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Guardami Honey!

«È la più popolare di tutte/ è una ragazza con un bel sederino /Guardami Honey!».

Inizia con queste parole l’opening di Kyūtī Hanī (Cutey Honey), la serie a cartoni animati (1973) tratta dall’omonimo manga di Nagai Gō. Un motivetto che in Giappone conoscono praticamente tutti, talmente famoso da vantare parecchie versioni con nuovi arrangiamenti. Anche se le voci cambiano (da quella di Maekawa Yōko a quella di Kōda Kumi) le parole restano sempre le stesse, ormai cristallizzate nell’immaginario collettivo: «Onegai, onegai, chikayoranaide/ watashi no ohana ga/hikuhiku schichau no».

Durante gli anni Settanta, il nome di Nagai Gō era sinonimo di “scandalo”, di “violenza”, di “nudità” e di “irriverenza”. Dopo il polverone mediatico suscitato da Harenchi gakuen (La scuola senza pudore, 1968) e dopo il successo televisivo di Majinga Z (Mazinga Z, 1972-73) e Debiruman (Devilman, 1972-73), Nagai tornava alla ribalta con un nuovo e rivoluzionario personaggio: per la prima volta, una ragazza diventava la protagonista assoluta di uno shōnen manga. Di certo non erano mancati i personaggi femminili nelle sue opere (basti pensare a Yagyū Mitsuko di Harenchi gakuen o a Kikunosuke di Abashiri ikka), ma nessuno di questi era mai assurto al ruolo di protagonista. Come poteva Nagai accattivarsi le simpatie dei suoi vecchi lettori?

Dopo la visita di un produttore della Toei, Nagai si era deciso a creare una storia liberamente ispirata al ciclo di Tarao Bannai: fra tutte, quella dal titolo Nanatsu no kao no otoko (L’uomo dai sette volti), incentrata sulle vicende di un investigatore con sette volti differenti. La storia di Cutey Honey si sarebbe dovuta sviluppare da quest’idea, integrandola con altri due ingredienti: “le sette trasformazioni” e i “combattimenti”. Per Nagai, il fumetto avrebbe avuto successo solo “se la bella protagonista si fosse trasformata e cambiata d’abito come a una sfilata”. E così fu. Per la gioia dei lettori, in ogni episodio della serie Honey rimaneva nuda al grido “Honey Flash”: mentre i giornali gridavano nuovamente allo scandalo, Nagai portava a casa un altro successo.

cutie honey

Pubblicato sulle pagine di Shūkan Shōnen Champion tra il 1973 e il 1974, Cutey Honey racconta la storia di Kisaragi Honey, un androide dal cuore umano in lotta contro i membri dell’organizzazione Panther Claw. L’impianto narrativo non è di certo tra i più originali (l’eterna lotta tra il Bene e il Male) e la storia sembra ricalcare (e in alcuni casi perfino anticipare) i temi di altri manga dello stesso autore. I limiti della struttura episodica sono fin troppo evidenti (un po’ come anche in Kōtetsu Jīgu e Kekkō Kamen), ma allo stesso tempo permettono a Nagai di far galoppare la sua fantasia, introducendo nuovi personaggi e situazioni in bilico tra la parodia e il puro divertissement.

Come si evince dalla postfazione presente anche nell’edizione italiana, la pubblicazione di Cutey Honey si affiancava a quella di altre tre serie settimanali: una mole di lavoro impressionante, che costringeva Nagai a disegnare “utilizzando tutte le forze che avevo in corpo”. Lo stesso Nagai definisce queste opere come «frutto di un lavoro forsennato», forse – mi permetto di aggiungere – troppo veloce e poco ragionato. Le idee di partenza sono sempre geniali, ma lo sviluppo narrativo risente spesso di questa “velocità” produttiva. Di certo, i lettori di allora cercavano ben altro nelle sue storie (elementi parodici, nudità, combattimenti) e Nagai sembra ben lieto di accontentarli.

cutie honey nagai

Più che per la storia, Cutey Honey andrebbe letto come riprova dell’abilità di Nagai di creare «personaggi» e di ideare gag sfruttando le potenzialità espressive dei suoi attori di carta. Inutile nascondere, poi, che il successo di questo manga era riconducibile (e lo è ancora oggi) alle continue e mai volgari scene di nudo. Si parlava di Cutey Honey solo per le trasformazioni della protagonista e per la sua frase pronunciata poco prima di rimanere nuda: «No, no, no, ti prego! Non guardarmi!». Lo stesso Nagai ricorda che ai tempi della messa in onda dell’anime aspettava «con ansia il momento della trasformazione davanti alla tv». 

L’aspetto “rivoluzionario” dei manga di Nagai – e in particolare di questo Cutey Honey – può essere sintetizzato in una sola parola: audacia. La sfacciataggine di far vedere qualcosa che fino ad allora era proibito o impensabile mostrare (i corpi nudi), la voglia di non prendersi sul serio e divertirsi disegnando. E Cutey Honey regala momenti di pura nostalgia.

Di seguito alcune pagine da Cutie Honey – The Origin, in libreria e fumetteria dal 12 ottobre per J-Pop.

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