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RecensioniNovitàLa leggerezza delle ombre pesanti. Lighter Than My Shadow di Katie Green

La leggerezza delle ombre pesanti. Lighter Than My Shadow di Katie Green

Da una parte, l’ossessiva ricerca della “leggerezza” del corpo. Dall’altra, il “peso” delle proprie ombre sulla mente. Questi sono gli elementi che ci introducono nell’esperienza di Katie, una ragazza che racconta sé stessa e i propri problemi con l’anoressia, in chiave autobiografica, in un lungo e intenso graphic novel pubblicato nel 2013 nel Regno Unito. Una storia di vita che comincia dall’infanzia, a tavola con i propri genitori, e che si estende fino al tavolo da disegno dell’autrice inglese, divenuta in seguito una delle più ferventi sostenitrici, sul fronte degli autori, del campo del Graphic Medicine.

lighter than my shadow

A un primo colpo d’occhio quel che colpisce di Lighter Than My Shadow è un aspetto solo in apparenza secondario: il grande formato. La veste grafica della copertina, essenziale ed evocativa nella sua monocromia grigia, acquista subito un significato netto, che il design ‘gigante’ del volume arricchisce di un tono ironicamente contraddittorio: un libro fuori misura, tutt’altro che nascosto allo sguardo, il cui titolo ‘Più leggera della mia ombra’ non può che comunicare un certo straniamento. E in effetti è così, poiché questo graphic novel non vuole affatto essere leggero, nemmeno a livello tattile, per favorire al lettore il clima “serio” – anche se mai pesante – in cui lo farà entrare l’autrice.

Questa leggerezza straniata e straniante viene di fatto suggerita non solo tra le pagine, ma proprio dal disegno della stessa copertina, raffigurante l’autrice di spalle che si addentra in una foresta, proiettando dietro di sé la sua ombra. Un’ombra grande quanto metà della pagina.

katie green lighter than my shadow

Katie Green è un’autrice e illustratrice che vive nel sud-ovest dell’Inghilterra. Si è formata studiando biologia, per poi specializzarsi in animazione e illustrazione e pubblicare Lighter than My Shadow, il suo primo libro. Per alcuni anni ha pubblicato una propria fanzine autoprodotta, The Green Bean, ed è una grande appassionata di lavori a maglia, attività che spesso racconta (e fotografa) sul suo blog.

Per quanto nel blog racconti di quanto prediliga, da qualche tempo, la tecnica dello scratchboard, nel suo libro Katie Green ha utilizzato uno stile grafico che suona davvero congeniale alla storia raccontata. La linea è semplice, precisa e diretta. I contorni sottili e netti delle forme e dei personaggi contrastano felicemente, in particolar modo, con quella specie di refrain grafico che punteggia tutto il volume: la rappresentazione disordinata e caotica delle ombre della psiche. Sempre pressanti, sempre incombenti, come scarabocchi che confusamente tentano di impadronirsi dello spazio della tavola, oltre che della mente di Katie.

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In Lighter Than My Shadow la Green racconta la storia di una fase della sua vita – dall’infanzia fino ai 20 anni – segnata da una malattia, l’anoressia, che l’autrice affronta retrospettivamente dopo essersela lasciata del tutto alle spalle, circa 15 anni dopo.

Con una certa vivacità – forse il buon umore di chi è riuscita a guarire – e pur senza lesinare dettagli difficili da accettare (e, per i lettori non affetti da quel disturbo, da comprendere), l’autobiografia dell’autrice procede per capitoli che sono come dei piccoli passi. Seguendo lo scorrere del tempo cronologico di Katie, i capitoli affrontano il problema psicofisico dell’anoressia in tutte le sue fasi più cruciali: dal nascondere i toast dietro l’armadio fin da piccola – primo segnale, probabilmente, dei futuri disagi – e gettare via il cibo alla mensa scolastica, ai momenti di prova passati davanti allo specchio, alle crisi alimentari e relazionali dovute alla sofferenza e alla solitudine.

lighter than my shadow

Relazioni a volte di aiuto, ma che possono anche nascondere lati oscuri molto pericolosi per l’equilibrio esistenziale della persona, sono narrate con dovizia di particolari dall’autrice in diversi punti del racconto. Un esempio è l’incontro, a metà della storia, con l’ambiguo “terapista energetico”. Questo incontro risulterà essere per Katie un momento tanto destabilizzante quanto fondamentale, poiché influenzerà tutta la sua personalità e quindi anche il suo rapporto con la malattia.

Katie Green, scena per scena, descrive dunque ombre e luci della Katie personaggio, accompagnandola attraverso un graphic memoir che The Guardian ha definito “avvincente, grazie alla sua onestà e alla sua separazione tra contenuto traumatico e stile grafico, talvolta infantile”. Una onestà di intenti che qua e là pare quasi sconfinare nell’ingenuità, con tutto ciò che consegue nella percezione di chi legge: sfogliare Lighter Than My Shadow è anche farsi prendere per mano dall’autrice, che vuole ‘disperatamente’ svelarsi in un modo non stereotipato, il più possibile autentico.

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Seppure l’autrice utilizzi espedienti narrativi di finzione (non solo i giochi di ombre, ma anche le tante immagini mentali con cui la Green si trova a confrontarsi: le incarnazioni delle ossessioni e dei difetti psico-fisici, i sogni, le paure, ecc.), la storia ha un tono che dimostra una vita concretamente vissuta nelle sue difficoltà, bisogni e speranze. A questo proposito, l’inizio, lo svolgimento e la fine “classici” dell’intreccio vengono come messi da parte dall’autrice, per dare spazio invece a una testimonianza di vita fluente e suddivisa per fasi autobiografiche per lei cruciali. In una appassionata recensione su Goodreads, la fumettista Liz Prince (collaboratrice di Adventure Time e autrice, fra gli altri, di Tomboy: A Graphic Memoir) ha sottolineato come proprio nel racconto della guarigione Lighter Than My Shadow riesca a distinguersi per intelligenza e franchezza:

Ho letto diversi blog sulla riabilitazione, e tutto sembra sottolineare come i disturbi dell’alimentazione siano qualcosa che non può mai completamente andare via, e per questo faccio i miei complimenti a questo libro per il suo rimanere fedele a questo aspetto; un sacco di storie amano avere finali netti, ma non è così che vanno le cose nella vita reale.

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Lo stile di disegno della Green, va detto, non è di per sé qualcosa che potremmo descrivere come ‘originale’. Ma come può spesso accadere, vale quanto non ha mai mancato di sottolineare Art Spiegelman, affermando come «essere un buon fumettista non significa necessariamente essere un buon disegnatore. Perché i fumetti non sono solo disegno». E il ritmo di questo fumetto, fatto di narrazione e insieme di segni e soluzioni grafiche, scorre fluido e coinvolgente nonostante le oltre 500 pagine: la composizione delle vignette è ricca di tante piccole trovate, e si destreggia fra grandi spazi splash page, piccoli frammenti ansiogeni, ariose vignette orizzontali, serene costruzioni quadrettate, accelerazioni, pause, piccoli strappi. La cadenza del racconto, poi, riesce a rendere un aspetto davvero cruciale. Con il suo ripetere sequenze simili, riesce a trasmettere la sensazione che guarire dall’anoressia è una storia fatta di piccoli progressi e continue ricadute. La guarigione e la riabilitazione sono un processo lungo, complicato e contraddittorio, su cui la Green insiste spesso – e su cui è ritornata nel 2015, con una specie di infografica realizzata in occasione dell’Eating Disorders Awareness Week.

Il testo scritto è essenziale, riesce a evitare il superfluo e permette così di fruire di un buon fumetto, offrendo allo stesso tempo lo spazio e il tempo per riflettere. Lo stesso colore contribuisce, e non poco, a creare il clima emotivo di Lighter Than My Shadow e ad accompagnare l’evoluzione della storia della vita di Katie, grazie all’uso di differenti tonalità cromatiche, collocate in relazione al periodo di vita che l’autrice sta mano a mano raccontando.

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In definitiva, Lighter than my shadow non è solo la testimonianza di una esperienza di malattia, ma un racconto su come sia possibile migliorare sé stessi e sperare in un futuro migliore, di accettazione. Grazie all’aver affrontato sinceramente il dolore, e avere guardato in faccia il male che le relazioni possono causare su una vita fragile e leggera, apparentemente quanto un’ombra.

Lighter Than My Shadow
di Katie Green
Jonathan Cape Ltd, 2013
516 pagine, 27,00 €

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