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RecensioniNovitàZotici vs Streghe: "Hillbilly" di Eric Powell

Zotici vs Streghe: “Hillbilly” di Eric Powell

Ogni maledetta settimana il lettore di comics sa che dovrà leggere più in fretta di quanto gli editori pubblichino albi a fumetti. Ogni settimana l’editore di comics sa che dovrà essere più veloce degli altri editori ad afferrare l’interesse del lettore con i suoi “floppies”.

L’offerta è ormai di oltre 400 titoli al mese, roba che quando si pensa a chi si lamenta delle troppe serie Tv vien voglia di accarezzargli con tenerezza la testa dicendogli “figliolo/a, non sai cosa c’è davvero là fuori”. Orientarsi in una galassia di proposte e trovare quelle per una ragione o per l’altra più interessanti è lo scopo di questa rubrica di trincea, scritta con coscienza che qualcuno supererà comunque i nostri cavalli di frisia e arriverà magari a sorpresa nel mercato italiano prima che ci si accorga di lui.

hillbilly eric powell

Iniziamo con Hillbilly, che si porta sulle spalle il rilancio di un’intera casa editrice, la Albatross Funnybooks di Eric Powell noto come autore di The Goon e che, conclusa la serie per la Dark Horse, ha deciso di tornare in pianta stabile alla propria compagnia e di giocare all’editore.

Oltre a Hillbilly, la Albatross Funnybooks ha esordito con l’albo speciale SSBII, ossia il seguito di The Goon – Satan’s Sodomy Baby il più offensivo fumetto mai pubblicato dalla Dark Horse. Questo sequel, senza The Goon ma con Donald Trump come “padre” del piccolo e superdotato demonietto, è stato pubblicato in busta sigillata e senza ristampe né edizioni digitali. La Albatross Funnybooks comunque non è solo Eric Powell, come si evince dal trailer delle nuove serie già in cantiere:

A differenza di SSBII, Hillbilly, giunta ora al terzo episodio, ha una pubblicazione regolare e Powell ne prevede circa 12 numeri per arrivare alla conclusione della storia. Sebbene la serie abbia i suoi misteri e un termine previsto, mantiene però il gusto di The Goon per vicende autoconclusive, infatti ogni albo fin qui fa racconta un episodio diverso delle avventure del protagonista e la progressione è data solo da elementi molto minori, tanto che i tre episodi potrebbero benissimo essere letti in un ordine diverso da quello di pubblicazione.

hillbilly eric powell

Ambientato in una versione immaginaria del Sud e delle foreste degli States, tra gli “hicks” e il loro ricco folklore, Hillbilly ha per protagonista Rondel, un viaggiatore armato della mannaia di Satana e nato senza occhi, ma dotato da una strega di vista soprannaturale e dell’indelebile segno delle sue lacrime nere.

Rondel si aggira in foreste popolate da animali enormi e parlanti, piante senzienti e attraversate dalla Morte, che ricorda di essere stato un uomo prima di diventare una versione particolarmente trista del mietitore. Lo accompagnano in queste avventure l’orsa Lucille, la ragazza “maschiaccio” Esther e il giovane nero James Stoneturner, tutti decisi a combattere le streghe (nella serie esiste anche la magia bianca e quindi ci sono figure femminili assolutamente positive a bilanciare l’uso delle streghe) e soprattutto l’ignoranza della gente. Ad affiancare i protagonisti sono però soprattutto il lessico e il gusto per l’affabulazione così tipici di quella cultura americana, tanto che alle gesta presenti di Rondel si sommano storie e aneddoti di un passato, falso o reale, raccontato da streghe, animali, uomini e persino dalla Morte.

hillbilly eric powell

Graficamente Powell mantiene lo stesso segno di The Goon, ma il registro di Hilbilly è più definito e drammatico, senza elementi caricaturali a scopo comico. L’horror permette poi a Powell di sfogare il proprio gusto gotico con foreste contorte e creature dalla deformità minacciosa, mentre il ritmo dello storytelling è sapientemente modulato: fitto nei vari racconti nel racconto e agile invece nell’azione, dove si può arrivare anche alla doppia splash page.

Il tono cromatico è prevalentemente desaturato, a volte quasi vicino al bianco e nero, ma con irruzioni di sfondi dal colore nettissimo, come una sottolineatura in chiave pop di un momento cruciale e a cui infatti Powell ricorre solo per reazioni sorprese a una rivelazione o per la drammaticità sopra le righe delle scene d’azione. Che in Hillbilly davvero non mancano, una serie con la mannaia di Satana non è decisamente una cena di gala.

hillbilly eric powell

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