annunzio è un’altra figura che unisce la Lempicka e la Casati…

Certo, il fatto che Tamara de Lempicka abbia rifiutato un amante come D’annunzio la dice lunga sulla sua personalità. Della Casati, il poeta fu amico e amante, un’amicizia che durò tutta la vita. Direi che il loro legame finì definitivamente quando la Casati si ritrovò investita dal disastro economico. La marchesa chiese infatti a D’Annunzio, in un’ultimo telegramma dei mandarle diecimila lire, ma non ricevette né risposta né denaro.

Dal loro carteggio, spuntano delle lettere scritte dal segretario, in cui le si chiede di restituire lettere e testimonianze scritte dal poeta. Forse, nel timore che la Casati in difficoltà economica potesse rivendersele. Ma si sa che l’Immaginifico non era un uomo molto disposto a elargire denaro, piuttosto era abilissimo a farselo dare. Era, come la marchesa, un personaggio senza rimorsi. È interessante che la sua figura sia un trait-d’union fra due donne completamente diverse.

Pagina da Tamara De Lempicka
Pagina da Tamara De Lempicka

In quel periodo sono emerse grandi personalità femminili nell’ambito dell’arte, come protagoniste o muse, tutte unite da una forte ribellione: penso a Frida Kahlo, a Tina Modotti, in maniera diversa Zelda Fitzgerald…del resto, sono tutti idoli de La Bambina Filosofica! Da sempre sembri nutrire un fascino particolare per figure femminili scandalose e anticonvenzionali…

Sono tutte figure che si inseriscono in un periodo di grande emancipazione femminile. Sono tutte donne, ognuna con le sue caratteristiche, interessanti ed emblematiche per lo sviluppo della figura femminile. Tra tutte queste, Tamara de Lempicka è quella, al di là del valore delle opere, più pop di tutte. Le fotografie della Modotti erano stupende, come anche la sua vita fu avventurosa e irripetibile.

Zelda Fitzgerald per me è una figura tragica, che da sempre mi affascina profondamente. Frida Kahlo ha al suo interno delle componenti più complesse: il dolore, l’introspezione femminile ad altissimo livello, elementi ideologici, psicanalitici, ha realizzato dei quadri dal grande valore simbolico che richiedono molto tempo per essere decodificati.

Tamara de Lempicka non ha un secondo strato di lettura. In un certo senso, era una material girl ante litteram. È un personaggio monumentale: l’egoismo portato alle estreme conseguenze, ed io per certi versi… lo approvo!

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