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Ogni maledetta settimana: Death of X

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

death of x x-men marvel

Si è chiusa non esattamente con un colpo di scena la miniserie Death of X, visto che Ciclope (quello adulto, non il suo doppione adolescente) era dato per morto, con tanto di cadavere rianimato da Sinistro, già durante il primo arco narrativo della serie Extraordinary X-Men di Jeff Lemire e Humberto Ramos, ormai pubblicato anche in Italia.

Il mistero che Death of X si riprometteva di svelare era dunque cosa avesse fatto Ciclope prima di morire, perché nel presente delle serie mutanti – tutte le testate Marvel post-Secret Wars sono iniziate con un salto in avanti di sei mesi – Scott Summers viene considerato alla stregua di un terrorista e di un criminale di guerra. E questo non può certo riferirsi alla sua fase rivoluzionaria, visto che Bendis l’aveva conclusa su Uncanny X-Men con un discorso alla Casa Bianca in cui spiegava che non c’era in realtà alcun progetto di rivoluzione e la sua era stata solo una strategia mediatica risoltasi in un bel “volemose bene” della comunità mutante. Un fatto questo che il nuovo corso ha scelto di ignorare, aggiungendo a Ciclope una colpa apparentemente ancora peggiore di quella di aver ucciso Xavier (evento accaduto in Avengers vs. X-Men).

death of x x-men marvel

Ebbene il presunto crimine di guerra si rivela invece un’azione del tutto logica, motivata e ragionevole, perfettamente in linea con i protagonisti della storia, che giunge quindi a una conclusione soddisfacente. In breve Death of X racconta di come il leader di una delle fazioni degli X-Men, Ciclope, scopra che le nebbie terrigene sprigionate dagli Inumani e libere di vagare per il globo terrestre, siano letali ai mutanti.

Praticamente un’arma di pulizia etnica, che per quanto sia stata scatenata nell’ignoranza dei suoi effetti, è degna del Teschio Rosso o dei peggiori villain della Marvel. Ciclope, Magneto, Illyana ed Emma Frost la combattono con ogni mezzo, com’è giusto che sia: è la più grave minaccia per la loro specie dai tempi e del genocidio delle Sentinelle a Genosha, avvenuto all’inizio del ciclo di storie di Grant Morrison.

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Death of X, avendo luogo nel passato e grazie a un riepilogo delle premesse – ben spiegate nei primi numeri della miniserie di quattro episodi – è una lettura che si può affrontare anche autonomamente, senza essere molto addentro alla continuity di mutanti e inumani e per cui serve solo un po’ familiarità con i personaggi più famosi delle due famiglie di superesseri. Ed è anche una buona lettura, disegnata mediamente bene dal “quietlyano” Aaron Kuder (che cala però nell’ultimo numero, evidentemente pressato dalla scadenza), e scritta con un convincente incedere drammatico e un efficace twist finale da Jeff Lemire e Charles Soule. Anzi l’ideale sarebbe proprio leggerla ignorando tutto il resto, perché i problemi sorgono quando la si mette in relazione alle altre storie mutanti, dove invece Ciclope viene ricordato come un mostro e una macchia sulla coscienza dell’intera specie. Uno dei tanti spiacevoli paradossi degli universi narrativi complessi, che possono essere una ricchezza ma anche un limite, soprattutto quando il controllo editoriale risulta incoerente come in questo caso.

death of x 3

Rimane di questa strana vicenda però almeno un lato positivo: Lemire e Soule hanno lavorato bene insieme e nell’imminente Inhumans vs. X-Men non avranno più a che fare con questo tipo di problema, quindi potrebbe anche venirne qualcosa di buono. Di sicuro nessuno rimpiangerà l’attuale pessimo status quo con gli inumani genocidi e i mutanti, per l’ennesima volta, specie in estinzione.

BONUS: Si è conclusa con il settimo numero la miniserie di Mark Millar e Stuart Immonen Empress, ossia la versione di Star Wars del Millarworld: un’avventura spaziale ambientata in un passato remoto dove una precedente civiltà terrestre era diventata intergalattica.

empress mark millar

Al cuore della vicenda la fuga dell’imperatrice e della sua famiglia dal marito violento, in compagnia di un nano opportunista e di una “nave” che è in realtà una sfera di teletrasporto. Quest’ultima permette alla serie di spaziare tra molti mondi diversi e di saltare da un’avventura all’altra, sfruttando appieno le doti spettacolari del disegno di Immonen. Non manca nemmeno il twist finale, che però non è dei più riusciti. Quel che sorprende davvero, trattandosi di una produzione per la Marvel ma pur sempre Millarworld, è l’inatteso cliffhanger che apre le porte a un futuro seguito.

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