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A nous l’Amérique

BANDE A PART(E) [capitolo 6]
Da Hara-Kiri alle Graphic Novel – storie di fumetti e rivoluzioni marginali

Dove si fa la conoscenza dell’uomo che rivoluzionerà l’umorismo in America e si scopre da dove vengono alcune idee geniali di Asterix e gli Elvezi.

Dannatamente serio quando lo dico

«Ero partito per gli Stati Uniti perché volevo lavorare per Walt Disney. Solo che Walt Disney non lo sapeva» –René Goscinny

Se arrivi a New York da solo, a diciannove anni, senza un soldo e con solo l’indirizzo dello zio Boris in tasca, l’America non ti sembra di certo il paese luccicante di Fred Astaire. Quando poi scopri dove vive tuo zio, a Brighton Beach, in uno di quei casermoni pieni di immigrati russi e ucraini, ti convinci che se quella è una terra di opportunità lo deve essere per qualcun altro, non certo per te. Quindi i sogni di gloria li metti un attimo da parte. E ti rassegni a mettere insieme il pranzo con la cena grazie a un lavoro da interprete, che lo zio Boris ti ha trovato presso un iportatore marocchino. Per René Goscinny sembrava riprodursi quella monotonia impiegatizia da cui aveva creduto di scappare per sempre andandosene da Buenos Aires. La delusione era tale che correva il rischio di rassegnarcisi.

Per come raccontano la storia nei testi scolastici, sembrerebbe che dopo gli esaltanti mesi (aprile e maggio del 1945) delle liberazioni nazionali e della caduta di Berlino, la guerra in Europa contro in nazifascismo fosse finita e tutto tornato come prima e tanti saluti. Ma non è così che è andata.

Dall’agosto del ’45 erano cessate le ostilità, ma la Seconda guerra mondiale non era ancora formalmente conclusa. Lo sarà solo dopo il 10 febbraio del 1947 con la firma del Trattato di Parigi. La smobilitazione era ancora lontana e alle forze USA di stanza nel vecchio continente occorrevano soprattutto interpreti.

Quello strano ebreo francese, mezzo ucraino e mezzo polacco, che viene dall’Argentina e che lavora per quello scalcagnato importatore marocchino in quello scantinato polveroso e puzzolente che spacciano per ufficio, a Broadway, parla correntemente francese, spagnolo e, anche se lui ci scherza dicendo che la sua conoscenza della lingua si limita a tre versi di Coleridge e a una mezza battuta di Shakespeare, l’inglese. Conosce anche il russo e l’ebraico. Per questo due inviati dell’esercito vanno a trovarlo dove lavora. Se si arruola, in cambio dei suoi servizi come interprete, avrà velocemente la carta verde.

GOSCINNY SOLDATO

Ma Goscinny non vuole diventare americano. L’idea che da un po’ gli gira in testa è quella di tornare in Francia. L’immagine che ne ha è assolutamente romantica. Assolutamente sbagliata, in questi anni. Ma non lo sa. Lo scoprirà presto. Al consolato francese gli dicono che se si arruola nell’esercito francese può tornare in patria a spese dell’esercito. Detto fatto. Può pure scegliersi l’arma. E sceglie l’artiglieria.

Così agli inizi di maggio del 1946 Goscinny si imbarca per la Francia. Dall’ultima volta che era stato a Parigi sono passati otto anni e una guerra. Quello che trova non è ciò che si aspettava. La Seconda guerra mondiale ha distrutto il continente. Città rase al suolo, infrastrutture sociali e igieniche completamente devastate. Deportazioni forzose, addirittura di interi popoli; ovunque guerre civili (le più feroci in Grecia e in Ucraina) e soprattutto una fame disperata che l’Europa non conosceva più dal Medioevo e che Goscinny nemmeno avrebbe potuto immaginare. Nessun luogo, nemmeno Parigi, ne era stato risparmiato.

In questa montagna di rovine Goscinny si rende conto che non c’è spazio per lui. Così, una volta congedato, torna a New York. Anche sua madre ha lasciato Buenos Aires per sistemarsi a New York, a Brooklyn, dove si è trovata un impiego. René la raggiunge nell’aprile del ’47. L’anno che ha trascorso nel mezzo della disperazione dell’Europa lo ha convinto di una cosa che già sapeva: ciò  che desidera davvero è far ridere gli altri. Ed è dannatamente serio ogni volta che lo dice.

Un hot-dog al giorno

Non è facile, se ciò che desideri fare nella vita è far ridere gli altri, trovarti un lavoro che ti consenta di farlo e contemporaneamente di mettere insieme il pranzo con la cena. Allora l’obiettivo che Goscinny si pone per cominciare è quello di riuscire a pagarsi almeno un hot-dog al giorno.

Tutte le mattine esce da casa, al 246 di Brooklyn Kings, dove vive con sua madre, e con la cartellina piena di disegni e vignette bussa alla porta di tutti gli editori, di tutti gli studi, di tutte le agenzie. Un anno e mezzo di pellegrinaggi. Niente soldi, tanta angoscia e nemmeno un hot-dog al giorno. Fortunatamente lo mantiene la madre.

Poi alla fine del 1948, durante una cena a casa di zio Boris, un lontano parente tipografo gli consiglia di provare  arivolgersi a uno studio grafico aperto da poco, sarà poco più di un anno, da tre giovani in gamba. Lui se ne è servito per un volantino pubblicitario e hanno fatto un buon lavoro. Lo studio si chiama CWH e si trova a pochissima distanza da dove René lavorava prima, al 1151 di Broadway. Dovrebbe proprio provare a passarci. Molto probabilmente hanno bisogno di qualcuno  sveglio come René.

Il quarto moschettiere

Fiorello Henry LaGuardia, che fu il novantanovesimo sindaco di New York (il primo di origini italiane), e governò la città per ben tre mandati dal 1934 al 1945, non era certo un repubblicano ortodosso. Contrario al proibizionismo, avversò sempre l’occupazione militare del Nicaragua e governò New York in accordo con il Partito dei Lavoratori e con l’intellettualità liberal più progressista. Era molto particolare anche come italiano: figlio di madre ebrea triestina e di padre pugliese dichiaratamente ateo, era cresciuto in Arizona dove si era convertito alla Chiesa episcopale. La sua biografia è decisamente interessante, ma il motivo per cui, in certo modo, ha una decisa influenza sullo sviluppo di questa storia, è che volle fortemente la realizzazione della High School of Music and Art.

Jean-Christophe Bailly sostiene, nel suo La Frase Urbana (Bollati Boringhieri, 2016) che «la storia delle città è quella di una lotta permanente tra la produzione spontanea di un eccesso di senso e l’incanalamento di tutte le forme sociali che producono tale eccesso». La scuola voluta da LaGuardia svolse esattamente questa funzione di incanalamento. Nel febbraio del 1936 ebbero inizio i suoi corsi: vi erano iscritti, dopo un test attitudinale, 250 studenti. Tra di essi c’erano Al Jaffee, Al Feldestein, Charles Stern, William Elder e Harvey Kurtzman. Quello che sarà il nucleo fondativo di MAD Magazine.

© Will Elder Estate
Will Elder, dal volume “Harvey Kurtzman: The Man Who Created Mad and Revolutionized Humor in America” (Fantagraphics) © Will Elder Estate

Charles, William e Harvey divennero presto amici inseparabili, accomunati dalle stesse passioni: il disegno, le ragazze e i fumetti. Al punto da meritarsi il soprannome di ‘I Tre Moschettieri’. Dopo il diploma erano finiti sotto le armi, ma subito finita la guerra avevano fondato il CWH STUDIO, con cui avevano intenzione di offrire diversi servizi come pubblicità, grafica e illustrazione. Come racconterà anni dopo lo stesso Kurtzman: “ci sforzavamo di essere sempre uno per tutti e tutti per uno, Willy, Charles e io. Nessun capo. Nessun responsabile, tutti con lo stesso potere. Eravamo davvero tre moschettieri. Questa è stata la mia prima lezione negli affari”.

Quando René Goscinny con il suo artbook sotto il braccio si presenta allo studio, agli inizi di gennaio del ’49, Charles Stern ha appena abbandonato il gruppo, se n’è andato a lavorare in Europa . Praticamente si è liberato un posto da moschettiere. Come un novello D’Artagnan, René Goscinny diventa in breve tempo il quarto moschettiere.

kurtzman severin goscinny
Da sinistra: Harvey Kurtzman, John Severin e René Goscinny nel 1940

Ecco. Quello con Harvey Kurtzman nel bugigattolo che funge da sede dello studio è il primo dei tre incontri newyorkesi che cambieranno al vita di René.

Goscinny e Kurtzman hanno un bel po’ di cose che li accomunano. Entrambi sono cresciuti immersi nella cultura ebraica, entrambi hanno origine ucraina, entrambi amano divertire gli altri. I genitori di Harvey, David Kurtzman e Edith Sherman, erano ebrei emigrati in America da Odessa dopo la Prima guerra mondiale. Quando suo padre muore (altra cosa che aveva in comune con René: la perdita del padre in giovane età) Harvey ha solo quattro anni. Sua madre, sconvolta e disperata, senza nessuno a sostenerla e ad aiutarla, lascia i due figli in orfanotrofio. Un’esperienza che segnerà Kurtzman profondamente. Tornerà a prenderli più di un anno dopo, quando si sarà risposata con Abraham Perkes, ebreo russo, che sarà per Harvey come un vero e proprio padre. Li porta a vivere in un condominio di Brooklyn, di quelli abitati da immigrati russi, ucraini e italiani. Tra i semi analfabeti che popolano quell’universo i fumetti pubblicati a strisce sui quotidiani sono quasi l’unica lettura. Harvey scopre, ravanando nella pattumiera, letture incredibili.

«La domenica i nostri vicini leggevano svariati quotidiani. Ognuno di questi aveva la sua bella selezione di fumetti. Così ogni lunedì mattina, prima che arrivassero gli spazzini, ravanavo nella spazzatura di tutti i vicini e raccoglievo tesori incredibili. Le tavole domenicali di Tarzan, Popeye e Dick Tracy… e tutto gratis» (citato da Bill Schelly nella sua monumentale biografia dedicata a Kurtzman, pubblicata da Fantagraphics nel 2015, p.23)

Ecco. Quando incontra Goscinny parlano esattamente la stessa lingua. È simpatia immediata. Anche Adele Hasan, la bellissima moglie di Kurtzman, adora il piccolo francese. E tutti lì, nello CWH STUDIO adorano sua mamma, cuoca sopraffina, che li ospita a pranzo e a cena ogni volta che vogliono – e che non hanno i soldi per fare la spesa.

ADELE
Adele Hasan

In crociera

Kurtzman è un vero talento nel trovare lavori. Ne ha preso uno per una serie di libri per bambini per la Kunen Publishing. Sono libri tascabili, di dodici pagine e ogni pagina divisa in tre pezzi di puzzle. L’editore paga bene. Duemila dollari (ventimila dollari attuali). Ce n’è per tutti. Goscinny firma tre volumi e con i soldi guadagnati quella stessa estate si fa una piccola crociera fino a Parigi (già l’abbiamo visto che le ama, le crociere). Durante la navigazione di ritorno verso New York, al bancone del bar della seconda classe, fa il secondo incontro fondamentale: Jean Monmanson, giovane perigordino che ha avuto un’idea geniale, vendere formaggi francesi agli americani. È convinto che farà un sacco di soldi. Deve solo trovare i soldi per l’investimento iniziale. Ovvero, per l’acquisto di non so quante tonnellate di formaggio da far arrivare a New York. In realtà finirà in un altro modo. I suoi formaggi, per i quali aveva investito tutto ciò che aveva, resteranno bloccati in quarantena nei container sui docks del New York Harbor. Quando saranno sdoganati, dentro ai container ci troverà una palude biologica di brulicante vita ai fermenti lattici. Mi immagino tonnellate di formaggio di Dordogna fermentato sotto il caldo estivo del porto di New York che si riversa, viva di vita propria, fuori dai container in cui i formaggi erano stati stivati! Non è improbabile che quest’immagine ispirerà a Goscinny alcune delle pagine più riuscite di Asterix e gli Elvezi. Ma questa, come tante altre che abbiamo già incontrato, è un’altra storia. Torniamo alla nostra.

Da "Asterix e gli elvezi"
Da “Asterix e gli elvezi”

Il fallimento di Monmanson come formaggiaio è ancora di là da venire. Lui e Goscinny, in quel bar su quella nave, diventano amici. Si rivedranno spesso durante l’inverno del ’49. Un giorno Monmanson lo porta a pranzo da un suo amico belga, uno – gli dice – che fa il mestiere che vuoi fare tu e i tuoi amici di Broadway: fa fumetti. Vive a Wilton, nel Connecticut con tutta la famiglia. Nemmeno un’ora di macchina. Vedrai come ci divertiamo.

Goscinny è molto incuriosito. Del fumetto europeo non sa praticamente niente. Vaghi ricordi, forse, di un fumetto chiamato Les Pieds nickelés. Ci va dunque volentieri a conoscere questo Joseph Gillain. E proprio quel giorno, a pranzo, farà il terzo incontro che gli cambia la vita.

// Prosegue fra due settimane…

Leggi gli altri capitoli di Bande à parte. Da Hara-Kiri alle Graphic Novel – storie di fumetti e rivoluzioni marginali.

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